Mafie

Camorra, monopolio sui camion della frutta. E il pizzo lo pagano i consumatori

Nelle intercettazioni dell'inchiesta che ha portato a venti arresti, incentrata sull'ortomercato di Fondi, emerge il controllo camorristico sul trasporto di frutta e verdura, in accordo con Cosa nostra catanese: "Se non paghi di più i tuoi bancali non li carico". Gli inquirenti stimano una stecca del 5% sul valore del venduto. Una tassa criminale che pesa sul prezzo finale

Da Brescia a Bologna, da Avezzano a Palermo. E’ la logistica dei clan, una rete di camion, mediatori, trasportatori, uomini di affari e semplici caricatori. Con al centro il Mercato ortofrutticolo di Fondi e – in epoca più recente – il centro ortofrutticolo di Giugliano, in provincia di Napoli. Un monopolio del trasporto di frutta e verdura, dal pachino della piana di Ragusa fino ai funghi commercializzati nel centro del sud pontino, spartito tra il cartello dei casalesi e il clan Mallardo, che poteva contare su un patto con la Cosa nostra catanese, pronta lasciare spazio ai campani.

Gli investigatori del centro di Roma della Dia non hanno mai mollato l’osso. Già nel 2010  – con l’operazione sud pontino – l’antimafia aveva scoperchiato il business in mano alle famiglie Pagano e D’Alterio, gruppo che gestiva il monopolio dei trasporti del Mof di Fondi. Anni di intercettazioni, partite nel 2005 e poi proseguite – fino a qualche mese fa – anche dopo gli arresti e le prime sentenze di condanna hanno dimostrato come le mani della camorra sulla frutta e la verdura siano da sempre ben salde. Il gruppo colpito cinque anni fa non aveva abbandonato l’obiettivo del controllo dei trasporti, riuscendo – già qualche mese dopo gli arresti del 2010 – a ricontattare i clienti, riprendendo in mano gli automezzi sequestrati.Video di Fabio Capasso

“Non vuoi pagare? Niente trasporto”. Per garantirsi i clienti le famiglie di camorra usavano un metodo sicuro. Chi non accettava il prezzo imposto per i bancali di frutta e verdura, rimaneva con la merce in magazzino, rischiando di perdere tutto. In una conversazione telefonica del settembre 2012, intercettata dalla Dia, tra Luigi Terracciano – già arrestato nel 2010 – e il figlio del commerciante catanese di frutta Sangari, il metodo appare chiaro:

TERRACCIANO: … si buongiorno
SANGARI: buongiorno
TERRACCIANO: ,.. chi è? Il ragioniere chi è?
SANGARI: no, no io sono Francesco il figlio di SANGARI
TERRACClANO: . Francesco, ma i bancali da Napoli sono sessanta euro, da Avezzano sono settanta euro no sessanta …
SANGARI: allora ascolta, ascolta io li ho pagati sempre sessanta euro cinquantacinque li pago da Napoli e sessanta da Avezzano … ma sempre li ho pagati tanto… non è che…
TERRACCIANO: no dico tu paghi cinquantacinque da Napoli e sessanta .., allora quelli che pagano sessanta da Napoli e settanta da Avezzano sono più fessi o sono più stronzi (…)
TERRACCIANO: Francè allora ti pigli collera se la prossima volta che mi chiamano i bancali non li carico?
SANGARI: …fai come vuoi .., io settanta euro non te.li pago perché … inc …
TERRACCIANO: .., no, io ti sto dicendo, io ti sto dicendo, siccome tu non li paghi con … con coso un po’ .., già particolare, io ti ho detto tu ti offendi se la prossima volta che mi chiama la FONTAMARA non li carico i bancali?
SANGARI: eh … mai io mica posso comandare sui tuoi camion se li vuoi comandare li mandi se no niente qual è il problema …
TERRACCIANO: … e io questo ti sto dicendo … siccome tu comandi …
SANGARI: e io … e io ti sto rispondendo… e io ti sto rispondendo

(…)

TERRACClANO: Gigi tu comandi e io sono fesso giusto? Perché noi poi … inc … tre euro e ottanta siamo stronzi e stiamo a posto … ti sto chiedendo il permesso a te tu ti offendi se io non li carico?
SANGARI: e allora ascolta, i bancali settanta non li … io li posso pagare sessantacinque i bancali … con tutto ciò che li pago sessanta i bancali va … sessantacinque …
TERRACCIANO: E pagali sessantacinque … io ti sto dicendo mica sei offeso se uno non li carica i bancali?

Il prezzo praticato includeva la “stecca” per i clan, secondo gli investigatori, che hanno contestato ad alcuni indagati l’aver imposto una tangente del 5% del valore delle merci vendute. Cifra che si aggiungeva ai profitti sui trasporti, che avvenivano utlizzando società legate ai clan.

Fondi rimane uno snodo centrale. Ma l’obiettivo che i casalesi si ponevano era ancora più ambizioso. Puntavano a sbarcare a Roma, conquistando il controllo sul commercio di frutta e verdura e acquisendo magazzini e locali. L’asse della logistica che dai campi della Campania arriva nei supermercati romani partiva dall’area di Mondragone, tradizionalmente controllata dal clan La Torre – divenuto ex clan La Torre in epoca più recente – famiglia alleata al cartello dei casalesi.