C’è questo libro, appena uscito per DeriveApprodi, si chiama St. Pauli siamo noi, scritto da Marco Petroni, la presentazione è avvenuta a Roma poco tempo fa, nella magnifica libreria Hellnation Store, sulla Nomentana, e ora vi racconterò la bellissima serata, fatta di passione e dibattito, spunti e linee di demarcazione netta, solchi profondi, per capire da che parte stare. Parentesi: la libreria è diventata di recente anche, a sua volta, una casa editrice, i nomi di Roberto Gagliardi e Cristiano Armati che ci lavorano dentro sono una garanzia. Il libro Ultrà, le sottoculture giovanili negli stadi d’Europa, scritto da Valerio Marchi (il fondatore della Libreria Internazionale di San Lorenzo, ed esponente di spicco del movimento skinhead), è il primo uscito per loro, ed è un testo molto prezioso, illuminante: traccia con la cura del dettaglio e grande sapienza, tutti i momenti più importanti, di svolta storica, in cui sono avvenute i cambiamenti di pensiero radicale, accompagnando il lettore alla conoscenza dei fenomeni di aggregazione giovanili e di cellule eversive di un sistema sempre poco propenso alla comprensione, e comunque addomesticato dalla televisione. Parla di contestazioni e punk, di scontri e boot-by, di hooligans e modello tedesco. Come dire: il calcio è solo un modo per raccontare il mondo.
A proposito del modello tedesco, è anche di questo che si è parlato nel racconto delle vicende del St. Pauli, un modello troppo spesso preso come esempio in una maniera sbagliata, come fosse ormai solo una moda, un riferimento a cui ambire, senza saperne nulla. Così come il St. Pauli stesso, che in tutto il mondo è riconosciuto come il gruppo di tifosi di calcio che ha rivoluzionato il calcio, ma che in pochi conoscono veramente. L’altro autore presente era Nicolò Rondinelli (ha scritto Ribelli Sociali e Romantici), e ha raccontato molto bene il calcio come mezzo per un cambiamento politico della società, come forma di ribellione ma anche aggregazione, come dialogo e sostegno, che si oppone al pensiero dominante e imposto dall’alto. Cellule eversive. E nella storia del St. Pauli, anche, c’è tutto questo.
Come racconta Petroni, nel quartiere di St. Pauli ad Amburgo, dopo le numerose occupazioni degli anni’ 70 e le ripetute tensioni con la polizia che ne seguirono, i seggiolini del Millerntor, lo storico stadio casalingo inaugurato nel 1961, si riempirono di punk e autonomi che da subito basarono la loro concezione di tifo su tematiche come l’antifascismo, l’anti-omofobia e l’antirazzismo. Lo scontro tra questi ultimi e i neonazisti di tutta la Germania, negli anni a seguire, fu inevitabile. Da quel momento, anche se la squadra ebbe una storia calcistica abbastanza travagliata caratterizzata da continue retrocessioni e conti in rosso, i tifosi locali diventarono molto famosi per i loro ideali fuori dal coro e poiché sostenevano continuamente, a prescindere dal risultato, i ragazzi che scendevano in campo. Gli stessi supporter riuscirono a bloccare, tramite varie iniziative, alcune decisioni prese nei piani alti della dirigenza del club che volevano vendere il St. Pauli all’ideologia capitalista. Per non far arrivare lo stesso St. Pauli al livello di squadre blasonate e vincenti quali Bayern Monaco e Borussia Dortmund, loro no, non volevano. Per rimarcare ancor di più il loro spirito ribelle, i tifosi, decisero che il loro simbolo per eccellenza diventasse il Jolly Roger: la testa di uno scheletro umano con, alla base, due ossa messe a croce decussata; è lo stemma che si vede su ogni bandiera pirata. Il simbolo della natura proletaria del club calcistico, il quartiere è quello del porto.
Le storie che si raccontano intorno al St. Pauli sono molto affascinanti, così come i cori, le battaglie, le vicende dei punk e degli autonomi per le strade di Amburgo. Il libro le racconta tutte. In momento come questo in cui allo stadio Olimpico di Roma stanno dividendo le curve in settori e spicchi, forse vale la pena capire meglio cosa sia realmente il modello tedesco. Mi è capitato di recente di incontrare Irvine Welsh, e di intervistarlo a lungo, alla fine abbiamo finito per parlare del St. Pauli. Pure lui è tifoso del St. Pauli. Così, per dire.