La Musica è Lavoro

Enzo Mazza (Fimi): “Le aziende musicali stanno cambiando le proprie strutture: le competenze digitali e social sono le più richieste”

di Silvia Rossi

Quali sono i nuovi scenari e le prospettive future del mercato discografico? Un importante cambiamento probabilmente potrà esserci in seguito all’introduzione del Global Release Day. In più di 45 paesi, tutti i dischi, tra negozi e piattaforme digitali, saranno disponibili agli acquirenti dalle 00.01 del venerdì, consentendo cosi al pubblico mondiale di accedere contemporaneamente alle ultime uscite di singoli e album e intimidendo anche la pirateria.
Il New Music Fridays porterà quindi con sé un decisivo cambiamento: sarà il venerdì, a partire dal 17 luglio, il nuovo giorno di pubblicazione delle classifiche Top Of The Music FIMI/GfK Italia, attualmente divise in 4 categorie: Album (fisico e digitale), Singoli digitali (digitale + streaming) DVD e Compilation (fisico + digitale). La parola digitale ormai sembra essere quella chiave ed è proprio grazie al digitale e allo streaming che ci sono state delle crescite di mercato che promettono una ripresa, lenta ma possibile. Basti pensare che nel primo semestre del 2015 c’è stata una crescita del 23% e che il 37% deriva dal digitale. Abbiamo approfondito l’argomento con Enzo Mazza, consigliere delegato Fimi.

In un momento di grandi cambiamenti come questo come affronta queste metamorfosi una realtà come la vostra?
L’evoluzione tecnologica è imponente. Solo pochi anni fa il download sembrava essere il futuro dell’industria, adesso è lo streaming. Ci sono aziende che dieci anni fa non esistevano e oggi sono i principali clienti dell’industria discografica: Spotify, la stessa Apple, YouTube. Oggi sono player fondamentali. Questo ha costretto le società a modificare completamente la propria struttura, adesso le case discografiche si chiamano music entertainment companies, prima si chiamavano record company. Abbiamo delle strutture aziendali che sono radicalmente cambiate e seguono quelle che sono le evoluzioni.

È curioso come accanto a una rivoluzione digitale cosi veloce ci sia anche un ritorno o una scoperta al vinile. Come vi spiegate questo parallelismo?
Il vinile è un prodotto che è tornato di moda forse anche grazie al digitale. È un suo effetto. Il digitale è comodo, consente di avere a disposizione tutto il contenuto, ma non il prodotto. Il vinile rimane ancora un oggetto di culto. È un paradosso, è vero, ma sono molte i giovani che lo acquistano perché lo hanno scoperto grazie all’amore per la musica che oggi è ovunque, proprio grazie al digitale.

Vedendo la classifica del primo semestre del 2015 troviamo artisti che hanno saputo reinventarsi e aggiornarsi come Jovanotti (è al primo posto) e idoli delle nuove generazioni usciti da talent show (The Kolors al terzo posto). Secondo lei come stanno vivendo gli artisti questa rivoluzione musicale e di mercato?
Sono cambiate tante cose, pochi anni fa l’album era l’elemento centrale, oggi si parla di Playlist. Quindi è una sfida anche creativa. Tutto si muove insieme, ma bisogna avere le capacità per farlo. Alcuni riescono proprio grazie all’apporto delle case discografiche che sono tornate a essere importanti come strumento di supporto. Ogni talento è bene che sia affiancato da strutture professionali perché deve presidiare una dinamica di comunicazione molto vasta, oltre che di distribuzione creativa, e questo richiede oggi anche grandi capacità di adattamento.

E quindi quel 75% in meno di fatturato e di conseguente occupazione nel campo della musica avuto dal 1999 al 2009 oggi è un lontano incubo? Il mercato e l’occupazione sono in crescita?
Le aziende hanno cominciato a cambiare le proprie strutture. Tutta la parte del digitale e del social sta diventando un’area fondamentale nella costruzione dei profili delle aziende. Molti giovani entrano con queste competenze che sono competenze professionali molto sofisticate. Siamo positivi.

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