Siamo a Roma, esattamente il 30 giugno 2015: in questa data finisce l’avventura del teatro di Tor Bella Monaca, di Quarticciolo e di Villino Corsini. In questa data infatti è scaduto il mandato di affidamento degli spazi della Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea.
Circa una trentina di lavoratori sono ora disoccupati. Il nuovo bando di gestione, se fosse uscito nei tempi stabiliti, avrebbe garantito la continuità di apertura. E invece? Dopo ben 9 mesi di promesse dell’Assessorato, della serie “Non preoccupatevi, uscirà domani”, il nuovo bando è stato pubblicato solo lo scorso 6 luglio con la conseguente chiusura dei teatri.
Una persona potrebbe supporre che tale situazione si sia verificata a causa della cattiva gestione: invece no, non è così. Il risultato di questi due anni è più che mai positivo, con la partecipazione di un numero elevatissimo di persone, circa 200.000. Non solo, ma questi teatri di periferia – chiamati appunto di cintura – in due anni diventano un punto di riferimento e rappresentano una vera e propria risorsa culturale.
Ma ciò evidentemente non basta. Diamo allora uno sguardo al futuro. Se tutto andrà bene – se nel frattempo non crollerà la giunta, se non ci saranno ricorsi ecc. – la stagione aprirà a metà gennaio 2016.
Quale sia la ragione per tale smantellamento sinceramente sfugge a tutti.
I gestori di quella che era la Casa dei Teatri e delle Drammaturgia Contemporanea lamentano il fatto che i laboratori rivolti alle scuole e alla cittadinanza, aprendo a febbraio, saranno fortemente penalizzati e i programmi di seconda scelta: chi fa teatro sa che la programmazione deve esser fatta almeno sei mesi prima.
Veniamo ora al bando: la durata che doveva essere di 2-3 anni è invece di 1 anno mezzo, i soldi stanziati sono pochissimi e viene richiesta l’offerta al ribasso. Ma quali sono i criteri di valutazione? Su 100 punti 60 vanno al progetto e ben 40 all’offerta economica; per la qualità della direzione artistica, per le capacità organizzative e per il curriculum dell’ente sono assegnati al massimo 2 punti. Il radicamento sul territorio – presente nel bando precedente – è un parametro scomparso.
Grande punteggio invece per lo staff e per gli artisti under 30: come se i giovani fossero garanti assoluti di una buona prestazione lavorativa e di un’adeguata maturità artistica. Come se l’arte non fosse un lavoro che necessita di esperienza e anni di duro impegno.
Che dire, non resta altro che l’amaro in bocca. Sembra che ci sia la chiara volontà politica di gestire una permanente emergenza e, nel caso in cui non ci sia, di crearla. Continuità di buone pratiche, di esperienza, di partecipazione, di merito e di talento purtroppo in questo bando e nella sua gestione non vi è alcuna traccia. Per cultura e bellezza solo offerte al ribasso.