Alla vigilia della prima udienza, l'ex nunzio è stato ricoverato in ospedale. Dalla Santa Sede parlavano di terapia intensiva, ma in realtà l'ex arcivescovo era arrivato in stato confusionale (pare per un mix di alcol e farmaci) e dimesso dopo tre giorni. Secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, Papa Francesco è molto irritato per lo stop. E c'è chi tra i corridoi di San Pietro parla della lobby polacca come mandante dei rinvii
Il “mistero Wesolowski” si infittisce. Chi c’è dietro la brusca frenata del processo penale vaticano che vede per la prima volta un ex nunzio ed ex arcivescovo alla sbarra per pedofilia e pedopornografia? Ilfattoquotidiano.it ha raccolto tutte le indiscrezioni sulla situazione attuale di Jozef Wesolowski. L’ex nunzio è stato ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma, il “Vaticano III” secondo la celebre espressione di Karol Wojtyla, nel pomeriggio del 10 luglio 2015, vigilia dell’apertura del processo penale in cui era imputato con ben cinque capi di accusa: detenzione di materiale pedopornografico; pedofilia, in un caso in concorso con il suo assistente ed amante, l’ex diacono Francisco Occi Reyes; ricettazione di materiale pedopornografico; lesioni gravi alle sue vittime adolescenti; condotta che offende la religione e la morale cristiana per aver visitato siti pornografici.
Al Gemelli, raccontano a ilfattoquotidiano.it, Wesolowski è arrivato in stato confusionale a seguito dell’assunzione di farmaci e alcol ed è stato tenuto in osservazione per un banale calo pressorio. Non è mai stato in terapia intensiva, come invece dichiarato dal Vaticano, né in rianimazione, né in codice rosso. Dopo appena tre giorni di ricovero, il 13 luglio 2015 l’ex nunzio avrebbe lasciato l’ospedale e sarebbe tornato in Vaticano nella stanza numero 5 del Collegio dei Penitenzieri, di fronte Casa Santa Marta, la residenza di Papa Francesco. La Santa Sede continua a smentire e a sostenere che Wesolowski sarebbe ancora ricoverato in terapia intensiva.
Si racconta di un Papa Francesco abbastanza irritato, al rientro dal viaggio in America Latina, per la brusca frenata al primo processo penale vaticano per pedofilia e pedopornografia. Quest’ultimo reato introdotto proprio da Bergoglio subito dopo la sua elezione. L’ipotesi più accreditata nei sacri palazzi è che la “lobby polacca” voglia evitare il processo penale vaticano nel quale l’ex nunzio, già ridotto allo stato laicale nel processo canonico di primo grado, rischia una condanna fino a 10 anni. Wesolowski, infatti, è stato ordinato prete dall’allora cardinale arcivescovo di Cracovia Wojtyla il 21 maggio 1972, e poi arcivescovo da san Giovanni Paolo II nella Basilica Vaticana il 6 gennaio 2000.
Il processo contro l’ex nunzio si potrebbe chiudere rapidamente perché il pm vaticano, Gian Piero Milano, che è coadiuvato da Alessandro Diddi e Roberto Zannotti, ha raccolto tantissime testimonianze delle vittime di Wesolowski. A esse si aggiungono gli oltre 100mila file con foto e video a sfondo sessuale, a cui si aggiungono più di 45mila immagini hard cancellate che sono stati trovati nel pc dell’ex arcivescovo dalla perizia informatica. Il Papa era stato chiaro: “Sulla pedofilia tolleranza zero”, “non ci saranno figli di papà”. E, infatti, aveva voluto che Wesolowski fosse arrestato. Ora Bergoglio vuole che il processo riparta al più presto e non è disposto a tollerare nessun sabotaggio.
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