“Sicuramente le immagini del nemico non possono essere la causa di una guerra, ma in ogni caso facilitano la marcia”, scriveva Max Frisch. E da lunedì la nostra marcia è sicuramente più sciolta, quasi senza ostacoli. Perché ora è chiaro: il cattivo è lei, Angela Merkel. E’ colpa sua se alla Grecia è stato imposto un accordo vergognoso, se Tsipras ha dovuto inginocchiarsi sui ceci dopo 17 ore di trattative. E’ colpa sua se la Grecia è precipitata in un incubo economico e sociale di cui non si intravede la fine, se l’Eurozona fa acqua da tutte le parti, se il progetto unitario europeo è tornato ad essere solo una grande utopia. E allora avanti, rispolveriamo tutto l’armamentario della propaganda antinazista, baffetti e saluto tedesco, svastiche come se piovesse: al posto delle stelline europee, al centro della bandiera blu, sui tailleur pantone della cancelliera. L’equazione non è mai stata così semplice: crisi = Germania = nazismo.
Se poi, come è successo ieri, la cancelliera in uniforme verde pistacchio fa piangere una bambina palestinese, dicendole che la Germania non puo’ accogliere tutti, perché nei campi profughi in Libano ci sono migliaia e migliaia di palestinesi, allora i sospetti (se ce ne fossero ancora stati) diventano certezze: è lei la regina della notte, sadica e vendicativa. E il suo maldestro tentativo di consolare la ragazzina, accarezzandola sul collo in modo burocratico, non fa altro che confermare la teoria generale. La ‘Mutti der Nation’ (mamma della nazione), che non ha figli propri perché la sua prole è il popolo tedesco, è una donna di ghiaccio la cui ‘Wahrhaftigkeit’ (qualcosa come “amore per la verità”) non si ferma nemmeno davanti alla tragedia di un popolo inerme. Un‘immagine fortissima, dirompente: la piccola profuga, abbandonata come la Grecia, figlia ripudiata dell’Europa. Un video che ha fatto il giro del mondo.
Berlusconi avrebbe preso in braccio la ragazzina, si sarebbe assunto subito “un impegno personale” nei confronti di tutta la sua famiglia, salvo poi fare accordi con il partito delle ruspe e degli affonda-barconi. Renzi si sarebbe fatto un selfie, dichiarando che in cento giorni avrebbe risolto il problema, facendo approvare una riforma al più presto – salvo poi aspettare con ansia lo spegnimento dei riflettori. Angela Merkel no: lei ha detto la verità. Certo, con molto poco tatto, probabilmente con il supporto di consulenti che farebbero bene a tornare presto alla coltivazione della terra, ma ha semplicemente detto la triste verità. E alla fine importa poco se la Germania è il paese europeo che sta accogliendo più rifugiati in termini assoluti (202.815 nel 2014 contro i 64.625 dell’Italia) e relativi (2.513 per ogni milione di abitanti contro i 1.060 dell’Italia).
Importa poco se la Grecia è sull’orlo del baratro anche per colpa dei suoi politici corrotti e di migliaia di cittadini conniventi. Se il problema dell’Euro è in primo luogo la mancanza di una coesione politica in Europa e la fiducia cieca nel monetarismo e nel capitalismo finanziario, condivisa da tutti i leader europei. Alla fine quello che conta sono i sentimenti, le emozioni. E allora avanti con le svastiche, i baffetti, i saluti a braccio teso. Se non ci aiuta a risolvere i problemi, il fatto di avere, di nuovo, un nemico unico e ben identificabile almeno dà alle nostre giornate una ragione valida per essere vissute.