Diciotto deputati già pronti a lasciare Forza Italia, Scelta civica e Ncd. E a sposare il progetto dell'ex governatore della Puglia. I due che mancano potrebbero arrivare domani. Giorno fissato per il rinnovo delle presidenze delle Commissioni. Che lascerà molti scontenti anche nell'area della maggioranza. A causa delle troppe promesse fatte e che non potranno essere mantenute
Tutto dipenderà dal rinnovo dei vertici delle commissioni parlamentari previsto per domani. Poi, molto probabilmente, anche alla Camera i Conservatori e Riformisti italiani di Raffaele Fitto daranno vita ad un gruppo autonomo. Sfruttando i mal di pancia di chi, dal rimpasto previsto fra meno di ventiquattrore, rischia di entrare Papa e uscire cardinale. Secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, infatti, al momento sarebbero 18 i deputati pronti anche a Montecitorio a sposare il progetto dell’ex governatore della Puglia (ne servono almeno 20 secondo quanto previsto dal regolamento). Alcuni provenienti da Forza Italia e dal gruppo Misto. Altri ancora dalle due formazioni che, insieme al Partito democratico (Pd), compongono la maggioranza di governo: Nuovo centrodestra (Ncd) e Scelta Civica.
I nomi certi, per adesso, sono quelli dell’ex tesoriere del Popolo della Libertà (Pdl) Maurizio Bianconi, del deputato umbro Pietro Laffranco, dell’ex esponente di Alleanza Nazionale e Fratelli d’Italia Massimo Corsaro, ma anche di Guglielmo Picchi, Giuseppina Castiello (anche lei con un passato in An), Cosimo Latronico, Trifone Nuccio Altieri e, soprattutto, Daniele Capezzone. E proprio l’ex segretario dei Radicali e portavoce di Forza Italia è uno dei protagonisti del reclutamento dei colleghi provenienti dagli altri partiti.
Il nodo, come detto, è comunque quello delle presidenze e vicepresidenze di alcune delle principali commissioni che martedì 21 luglio, alla luce dei cambiamenti negli schieramenti politici avvenuti dal 2013 ad oggi, soprattutto dopo la scissione del Pdl, andranno incontro a dei cambi forzati. Ad essere sostituiti dovrebbero essere prima di tutto i presidenti che appartengono a Forza Italia: da Giancarlo Galan (Cultura, agli arresti domiciliari per lo scandalo Mose) a Elio Vito (Difesa), fino a Francesco Paolo Sisto (Affari costituzionali) e allo stesso Capezzone (Finanze). A quel punto, però, bisognerà vedere quali saranno i nomi dei loro sostituti. La lista dei delusi rischia di essere lunga. E quella dei cambi di casacca pure. «Ad alcuni esponenti di Ncd e Scelta Civica – racconta un deputato di area fittiana a ilfattoquotidiano.it – sono state promesse cariche che alla fine il Partito democratico terrà per sé». Come, pare, quella della commissione Difesa, una delle poltrone più ambite dai centristi visto il giro d’affari miliardario che ogni anno muove. Ma non solo. «Nel partito di Alfano in molti sono contrari al disegno di legge sulle unioni civili (fra questi Eugenia Roccella e Alessandro Pagano, ndr)», spiega un altro esponente del movimento che fa capo all’europarlamentare pugliese. Ecco perché «abbiamo contatti aperti con 25-26 parlamentari che apprezzano il nostro programma».
Anche nel partito di Silvio Berlusconi c’è comunque chi strizza l’occhio alla compagine di Fitto. Escluso, almeno per il momento, un possibile ritorno di fiamma da parte di Francesco Paolo Sisto, sono due i deputati che secondo i rumors di Palazzo potrebbero presto lasciare il gruppo di Forza Italia a Montecitorio. Si tratta di Giovanni Mottola, un passato da giornalista, alla sua seconda esperienza in Parlamento dopo quella nella XVI Legislatura, e Giorgio Lainati, che dopo un colloquio con il Cavaliere in persona deve decidere se fare le valigie o restare. Ma per i fittiani non ci sono solo gioie. A breve, infatti, a Palazzo Madama i Conservatori e Riformisti rischiano di dover fare i conti con l’uscita dal gruppo di due dei loro 12 componenti: Ciro Falanga ed Eva Longo. I senatori sono pronti a confluire nel gruppo dei “responsabili” di Denis Verdini che, salvo colpi di scena, vedrà la luce alla fine di luglio per offrire una scialuppa di salvataggio al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Per Fitto sarebbe un colpo non indifferente visto che, a quel punto, nella Camera alta, si ritroverebbe con un numero di componenti ridotto al minimo sindacale. Con il rischio, in caso di ulteriori nuove uscite, di andare incontro alla dissoluzione del gruppo.
Twitter: @GiorgioVelardi