"Credo che questa mostra sia costruita con grande amore - commenta Rosita Missoni - È un percorso approfondito della storia del nostro marchio che ha qui le sue radici. Gallarate è stato il nostro punto di partenza. È qui che abbiamo capito ciò che avremmo fatto". Il percorso espositivo è piuttosto articolato e diviso in cinque sezioni
Il colore come mezzo di comunicazione. La moda come forma d’arte. Sono queste le chiavi di lettura di “Missoni, l’arte, il colore“, l’esposizione che celebra la creatività e l’imprenditorialità di una delle più conosciute maison italiane. Organizzata dal Museo MaGa di Gallarate e curata da Luciano Caramel, Luca Missoni e Emma Zanella, la mostra è un inno alla genialità di Vittorio Missoni e alla sua capacità di farsi portavoce del made in Italy attraverso un dialogo costante con l’arte moderna e contemporanea, così spesso riprese nelle creazioni dello stilista.
“Credo che questa mostra sia costruita con grande amore – commenta Rosita Missoni – È un percorso approfondito della storia del nostro marchio che ha qui le sue radici. Gallarate è stato il nostro punto di partenza. È qui che abbiamo capito ciò che avremmo fatto”. Il percorso espositivo è piuttosto articolato e diviso in cinque sezioni a seconda dei diversi registri narrativi che caratterizzano la genialità della famiglia Missoni. Tutto ha inizio con una video-installazione di Ali Kazma, intitolata “Casa di Moda“, che racconta il connubio tra l’aspetto artigianale e il design, fra tradizione e innovazione, manualità e tecnologia.
Si prosegue con la sezione “Radici“, in cui sono esposte una serie di opere che hanno influenzato e ispirato il lavoro e la creatività di Ottavio Missoni, da Kandinsky a Severini, senza dimenticare Klee, artista “fondamentale per la comprensione della complessa cultura e pratica pittorica di Missoni”. La terza sezione è dedicata alle installazioni di Luca Missoni e Angelo Jelmini, volte a coinvolgere il visitatore nello studio del colore, della materia e della forma, uniti e plasmati secondo una rigorosa e personale ricerca estetica, tipica della moda di Missoni.
Dalla teoria alla pratica, ci si ritrova di fronte a oltre cento abiti, in una scala appositamente cromatica che ripercorre tutta la storia della maison. Una storia che ha avuto inizio con una piccola bottega e tanta voglia di fare, come racconta Rosita Missoni: “I nostri primi cento vestiti, che abbiamo dato alla Rinascente sono stati fatti nella prima bottega che abbiamo aperto qui. Loro ci avevano dato una vetrina con 18 abiti, tutti coloratissimi. Il vetrinista scelse di posizionare i manichini in modo che dessero l’idea che stavano giocando a mosca cieca, con i fazzoletti sugli occhi. Io e Ottavio andavamo spesso la sera a vedere la vetrina e una di queste abbiamo incrociato un passante che ovviamente non sapeva chi eravamo e ha commentato, in dialetto, “per fortuna che gli han messo la benda”. Da qui è partito tutto. Solo dopo ci siamo trasferiti a Sumirago“.
Il percorso espositivo continua con la sezione “Dialoghi“, in omaggio al legame tra l’attività creativa dei Missoni con la cultura visiva italiana, specie tra gli anni Cinquanta e Ottanta.
La mostra si chiude con una grande sala dedicata agli arazzi, che Ottavio a partire dagli anni Settanta elegge come esclusiva tecnica di espressione artistica, in quanto capaci di rappresentare e racchiudere i concetti e gli interessi trasversali di moda e arte.
L’esposizione rimarrà aperta fino all’8 novembre.