Diritti

Minori fuori famiglia, le ong: ‘Nel Jobs Act inserire norme per inclusione lavorativa’

Le principali associazioni nazionali che si occupano di disagio giovanile scrivono al governo chiedendo interventi ad hoc per i 18enni che escono dai percorsi di accoglienza: sgravi alle aziende che li assumono, garanzie per prestiti a tasso zero, tirocini dedicati e borse di studio. "Con questi interventi ci saranno ritorni economici pari a 150 milioni di euro nei prossimi dieci anni"

Inserire nei decreti attuativi del Jobs Act misure ad hoc per l’inclusione lavorativa dei ragazzi che, compiuti i 18 anni, escono dalle comunità di accoglienza per minori o dall’affido. A chiederlo al governo Renzi è un gruppo di onlus che rappresenta circa 500 associazioni attive nell’assistenza all’infanzia e all’adolescenza “difficile”. Ogni anno sono circa 3mila i neomaggiorenni che concludono il percorso di accoglienza, calcolano l’associazione Agevolando, Fondazione Domus de Luna, Terra dei piccoli onlus e le ong firmatarie dell’appello per l’accoglienza dei minori fuori famiglia. I due terzi non rientrano nella famiglia di origine e rischiano l’esclusione sociale a causa dell’assenza di interventi di supporto e accompagnamento verso l’autonomia lavorativa, abitativa ed economica.

Di qui la richiesta di “valorizzare” questo patrimonio prevedendo per prima cosa un sistema integrato di politiche attive del lavoro, sgravi aggiuntivi per le aziende che assumono ragazzi provenienti dalle comunità e “esenzione dalla fiscalità” per le nuove attività che li impiegano. In più sarebbe “utile promuovere il riconoscimento di tirocini, borse di studio e prestiti a loro dedicati”. La proposta è che il governo si faccia garante di prestiti triennali a tasso zero fino a 10mila euro per ogni giovane che ne faccia richiesta presentando un adeguato progetto di investimento. Per quanto riguarda le borse di studio, la dotazione dovrebbe essere di almeno 3mila euro l’anno, a cui aggiungere l’esenzione dal pagamento delle tasse universitarie almeno per i primi tre anni e la fornitura gratuita dei libri. I decreti attuativi della riforma del lavoro dovrebbero poi riconoscere la possibilità di tirocini dedicati che non rientrino nelle quote stabilite dalla legge.

Secondo i firmatari del documento tutti questi interventi, “se applicati stabilmente, produrranno ritorni economici nel corso dei prossimi dieci anni: circa 150 milioni di euro derivanti da reddito da lavoro e da minori interventi assistenziali diretti e indiretti”.

In Italia, secondo i dati riportati dal documento delle associazioni, le famiglie di origine interessate dagli allontanamenti risultano essere 19.500. L’1% dei bambini allontanati è orfano di entrambi i genitori, mentre il 56% proviene da una famiglia in cui sono presenti entrambi e poco più dell’11% da un nucleo composto da un solo genitore, prevalentemente la madre. Le principali motivazioni dell’allontanamento di un minorenne dal proprio nucleo familiare sono l’inadeguatezza genitoriale (37%), la dipendenza di uno o entrambi i genitori (9%), problemi relazionali all’interno della famiglia (8%), maltrattamenti e incuria (8%) e problemi sanitari di uno o entrambi i genitori nel 6 per cento dei casi.