Dal caso Humanitas, alla morte della piccola Nicole, dalle dimissioni annunciate a febbraio a quelle irrevocabili di pochi giorni fa, fino al giallo dell'intercettazione di Tutino: ecce perché la figlia del magistrato ucciso in via d'Amelio ha deciso di fare un passo indietro a causa di "prevalenti ragioni di ordine etico e morale". Sullo sfondo "il malaffare" della sanità siciliana
Prima del caso Tutino, prima del giallo dell’intercettazione, prima di quella lettera lapidaria, Lucia Borsellino aveva già annunciato le sue dimissioni. Era il febbraio del 2015 e la sanità siciliana era finita sotto accusa dopo il caso della piccola Nicole, la neonata morta in ambulanza subito dopo essere venuta alla luce. “Le parole del ministro Lorenzin sono state particolarmente dure e io ritengo che non ci siano più gli elementi minimi perché io possa proseguire il mio mandato, ecco perché annuncio le mie dimissioni”, aveva detto la figlia di Paolo Borsellino, finita nel mirino del Ministro della Sanità. “Se la Sicilia non è in grado, ci pensiamo noi”, aveva detto il ministro Lorenzin, che quattro giorni fa è stata tra le prime a telefonare a Borsellino dopo le rivelazioni dell’Espresso. “Lucia va fatta fuori come suo padre”, avrebbe detto Matteo Tutino, ormai ex primario di chirurgia plastica nella clinica palermitana di Villa Sofia. All’altro capo del telefono ci sarebbe stato il governatore Rosario Crocetta. In Sicilia scoppia la bufera: il governatore nega di aver sentito quelle parole, poi si autosospende. “Mi vergogno per loro” dice l’ex assessore che poi si ritira per qualche giorno a Pantelleria. Poi arriva la smentita della procura di Palermo: al loro ufficio quell’intercettazione non risulta. L’Espresso, però, conferma, mentre il governatore Crocetta torna sui suoi passi e grida al complotto: la polemica è tutt’altro che dissolta. E nell’anniversario numero 23 della strage di via d’Amelio tocca a Manfredi Borsellino difendere la sorella: “la lettera di dimissioni dall’assessorato alla Salute di Lucia- dice il figlio del magistrato ucciso – ha prodotto un silenzio sordo da parte delle istituzioni. Ma quella lettere già diceva tutto e andrebbe riletta più volte”.
Le lettera di dimissioni di Lucia: “Aggredita la mia persona”
E in effetti le parole con le quali Lucia Borsellino si dimette da assessore alla Sanità lasciano intravedere uno spaccato inquietante nel sottobosco dei camici bianchi siciliani. Parole scelte con cura, quelle usate da Lucia per motivare le sue dimissioni, che risentono di mesi di pressioni e conflitti, e che arrivano nel day after dell’arresto di Tutino, il primario di Villa Sofia, il medico personale di Crocetta, finito ai domiciliari. Il medico aveva ricevuto l’avviso di garanzia un anno prima, e da mesi era motivo di tensione nei rapporti tra il governatore e l’assessore alla Salute: dopo il suo arresto vengono svelate alcune intercettazioni telefoniche che testimoniano come Tutino avesse tentato di giocare un ruolo nella politica sanitaria siciliana. “Vari, purtroppo, sono stati gli accadimenti che hanno aggredito la credibilità dell’istituzione Sanitaria che sono stata chiamata a rappresentare e, quindi, della mia persona”, scrive la Borsellino nella sua lettera di dimissioni, arrivata il 2 luglio scorso, e cioè 48 ore dopo l’arresto del medico di Crocetta. “Prevalenti ragioni di ordine etico e morale e quindi personale, – continua l’ex assessore – sempre più inconciliabili con la prosecuzione del mio mandato, mi spingono a questa decisione anche in considerazione del mio percorso professionale di oltre vent’anni in seno all’Amministrazione regionale della Salute”.
Tre anni in trincea: dal caso Humanitas all’arresto di Tutino
Una specie di bilancio di tre anni di governo in cui si fa cenno al caso Nicole, con la mozione di sfiducia portata all’Assemblea Regionale da Forza Italia, e anche al caso Humanitas. É uno dei primi scandali dell’era Crocetta: dal nulla spunta una delibera che aumenta i posti letto alla clinica catanese. Una clinica già finita agli onori della cronaca durante la campagna elettorale del 2012: dall’Humanitas, infatti, partivano telefonata indirizzate ai malati di tumore che invitavano a votare per Luca Sammartino, candidato poi eletto con l’Udc, quindi passato nel Pd insieme a tanti ex seguaci di Cuffaro e Lombardo. “Humanitas non mi rappresenta in nessun modo e a nessun titolo. Se queste telefonate sono state fatte, sono a titolo assolutamente privato” si era giustificato il diretto interessato, che è figlio di Annunziata Sciacca, direttore sanitario della stessa clinica oncologica.Una coincidenza, come pure una coincidenza è quella delibera che aumenta i posti letto all’Humanitas e che nessuno, compresa Lucia Borsellino, giurano d’avere visto prima.
