“Occorre preservare natura e ambiente limitando gli arrivi in un luogo unico come San Fruttuoso”. Ad affermarlo Giorgio Fanciulli, direttore dell’area marina protetta di Portofino, nel corso della quarta edizione del Forum ‘Il Turismo in Liguria‘, svoltosi a Santa Margherita Ligure sul tema ‘Turismo e Ambiente: Conflitto o complementarietà‘.
San Fruttuoso è davvero un frammento di Paesaggio nel quale antropizzazione e ambiente naturale convivono. Nel rispetto. Un’insenatura fra Camogli e Portofino, con una piccola spiaggia, un’abbazia del mille, di proprietà del Fai. Su di un lato una chiesa e, più in alto, la Torre dei Doria. Davanti le casette dei pescatori.
“Non perdetevi una visita, almeno una volta nella vita, a San Fruttuoso: dopo gli anni di abbandono e incuria, ora è un luogo magico e mistico, ben tenuto e interessante da visitare. L’interno dell’abbazia è affascinante e ospita mostre tematiche periodiche di vero interesse e ben allestite, oltre all’esposizione dei reperti storici dell’abbazia. La spiaggia, seppur piccola é spesso affollata”, scrive su Tripadvisor Rossana che ci è stata il 30 agosto 2012. Una serie infinita di elogi.
Un luogo insomma dalla riconosciuta bellezza, raggiungibile a piedi dopo una discreta passeggiata oppure per via mare. Insomma tutt’altro che a portata di mano, come si dice. Eppure meta turistica. Molto frequentata. Troppo a detta anche di Fanciulli che aggiunge: “Ho posto il problema degli arrivi massicci in un borgo che non riesce a reggere questa situazione. Rischiamo di mostrare ai visitatori una brutta cartolina e la conseguenza è una pubblicità negativa. Dobbiamo, invece, far sì che i nostri gioielli vengano valorizzati. Non ho una soluzione e non credo la abbia nessuno. Ma bisogna ragionare, tutti insieme, su come si intendano gestire i flussi turistici. Come direttore di un’area marina protetta ho il dovere di tutelare l’ambiente e la natura perché chi si occupa di promozione turistica possa farlo nel migliore dei modi”.
Legittimi i timori. Motivate le preoccupazioni. Quell’angolo di riviera non può essere un agglomerato di persone confuse tra loro. Non può diventare una spiaggia qualunque, invasa da orde di bagnanti assiepati ovunque sia possibile. Su questo pochi dubbi. Da parte di molti. Forse, non di tutti. La possibilità di raggiungere quel luogo incantato e di goderne, liberamente, senza costrizioni, non può trasformarsi nell’alibi per farne un luogo senza più identità. Circostanza che peraltro già si verifica. Anche per la presenza di servizi evidentemente sovradimensionati rispetto ai caratteri spaziali del sito. Più che per la balneazione, per la quale esistono due opzioni, e per il soggiorno, ufficialmente possibile soltanto all’interno della foresteria dell’Abbazia, la scelta si allarga quando si tratta di mangiare. Si va dai tavolini “sotto l’Arco dell’Abbazia”, a quelli “sulla spiaggetta dei Pescatori”, passando per quelli “nel cuore della spiaggia principale” e “a fianco dell’Abbazia” affacciati sul mare e sulla spiaggetta ai piedi del monastero.
Location suggestive per degustare un piatto di pasta fresca con il pesto e una grigliata di crostacei. Motivo di tangibile soddisfazione per le proprietà di quelle attività. Un po’ meno per chi deve preoccuparsi che quella spiaggetta e soprattutto le architetture che la incorniciano non divengano una piazza nella quale mettere in vendita i propri prodotti. Insomma è necessario che chi approdi lì possa trovare confort e servizi, ma l’importante è che essi non finiscano per soffocare le peculiarità fisiche e mentali del sito. Il problema quindi non è solo, se indispensabile, regolare il flusso degli arrivi. Ma, soprattutto, restituire a San Fruttuoso i suoi caratteri distintivi. Quelli che ispirarono probabilmente il IV Canto dei Childe Harold’s Pilgrinage di Byron.
La necessaria sostenibilità di un luogo che altrimenti rischierebbe di essere alienato al turismo, non può giustificare la sua commercializzazione. Come si trattasse di un oggetto. Stabilimenti balneari e ristoranti non possono soffocare l’Abbazia. Trasformata da paesaggio, unico, a scenario suggestivo. San Fruttuoso non può essere omologata, parafrasando Settis, ad “una macchina produttiva di merci e di consumi”. La valorizzazione è un’altra cosa.