C’è un tombino in Piazza Minghetti, nel cuore della Bologna “bene”, che conduce sottoterra, in un mondo antico. Avevo calpestato tante volte quella lastra di ferro senza mai chiedermi cosa nascondesse, finché un giorno ho avuto la fortuna di vedere il suo segreto con i miei occhi: una ragnatela intricata e a tratti inaccessibile di canali, torrenti e approdi di porti sotterranei, che nel Medioevo e nei secoli successivi resero Bologna molto simile a Venezia. Dove oggi ci sono piadinerie, bar e negozi di abbigliamento in passato c’erano mulini, cartiere e tintorie accanto ai quali sfilavano migliaia di imbarcazioni che si facevano largo tra palazzi, ponti e lavatoi. Un mondo di cui oggi, in superficie, non si ha quasi più memoria.

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Foto di Antonio Leggieri ©

Proprio al di sotto delle Poste di Piazza Minghetti, uno degli edifici più imponenti della città, scorre ancora il torrente dell’Aposa: l’unico corso d’acqua naturale di Bologna, prima tombato nel corso dei secoli e poi utilizzato come fogna, continua ad attraversare il mondo che gli è stato costruito sopra, seguendo il corso del suo alveo naturale. Camminando torce alle mano lungo gli argini si arriva sotto via Rizzoli, dove resiste un ponte romano che rendeva possibile l’attraversamento dell’allora via Emilia. Da via Rizzoli l’Aposa prosegue fino a confluire all’altezza di via Irnerio nel canale delle Moline. Proprio lì, in via Piella, c’è lo scorcio più sorprendente di Bologna, la finestrella sul Canale, con la veduta su uno dei pochissimi tratti del fiume a non essere stati ricoperti d’asfalto.

Un altro pezzo dimenticato della storia di Bologna, visibile solo dopo una discesa di 40 metri nel sottosuolo, è la Cisterna di Valverde. Una vasca di epoca rinascimentale costruita per alimentare la Fontana del Nettuno e giunta ai giorni nostri senza mai essere stata restaurata. La sala ottagonale sembra quella di un tempio, con le pareti ornate da affreschi e bassorilievi corrosi dall’umidità, visibili solo grazie a un fascio di luce che entra da un lucernario sul soffitto a cupola. Fino a pochi anni fa questa sala era invasa da detriti, per renderla agibile si sono dovuti sanare 50mila scarichi fognari abusivi. Dalla Cisterna – conosciuta anche con il nome “I Bagni di Mario”, anche se non ebbe mai uso termale – si snoda un lungo e stretto tunnel che attraversa tutto il centro storico e porta fino in Piazza Maggiore.

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Foto di Antonio Leggieri ©

Da diversi anni queste due testimonianze della Bologna fluviale non sono più visitabili al pubblico, perlopiù per ragioni di sicurezza. “Non si è mai fatto nulla per valorizzare i sotterranei della città” mi ha spiegato l’Avvocato Antonio de Capoa, Presidente dell’Associazione Amici delle Acque, che organizza tour della Bologna sotterranea. “Sono nati non come attrazione ma per scopi industriali, quindi una volta che la loro utilità si è esaurita sono stati murati, anche se possiedono un enorme fascino. Il problema è che ci vogliono 2-300 mila euro per renderli visitabili, senza contare la manutenzione continua. Figuriamoci se di questi tempi il Comune considera questa cosa come una priorità. Da anni si parla di un bando, io non ho mai visto nulla”.

Questo pezzo della storia di Bologna vale molto in termini di potenziale incremento del turismo. Quando si parla di visite guidate nelle viscere delle città i turisti non dicono mai di no, come dimostra tra l’altro il gran numero di visitatori che si addentra ogni anno nelle Catacombe di Parigi o, per restare in Italia, lungo i percorsi della Napoli sotterranea.

Anche se l’Emilia-Romagna è tra le prime cinque regioni di destinazione dei turisti stranieri in Italia e Bologna una delle 10 città più visitate del nostro Paese, i distacchi con Roma ma anche con Firenze e Milano sono spesso impietosi. L’assessore al turismo Matteo Lepore, in un’intervista a Repubblica Bologna, ha dichiarato che entro la fine del mandato della Giunta comunale, nel 2016, la città dovrebbe arrivare a contare tre milioni di turisti l’anno. Perché allora, in quest’ottica, non cominciare a ragionare già da ora insieme a Università e privati a un circuito della Bologna sotterranea in grado di valorizzare meglio il sottosuolo della città?

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Foto di Massimo Brunelli ©

La scoperta di questi tunnel potrebbe essere parte integrante o affiancare un tour dell’esoterismo, che avrebbe nel cimitero monumentale della Certosa il suo culmine. A partire dal 1800 come tappa del Grand Tour – il lungo viaggio di scoperta che condusse in Europa pellegrini, aristocratici e artisti – la Certosa portò in visita a Bologna personaggi come Byron, Dickens e Stendhal. Oggi, se inseriti all’interno di un tour ben studiato, il cimitero e le meraviglie della Bologna sotterranea contribuirebbero, e molto, al richiamo turistico della città.

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