A stabilirlo è una norma ad hoc inserita nel decreto sull'internalizzazione delle imprese. Possono accedere all'incentivo, che prevede una riduzione dell'imponibile per cinque anni, tutti i lavoratori che risiedono all'estero da prima del 2010, svolgono la loro attività prevalentemente nella Penisola e hanno la laurea e un'alta specializzazione
E’ in arrivo un bonus fiscale per il rientro in Italia dei “cervelli”, cioè i lavoratori altamente qualificati che risiedono all’estero. Il Consiglio dei ministri, recependo un’indicazione del Parlamento, ha introdotto una norma ad hoc nel decreto delegato sull’internazionalizzazione delle imprese, tornato sul tavolto del governo per la seconda lettura venerdì 17 luglio. L’incentivo consiste in una riduzione del 30% per cinque anni del reddito imponibile, riconosciuta a tutti quei lavoratori che negli ultimi 5 anni siano stati residenti fuori dai confini nazionali, svolgano la loro attività prevalentemente nella Penisola e rivestano una qualifica per la quale sia richiesta la laurea e un’alta specializzazione.
Lo sgravio, inserito nel decreto che punta a a ridurre i vincoli alle operazioni transfrontaliere e creare un quadro normativo più certo per gli investitori, ha l’obiettivo di incentivare a livello fiscale il rientro degli italiani che, magari formati nelle nostre università, sono andati poi a lavorare all’estero “impoverendo” il Paese del proprio capitale umano.
In realtà non si tratta del primo provvedimento di questo tipo: la lotta contro la fuga dei cervelli va avanti da anni, ma non ha mai avuto successo nell’invertire una tendenza acuita dalla crisi economica. Una delle prime norme per incentivare il rientro risale al 2010 ed è stata prorogata nell’ultimo decreto Milleproroghe per i prossimi due anni. Stavolta però lo sconto è più esteso e si indirizza in modo particolare ai lavoratori altamente qualificati, mentre quelli in vigore dal 2010 sono destinati anche agli studenti che hanno conseguito la laurea all’estero.