“Il 25 agosto 1992, poco dopo la mezzanotte, dalle colline che circondano la città, i serbi spararono; le prime bombe incendiarie furono lanciate sulla Vijećnica. La Biblioteca Nazionale fu bersagliata dai cannoni per tre intere giornate. L’accuratezza dei lanci non lasciava dubbi sul fatto che il bersaglio fosse proprio la Vijećnica. Su vigili del fuoco, coraggiosi bibliotecari e volontari che formarono una catena umana nel tentativo di salvare i libri, sparavano i cecchini o le antiaeree”.

Azra NuhefendićL’articolo-racconto sulla Vijećnica, la Biblioteca Nazionale di Sarajevo, è uno dei più toccanti del breve, essenziale, bellissimo ‘Le stelle che stanno giù, della giornalista bosniaca Azra Nuhefendić (Edizioni Spartaco; Prefazione di Paolo Mastroianni), che grazie al suo stile limpido e pulito riesce a ricostruire pagine drammatiche del conflitto che ha lacerato la ex Jugoslavia negli anni ’90, e che è capace di rievocare il prima, gli anni orgogliosi e felici della Federazione voluta da Tito, di immergere il lettore in un piccolo mondo antico, nei suoi controsensi, nelle sue speranze, nelle sue gioie quotidiane.

Quelli che compongono il libro sono diciotto cronache, in gran parte inedite, formidabili reportage che narrano pezzi di vita di un Paese scomparso (la Jugoslavia) e di un Paese che presto potrebbe scomparire (la Bosnia Erzegovina), mescolando l’esperienza personale, la storia ufficiale, i ricordi, i miti, i pregiudizi e gli stereotipi.

“Tutta la città era ricoperta di pezzi di carta bruciata. Volavano in aria le pagine fragili di carta bruciata, cadendo giù come neve nera. Afferrandola, per un attimo era possibile leggere un frammento di testo, che un istante dopo si trasformava davanti ai tuoi occhi in cenere”.

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