L'operazione Clean Hospital della Guardia di finanza originata da una denuncia di alcuni consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle. Secondo la Guardia di Finanza, i costi della manutenzione sarebbero stati aumentati sopravvalutando il valore delle apparecchiature elettromedicali: "Oltre 2,5 milioni di danno erariale"
Sono sei le persone denunciate dalla Guardia di Finanza di Gallarate (Varese) nell’ambito dell’operazione “Clean Hospital” che ha portato al sequestro di 2,5 milioni di euro. L’indagine, coordinata dalla procura della repubblica di Busto Arsizio, ha preso il via da un esposto presentato un anno fa dai consiglieri regionali di M5S Lombardia Paola Macchi, Silvana Carcano e Eugenio Casalino sulla base di una segnalazione ricevuta da un sindacalista. L’attività investigativa ha permesso di fare luce sul sistema degli appalti per la manutenzione delle apparecchiature elettromedicali dell’Azienda ospedaliera di Gallarate. Dal 2005 l’appalto veniva affidato sempre alla stessa società, la Prima Vera di Domenico Catanese, anche tramite l’interposizione fittizia di un’altra ditta appositamente costituita, la Galileo Technologies, che si è aggiudicata gli appalti a partire dal 2010.
Non solo l’appalto per la manutenzione finiva sempre nelle mani delle stesse società, sostengono gli inquirenti, ma queste avevano messo a punto anche una serie di trucchi contabili tesi a gonfiare il valore degli appalti stessi, con danno economico sia per le casse dell’azienda ospedaliera sia per il sistema sanitario regionale. Si va dalla maggiorazione del valore delle apparecchiature oggetto della convenzione (che avrebbe consentito proventi ingiustificati rispetto all’effettivo valore del servizio effettuato) fino all’inclusione in convenzione di macchinari dismessi o inesistenti.
I militari hanno passato in rassegna le oltre cinquemila apparecchiature di proprietà dell’Azienda Sant’Antonio Abate di Gallarate confluite nel servizio di manutenzione affidato in convenzione attraverso gara pubblica. A fronte di un valore reale di 15,5 milioni di euro, secondo gli inquirenti con la complicità di un dipendente dell’ospedale alle attrezzature ospedaliere era stato attribuito un valore fittizio di 36 milioni di euro, una cifra gonfiata di oltre il doppio. Il valore delle apparecchiature veniva utilizzato come base per il calcolo del canone annuo del servizio di manutenzione. Canone che è raddoppiato di pari passo, generando (per il solo periodo 2010 – 2014) un profitto di 2 miloni e 547 mila euro. Il tutto a danno delle casse pubbliche, sottolinea la Finanza.
Tra i sei denunciati ci sono due dipendenti pubblici che svolgevano il ruolo di responsabile unico del procedimento negli ospedali di Gallarate e Torino e 4 tra presidenti e dirigenti d’azienda. Tutti sono accusati a vario titolo di reati che vanno dall’abuso d’ufficio al falso, passando per turbata libertà degli incanti, la truffa aggravata ai danni dello Stato o di altro Ente pubblico e il subappalto non autorizzato di opera pubblica. Della vicenda è stata informata anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione, nonchè la Corte dei Conti.
Gli uomini della Guardia di Finanza di Gallarate hanno accertato che le stesse procedure relative al convenzionamento delle strutture ospedaliere sono state applicate anche in altre realtà. Le stesse aziende oggetto dell’inchiesta, nel medesimo periodo, hanno ottenuto un appalto da 3,5 milioni di euro dall’Asl Torino 1. Motivo per cui gli atti verranno trasmessi al’autorità giudiziaria del capoluogo piemontese.