E a questo che si riferisce Borsellino quando parla di “accadimenti che hanno aggredito la credibilità della mia persona“? Può darsi, ma è un fatto che nella sua lettera Borsellino fa direttamente cenno al caso Tutino. “Considerata poi la concomitante circostanza occorsa- continua Lucia – di cui ai recenti fatti di cronaca riguardanti il caso del primario di chirurgia plastica e maxillo-facciale dell’Azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello, non posso non manifestare il rammarico conseguente alla lesione che fatti come questo determinano inevitabilmente all’immagine dell’istituzione sanitaria e dell’intera Regione Siciliana, adombrando il lavora di tanti operatori e professionisti che profondono quotidianamente il proprio impegno con onestà e correttezza nell’esclusivo interesse pubblico”. Secondo Lucia Borsellino, l’arresto del medico personale di Crocetta getta una pesantissima ombra sull’intero sistema sanitario regionale. “Fatti come questi determinano altresì, in un settore come quello della sanità contrassegnato da vicende che in un recentissimo passato ci hanno consegnato l’immagine di un sistema di malaffare, un grave danno sulla capacità attrattiva del servizio sanitario regionale e, come accaduto nello specifico, di una delle più importanti aziende ospedaliere dell’Isola”.
Il caso Tutino – Sampieri: prebende e nomine all’ombra di Crocetta
Dai tempi di Totò Cuffaro la Sanità in Sicilia ha sempre rappresentato un bacino infinito di prebende, potere e voti. “La mafia è bianca“, era il titolo di un’inchiesta giornalistica sul sistema di potere dell”ex governatore detenuto per favoreggiamento a Cosa Nostra. E adesso che il governatore della Sicilia è un fiero antimafioso le cose non sarebbero poi tanto cambiate. Non solo dalle motivazioni addotte dalla Borsellino nella sua lettera di dimissioni. “Sul fronte sanità i governi regionali Lombardo e Crocetta si trovano in continuità; entrambi non hanno tenuto conto del cittadino ammalato ma degli equilibri politici”, era l’attacco lanciato dalla Cgil nell’ottobre 2014. Lo stesso periodo in cui le microspie dei Nas dei Carabinieri registrano ogni sussurro di Tutino.
Come detto l’intercettazione minacciosa nei confronti della Borsellino non è agli atti della procura palermitana. Ci sono però altre conversazioni, di ben altro tenore. Chiacchierate tra Tutino e Giacomo Sampieri, ex commissario di Villa Sofia, coindagato del medico di Crocetta. È Sampieri che chiama Tutino da Caltanissetta, nominandolo primario nonostante ci fossero pretendenti con titoli migliori; ed è sempre Sampieri che, secondo l’accusa, dimentica per più di un anno nei cassetti, il plico sigillato proveniente dall’ospedale nisseno, che conteneva un provvedimento disciplinare del medico oggi agli arresti domiciliari.
La voce del manager viene registrata più volte dalle cimici dei militari mentre discute che con Tutino di poltrone da occupare, di fedelissimi da piazzare, di “pretoriani” da mandare avanti. “Questi due sono per Agrigento, e per Trapani: sono due”, dice Sampieri nel marzo del 2014, in un’intercettazione pubblicata da livesicilia.it e dal Giornale di Sicilia. “No: li facciamo scegliere a lui”, spiegava Tutino, riferendosi a Crocetta. Poi il medico aggiungeva: “Io stavo pensando Brugaletta a Messina”. Passano poche settimane e la giunta Crocetta nominava Salvatore Brugaletta nuovo manager della Asp di Siracusa. I due in pratica sceglievano e proponevano le nomine ai più alti livelli nella sanità regionale. “Perché lui mi ha detto che domani gli devo portare la lista dei pretoriani del presidente: gli parlerò di ognuno con il curriculum in modo molto… sono fedelissimi”, dicono in un’altra intercettazione: un’occupazione, quella di sottoporre liste di papabili manager al governatore , che appartiene più alle funzione di assessore che non a quelle di un primario.
Assessori ombra, complotti e il giallo della telefonata
Ma d’altra parte, i due dimostrano di conoscere molto bene le regole della lottizzazione sanitaria in chiave elettorale. . “Le Asp – dice Sampieri in un’altra conversazione – sono molto molto più importanti delle aziende ospedaliere,: noi abbiamo la visione dell’azienda ospedaliera ma la manciugghia che c’è dentro le Asp èdieci volte superiore. Qua abbiamo dei ruba galline: all’interno delle Asp ci sono i ladri giusti: che te ne fotte strategicamente Agrigento è un posto dove ci sono c‘è da fare decine di migliaia di voti“.
L’attività dei due viene notata dalla Borsellino, che definisce “irrituale” il comportamento di Tutino. In certi casi l’ex assessore avrebbe ricevuto addirittura delle pressioni da parte di alcuni deputati regionali su input di Sampieri e Tutino. “Con nota del 12 luglio 2014, l’assessore Borsellino ha informato l’autorità giudiziaria di avere subito pressioni da parte di personaggi politici (onorevoli Oddo e Di Giacinto entrambi del Megafono, il partito di Crocetta ndr) affinché intervenisse sul neo direttore generale dell’Asp di Trapani, dott. Fabrizio De Nicola, per agevolare la nomina presso quell’azienda del Sampieri nella carica di direttore sanitario”, è quanto scrive la procura di Palermo nell’atto d’accusa contro Samperi e Tutino. Il medico amico dell’ex pm Antonio Ingroia, che definiva Crocetta come “il suo confessore” e che voleva fare da assessore ombra alla Sanità. Finendo poi agli arresti domiciliari, mentre tra i corridoi del potere palermitano inizia a diffondersi la voce dell’esistenza di intercettazioni compromettenti.