Ci risiamo. Continua in Sardegna lo scandalo Sindacopoli. Una nuova indagine portata avanti dalla Procura della Repubblica di Oristano, nell’ambito dell’operazione ‘Hazzard’, vede coinvolti amministratori e tecnici in un giro di appalti pubblici pilotati. Sono finiti agli arresti domiciliari il sindaco di Borore (Nuoro), Salvatore Ghisu e l’ex sindaco di Noragugume, Michele Corda. Indagati altri amministratori tra i quali il sindaco di Nughedu Santa Vittoria. Nell’indagine, assieme ad altre 12 persone tra amministratori comunali e liberi professionisti, è coinvolto anche un tecnico del Comune di Borore nei confronti del quale è stato disposto il divieto di dimora nel paese.
L’indagine è legata ai fatti che lo scorso aprile avevano portato in carcere e agli arresti domiciliari diversi sindaci e professionisti della Barbagia e del Cagliaritano per un giro di presunti appalti pubblici pilotati. Questa la cronaca.
Ancora una volta emerge con chiarezza la “facilità” nei piccoli Comuni con la quale viene gestita la Cosa pubblica: oramai certi Comuni, e i più piccoli sembrano essere ancora più colpiti, vengono gestiti in forma prettamente privata. L’ente comunale viene utilizzato come ufficio imprenditoriale personale dell’amministratore di turno con la completa complicità dei vari tecnici comunali. I controlli in questi piccoli Enti sono rari e scarsi. Solo grazie a qualche ottimo Procuratore della Repubblica ogni tanto arriva un leggero maestrale di pulizia.
Ma la situazione in queste piccole realtà è molto preoccupante, il sentore diffuso è quello di una gestione dell’Istituzione in una specie di forma “familiare”. Un Paese a gestione familiare.
Basta farsi un giro e conoscere qualche Comune della zona per trovare anomalie evidenti e tanto spudorate da sembrare impossibili. Vi potrà capitare di trovare sindaci che amministrano con cugini, zii e parenti vari. Tutti con ruoli importanti e diversi all’interno della macchina amministrativa comunale, tecnici comunali che hanno poteri e responsabilità enormi che fanno anche lavori privati, conflitti d’interesse talmente eclatanti da non essere più scindibili. Soldi spesi per scopi prettamente privati e di esclusiva propaganda, clientelismo diffuso e spinto da indebitare piccoli Comuni con mutui e vendite di patrimonio pubblico, sindaci con locali e concessioni in tutto il Paese che chiudono e privatizzano strade comunali, soldi pubblici che vengono utilizzati esclusivamente per abbellire la zona ove il sindaco ha la propria attività commerciale, tecnici comunali che vivono di tangenti come se nulla fosse.
Insomma un quadro generale che tutti conoscono da vicino ma che in certe zone è ormai consuetudine talmente consolidata da sembrare anche tutto lecito. Poi però ogni tanto qualche organo delle istituzioni fa il suo dovere e riporta questi fatti nella loro giusta natura: reati. Sì, perché è forse utile ricordarlo. Usare il proprio ruolo pubblico e politico per fini privati è un reato: è un illecito penale. Così come per i tecnici comunali che non svolgono il loro ruolo pubblico ma lo utilizzano per specularci sopra in vari modi.
Ci sono piccoli paesi dove tutto l’Ente Comunale viene gestito in un’unica direzione, dove tutto ha un tornaconto personale per gli amici degli amici. Fiumi di denaro pubblico speso con disinvoltura ed inquietante semplicità. E se tu guardi lucidamente quello che accade ti sembra di vivere in un mondo irreale ed al contrario. Non osate in questi luoghi contestare certi fatti o sollevare dubbi: sareste visti come persone invidiose e cattive, nei Paesi a gestione familiare non è ben vista la “critica”.
Insomma cari miei, si ruba ai livelli alti ma i ladroni che si annidano nei piccoli centri molte volte si ingrassano liberamente proprio nelle piccole realtà. E si ingrassano talmente tanto che molto spesso poi te li ritrovi sempre più a vertici delle varie Istituzioni. Sindacopoli continua.