Il progetto Life Ursus nasce nel 1996, con lo scopo di salvare dall’estinzione l’orso bruno del Brenta.
Dopo uno studio di fattibilità e un’indagine telefonica, condotta come sondaggio d’opinione che ha visto coinvolti circa 1500 abitanti della zona d’immissione con esito favorevole (70% favorevoli), il progetto ha avuto l’avvio con l’immissione nel territorio trentino di 9 esemplari: sei femmine e tre maschi importati dalla Slovenia, che avrebbero avuto il compito di prolificare e mantenere, quindi, la presenza sul territorio alpino trentino. Questi orsi iniziali sono stati fin da subito radiocollarati e tenuti sotto costante controllo. L’approvazione del piano di re-immissione dell’orso bruno nel territorio trentino fu determinato da una giunta retta da un presidente dello stesso partito della giunta attuale, il Patt (Partito autonomista trentino tirolese). Da quel lontano 1996, gli orsi hanno fatto il loro dovere naturale, per il quale erano stati introdotti e, quindi, ora, sono in presenza molto numerosa, si stima in circa 70 esemplari. Ma l’uomo, cosa ha fatto, invece, per imparare a convivere con l’orso? In verità, molto poco.
Molti orsi, la stragrande maggioranza, non sono nemmeno radiocollarati e, quindi, non si sa nemmeno dove esattamente possano essere; inoltre, la parte educativa, formativa e informativa riservata alla popolazione è stata molto trascurata, per non dire del tutto ignorata. Infatti, in questi anni, non si è proceduto a creare percorsi di conoscenza per i cittadini, nelle scuole o in riunioni pubbliche, in merito alle abitudini e alle necessità degli orsi che, di fatto, sono diventati una presenza giudicata ingombrante e pericolosa da molti, visti i recenti fatti di cronaca che hanno evidenziato incontri ravvicinati tra qualche animale e persone circolanti nei boschi.
La politica, in questi anni, ha letteralmente abbandonato a se stesso il progetto, snobbando il fatto che gli orsi sono cresciuti in un territorio fortemente antropizzato, che non era e non è pronto ad una convivenza consapevole con tali animali. Ma cosa si potrebbe fare? Dunque, la giunta provinciale trentina, guarda caso retta da un presidente dello stesso partito che dette l’avvio al progetto, vorrebbe avere le mani libere dallo Stato italiano per poter intervenire in maniera drastica su alcuni esemplari, in particolare su orse-mamme che, incontrando persone nei boschi, hanno manifestato con attacchi, a volte anche molto seri e gravi, la loro volontà di difesa dei piccoli. A scanso di equivoci, dico subito che il problema è serio e sentito dalle popolazioni che abitano e vivono in queste zone, che non si sentono più sicure nei boschi dove da sempre hanno vissuto; per contro, però, non si può pensare di ‘eliminare’ orsi perché esercitano il loro diritto di vita che, a loro volta è stato imposto in questi luoghi dall’uomo stesso.
Soluzioni possibili? Per cominciare si potrebbe predisporre un piano di intervento di installazione di radiocollari su tutti gli esemplari; abbinato a ciò, alcuni tecnici propongono l’avvio di un’App che segnali la presenza di orsi nella zona dove si sta transitando; la tecnologia potrebbe dare una mano a tutelare sia l’uomo che l’orso. Poi, si potrebbe cominciare ad avviare percorsi di informazione nelle scuole per i ragazzini e per i per i loro genitori, spiegando le abitudini di questi animali che, peraltro, solitamente sono molto schivi ed evitano il più possibile il contatto con l’uomo. Infine, sarebbe pure necessario avviare un programma di controllo demografico, semplicemente monitorando le gestazioni annuali e programmando anche interventi diretti su alcuni esemplari, al fine di evitare una prolificazione troppo elevata, che darebbe inevitabilmente origine ad attività di ricerca cibo da parte degli orsi sempre più vicino alle abitazioni, cosa che, di fatto, sta realmente già accadendo.
Insomma, per ora la politica ha dormito ‘sonni da letargo ursino’, ma sarebbe ora che si cominciasse a prendere in mano il problema in maniera scientifica e razionale, programmando interventi tecnici seri e ponderati. Invece che si fa? Si vuole attendere un lasciapassare dallo Stato per poter abbattere alcuni esemplari; una cosa allucinante da parte di una provincia che si professa amica degli animali e ambientalista! E mentre gli orsi tentano di vivere in un ambiente altamente antropizzato, dove sono stati immessi anni fa contro natura, chi deve procedere nelle scelte si chiude ancora nelle stanze ovattate della politica, procrastinando decisioni che potrebbero essere molto semplici e facilmente attuabili. Il tempo passa, il turismo trentino sta cominciando a soffrire di questa situazione di cattiva gestione del progetto, poiché i casi verificatisi sono stati anche gravi, ma certamente potevano essere evitati, prevenendo tali possibili escalations dovute ad uno sviluppo demografico incontrollato.
Chi governa ha l’obbligo di decidere in base alle possibilità fornite dalle leggi vigenti e dalla tecnica disponibile; ma si vuole intervenire o si vuole aspettare un evento tragico per poter scatenare una guerra uomo-orso? Ancora una volta viene dimostrata la superficialità dell’uomo che vuole gestire la vita del pianeta, non sapendo nemmeno come fare a gestire la propria!