Un cambio al piano particolareggiato del quartiere e le partite interne del Latina Calcio sono appese a un filo. Un pasticcio in piena regola, risalente a un anno fa, ma scoperto solo a metà giugno da un consigliere comunale del Pd, ha mandato in tilt i lavori in corso per l’ampliamento dello stadio Francioni, obbligato a mettersi in regola con le nuove direttive della Federcalcio. Perché, a causa del cambio di destinazione d’uso dei terreni su cui sorge lo stadio, passati da verde attrezzato a verde pubblico, le tre nuove tribune amovibili non possono essere realizzate. E l’impianto, grazie a un lavoro urgente nella fascia-cuscinetto tra gli spalti destinati ai tifosi ospiti e di casa, è appena 3 posti sopra il minimo per giocare in deroga la stagione sportiva 2015/16 (5500 spettatori). Nel frattempo però, durante i lavori di ristrutturazione poi bloccati, era stata abbattuto il parapetto di una tribuna che andrebbe ripristinato con urgenza.
Tutto inizia il 30 luglio 2014, quando la conferenza dei servizi dà avvio al procedimento per l’ampliamento dello stadio con la realizzazione di una nuova gradinata che permetta di raggiungere i 10mila posti, necessari per la cadetteria secondo le regole dettate dalla Figc. In quel momento, secondo il piano particolareggiato del quartiere R3, il Francioni è in una zona catalogata come “verde attrezzato”. Si può costruire, quindi. “Ma appena una settimana dopo la giunta comunale, guidata dall’ex sindaco Giovanni Di Giorgi (che, contattato, con ha voluto parlare con IlFattoQuotidiano.it, ndr), rivede il piano particolareggiato del quartiere cambiando la destinazione d’uso in verde pubblico”, denuncia ora il consigliere comunale del Pd Giorgio De Marchis. Perché? “E’ stata una manovra necessaria per permettere il passaggio di altri spazi da verde pubblico a terreni edificabili – spiega – senza la modifica dell’area del Francioni gli standard di verde pubblico sarebbero scesi sotto la soglia minima prevista dal piano regolatore generale. Da qualche parte dovevano essere recuperati per lasciare invariato il Prg, evitando così esposizione mediatica e un lungo dibattito in Consiglio comunale”.
In sostanza, la giunta di centrodestra recupera grazie ai terreni dello stadio “verde pubblico” per trasformare in terreni edificabili lotti sui quali prima non sarebbe stato possibile colare cemento. E in effetti negli scorsi mesi alcuni lotti sono stati rapidamente aggiudicati. Come quello di via Quarto, dove è stata concessa l’autorizzazione per la costruzione di un nuovo complesso edilizio, poi revocata per un errore amministrativo. “E quei terreni sono sotto sequestro e c’è un’indagine della magistratura”, aggiunge De Marchis, che dopo aver sollevato il caso dello stadio il 13 giugno è stato anche minacciato dagli ultras del Latina perché ritenuto il “colpevole” del possibile esilio della squadra.
“Una visione miope, sono anche un tifoso – continua il consigliere – ho solo voluto capire se tutto fosse in regola a pochi giorni dall’inizio dei lavori, visto che già il settore ospiti del Francioni è stato sequestrato per problemi con il collaudo”. I tifosi sono anche scesi in strada, accompagnati anche dallo scrittore Antonio Pennacchi, anche lui contro De Marchis pur senza nominarlo: “Ci sono imbecilli in Consiglio comunale, perché se lo sapevano da prima avrebbero fatto bene a dirlo subito. Se l’hanno scoperto solo ora, sarebbe interessante capire chi glielo ha detto. Minare la solidità del Latina Calcio significa distruggere uno dei pochi asset produttivi della città. È da folli dargli contro per minime logiche politiche”.
Un polverone, prima mediatico e poi giudiziario. Gli atti relativi allo stadio sono infatti stati acquisiti dai carabinieri e la procura di Latina ha aperto un fascicolo. E i dirigenti comunali hanno sospeso i lavori in autotutela. Con il sindaco sfiduciato congiuntamente da Pd e Forza Italia lo scorso 4 giugno, la patata bollente dello stadio è ora nelle mani del commissario straordinario Giacomo Barbato. Le vie di fuga a disposizione sono due: un nuovo cambio di destinazione d’uso, che però altererebbe la conformità urbanistica di tutto il quartiere, o l’approvazione di una variante al piano regolatore, sul quale sarebbe poi chiamata a esprimersi la Regione Lazio. Ma dalle stanze del commissario non filtra una particolare inclinazione a norme salva-tutti. E se la magistratura dovesse decidere di sequestrare il Francioni o non dovesse essere ripristinato il parapetto a protezione della gradinata il Latina Calcio dovrà preparare le valigie.