Politica

Mafia capitale, il Pd contro Rosy Bindi “Rinvii intervento su caso Roma”

Domani alle ore 20 il presidente della commissione Antimafia deve relazionare sull'inchiesta capitolina. "Sarebbe inopportuno e inusuale che intervenga prima delle determinazioni del governo", dice il capogruppo dem Mirabelli

Non è ancora esploso spaccando in due il Partito Democratico, ma rischia di farlo a breve in piena commissione Antimafia. A Palazzo San Macuto, infatti, va in onda l’ennesimo scontro tutto interno al Pd. Il motivo? Le comunicazioni che la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi darà sull’inchiesta Mafia Capitale. L’intervento di Bindi è previsto per domani sera alle 20, ma Franco Mirabelli, capogruppo del Pd in Antimafia, ha anticipato già di voler chiedere alla presidente della commissione di astenersi da tali comunicazioni.

“Sarebbe inopportuno – spiega – e inusuale che una commissione parlamentare intervenisse prima delle determinazioni che il governo deve assumere“. Una dichiarazione che ricorda da vicino lo scontro del maggio scorso, con i dem andati all’assalto di Bindi, dopo la diffusione della lista de candidati impresentabili alle elezioni regionali. “Non si usi l’Antimafia per regolare i conti nel Pd”, aveva tuonato il premier Matteo Renzi in persona.

Questa volta i toni non hanno ancora raggiunto un tenore simile, ma l’alt di Mirabelli sembra essere preludio di scontro, nel caso Bindi decidesse di toccare comunque l’argomento Mafia capitale.  La settimana scorsa era prevista l’audizione di Franco Gabrielli, poi annullata a causa d’impegni dello stesso prefetto capitolino. Le comunicazioni della Bindi sarebbero dovute arrivare solo dopo quella audizione: è per questo motivo che della questione si discuterà domani alle ore 14 nel corso dell’Ufficio di presidenza della Commissione.

“Abbiamo due servitori dello Stato il prefetto Gabrielli e il ministro Alfano, che devono esprimere un giudizio: se questa amministrazione è o non è infiltrata dalla mafia”, è il commento rilasciato il sindaco di Roma Ignazio Marino, alla fine del seminario sulle schiavitù moderne in Vaticano. “Il procuratore Pignatone – ha continuato il primo cittadino – ascoltato due volte in commissione antimafia, ha detto con parole che sono agli atti, che c’è una discontinuità tra l’amministrazione di Gianni Alemanno e quella di Ignazio Marino. Con l’amministrazione Alemanno la criminalità organizzata è riuscita ad arrivare ad avere un contatto diretto con i vertici dell’amministrazione. Questo contatto si è interrotto con la mia elezione”.