“Ho vissuto momenti drammatici, come un lebbroso, avevo persino paura di uscire, di guardare in faccia la gente. Quel giorno, che non ricordo neppure qual è perché non so che giorno è oggi, fino alle ore 17.00, cioè fino a quando non sono uscite le comunicazioni della Procura, stavo meditando di ammazzarmi. Anzi, pensavo solo al modo in cui mi potevo ammazzare“. Sono le parole del presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ai microfoni di Sky Tg24. E si difende strenuamente dopo le polemiche sull’intercettazione della sua conversazione telefonica con il medico Matteo Tutino. Il politico dichiara: “Non mi dimetto. Non si può crocifiggere un uomo senza nessun motivo. Sono io che chiedo la verità. E dico:’Basta’. Voglio che gli italiani sappiano la verità. Se sono responsabile di qualcosa, di qualche leggerezza, non di complicità sicuramente, io pagherò. Ma non posso pagare da innocente. Mi batterò per questa verità, per sconfiggere quel disegno che vuole riconsegnare alla mafia e ai gruppi mafiosi il Paese e la Sicilia”. E aggiunge: “Io sono un combattente, un militante vero della lotta alla mafia. E morirò sul campo di battaglia. Non verrò seppellito da una montagna di fango che non mi appartiene e che restituisco ai volgari individui che l’hanno concepita. E a loro si sta ritorcendo contro, perché la verità, ora dopo ora, viene a galla e si scopre che c’è un complotto, una congiura per far dimettere Crocetta”