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Mark Ruffalo: “Essere Hulk? Non mi sono mai sentito un supereroe e sono anche sorpreso che mi sia stata proposta la parte”

Dopo il primo sogno di diventare guardia forestale, Ruffalo ha confessato di aver deciso di voler fare l’attore all’età di sette anni, dopo aver visto Marlon Brando nel film Un Tram chiamato Desiderio: “Voglio fare quello che fa lui!” avrebbe detto alla nonna che gli ha permesso di fare le ore piccole per stare con lei davanti alla televisione. Ora, pur restando fedele ad un cinema dal sapore indipendente che gli ha permesso di conquistare un pubblico eterogeneo, dà il volto all'amata creatura verde

di Letizia Rogolino

“Per me il carpe diem è lanciarsi nel vuoto senza rete” ha dichiarato l’attore Mark Ruffalo, facendo riferimento al tema della 45° edizione del Giffoni Film Festival che lo ha visto protagonista nella seconda giornata dell’evento cinematografico rivolto alle giovani generazioni. “Intraprendere la strada della recitazione è stato per me un carpe diem nonostante i numerosi rifiuti” ha dichiarato l’interprete dell’amato supereroe Hulk che, nonostante le alte temperature ha sfilato sul blue carpet in giacca e camicia, firmando autografi e prestandosi a numerosi selfie con grande disponibilità. Pur prestando il corpo alle nuove tecnologie per dare vita sul grande schermo all’amata creatura verde della Marvel, Mark Ruffalo non è stato infettato dal virus dei blockbuster, restando fedele ad un cinema dal sapore indipendente che gli ha permesso di conquistare un pubblico eterogeneo con ruoli intensi e originali.

“Non mi sono mai sentito un supereroe e sono anche sorpreso che mi sia stata proposta la parte, ma penso che tutti noi dobbiamo spingere e affrontare le nostre difficoltà per andare avanti” ha spiegato durante la conferenza stampa del festival, aggiungendo: “Mi piacciono molto i personaggi un po’ complicati di quel tipo di film, le parti sono delle sfide nel cinema indipendente e mi stimolano quelle storie che io credo di conoscere meglio. Ho cercato sempre di interpretare tanti ruoli diversi”. Molto legato alle sue origini italiane, l’attore è apparso visibilmente felice di partecipare ad un festival che ha definito “necessario” e, dando uno sguardo indietro ha raccontato: “Quando ero piccolo passavo molto tempo con mia nonna e la vedevo cucinare. Così oggi cucino io per la mia famiglia e faccio molti piatti italiani, come gli spaghetti, la parmigiana, le polpette e il ragù di tre giorni. Ma da quando sono qui mi sono accorto di essere più italiano di quanto credevo”.

Dopo il primo sogno di diventare guardia forestale, Ruffalo ha confessato di aver deciso di voler fare l’attore all’età di sette anni, dopo aver visto Marlon Brando nel film Un Tram chiamato Desiderio: “Voglio fare quello che fa lui!” avrebbe detto alla nonna che gli ha permesso di fare le ore piccole per stare con lei davanti alla televisione. E ancora oggi la sua ispirazione viene dal passato, da un cinema che riesce a legare la complessità emotiva del neorealismo con la leggerezza e l’intensità della commedia slapstick, Jerry Lewis e Buster Keaton, ai quali confessa di prendere in prestito l’arte della recitazione. Anche pensando al cinema italiano, le sue preferenze scavano nel passato: “Marcello Mastroianni è il mio mito, uno dei miei eroi perché nella sua carriera ha dato volto e voce a tutte le emozioni dell’essere umano. Quel cinema mi ha ispirato, con quella capacità di raccontare gioia, emozioni, e la quotidianità spesso meschina come quella del neorealismo. La poetica della recitazione italiana è molto diversa da quella americana. Il cinema italiano di oggi non lo conosco bene, ma mi vengono in mente Il Postino, le opere di Fellini e La Grande Bellezza”.

Candidato a due premi Oscar per I Ragazzi stanno Bene e il recente Foxcatcher, l’Hulk dal cuore d’oro si è mostrato perplesso sul futuro del suo alter ego virtuale e sulla possibilità di un altro film da solista nell’universo Marvel: “Non credo che la gente voglia vedere un altro film in cui Hulk diventa Bulk (un Hulk sovrappeso)”. Infatti, parlando dei suoi progetti futuri ha fatto un ovvio riferimento al franchise di The Avengers, ma anche al film Spotlight di Tom McCarthy, in cui sarà un giornalista che accusa un prete di pedofilia nella città di Boston al fianco di Michael Keaton e Rachel McAdams. “Spero che andrà bene perché tratta un tema molto importante” ha detto. Lontano dall’universo dei fumetti che tuttavia gli ha regalato il successo del grande pubblico, Ruffalo si conferma un gentiluomo del grande schermo, che arriva alla gente con il cuore e la sensibilità dei grandi artisti. L’incontro con i ragazzi del Giffoni Film Festival ha messo in luce la sua personalità carismatica e sensibile, segnata da gravi problemi di salute che in passato hanno minacciato il suo futuro come attore. “E’ stato un periodo difficile e avevo cominciato a pensare di fare altro, lo scrittore o il regista, ma la mia famiglia mi è stata vicino e il sentiero è diventato meno tortuoso” ha confessato, in conclusione, ad una platea attenta e commossa.

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