“L’annullamento di una lista non cambierebbe il risultato del voto”. Sono queste le motivazioni della sentenza del Tar del Piemonte che ha di fatto salvato il governatore Sergio Chiamparino. I giudici il 9 luglio scorso hanno ammesso il ricorso sulla regolarità della lista del Pd provinciale di Torino, vincolandola alla querela di falso in sede civile, e hanno invece respinto i ricorsi su altre tre liste, tra cui quella regionale. “Si esclude”, si legge, “che un eventuale annullamento dell’atto di ammissione della lista possa determinare l’annullamento dell’intera competizione elettorale”.
Il Tar spiega che “resterebbe da stabilire se ci sia un possibile ‘effetto perturbatore‘ prodotto sull’esito dell’intera consultazione. Secondo i giudici si tratta “di apprezzare la consistenza dell’indebito perturbamento o dell’illegittima influenza esercitati sulla competizione elettorale dalla presenza della lista”, tale da “alterare in modo non trascurabile la posizione conseguita”. E in questo caso il Tar rileva che anche se i 371.929 voti della lista provinciale di Torino del Pd fossero sottratti alla colazione di Chiamparino “tale operazione non determinerebbe alcuna alterazione dell’esito elettorale” perché resterebbe “uno scarto differenziale ancora parecchio consistente”.