In Italia sono state prodotte 800.000 mila tonnellate di Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche), ma quelle raccolte legalmente sono state appena 237.965,43. "L’illegalità corre su diversi binari”, dice Stafano Ciafani di Legambiente
Una distesa di cellulari, televisioni, frigoriferi gettati via e smaltiti spesso senza rispettare le più elementari norme di sicurezza. Il totale fa 41,8 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici prodotti nel mondo solo nei dodici mesi del 2014, secondo le stime di The Global E-Waste Monitor, dossier di United Nation University. Prima nella lista dei continenti produttori di rifiuti elettronici è l’Asia: è a Oriente, infatti, che si producono più electronic waste nel mondo, con un primato di 16 milioni di tonnellate. Ben cinque in più rispetto ai rifiuti elettronici prodotti dall’America (11,7) e dall’Europa (11,6). Ma, se si considera il rapporto tra il numero di abitanti e i chilogrammi di Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche) prodotti, il podio cambia. Al primo posto c’è proprio il nostro continente, con 15,6 kg di spazzatura elettronica pro capite, seguito dall’Oceania (15,2) e dall’America (12.2).
Quantità di electronic waste nel mondo
Quella prodotta a livello mondiale in un anno è una quantità piuttosto significativa di rifiuti elettronici. A livello nazionale invece, per quanto riguarda cioè i dati relativi all’Italia, si fa riferimento al dossier di Legambiente “I pirati dei Raee”, pubblicato nel 2014. Potrebbe sembrare un po’ datato, ma Stefano Ciafani, vicepresidente dell’associazione ambientalista assicura che “i dati possono dirsi comunque aggiornati, unità più unità meno. Non è cambiato molto da allora. Ed è, che io sappia, l’unica ricerca sull’argomento che si concentra sull’Italia”. Lo studio stima che nel 2012 nel nostro Paese sono state prodotte 800.000 mila tonnellate di Raee. Quelle raccolte legalmente sono state invece 237.965,43. Questo significa che c’è una zona d’ombra, rappresentata dalle discariche abusive. I rifiuti vengono cioè nascosti alle periferie delle città, nei boschi o seppelliti nei terreni agricoli. Tra il 2009 e il 2013 in Italia sono 299 le discariche sequestrate. I depositi illegali di rifiuti elettronici si trovano per la maggior parte in Puglia, Campania e Calabria. Se guardiamo alle province invece, quella con più siti sigillati è Livorno, seguita da Napoli e Campobasso.
Numero di discariche Raee presenti nelle varie regioni d’Italia
“Se si parla di Raee, l’illegalità corre su diversi binari”, dice Stafano Ciafani. Non esistono cioè solo le discariche abusive. C’è anche la criminalità organizzata, che “trasporta telefoni, computer ed elettrodomestici, in luoghi in cui ci sono distretti illegali di riciclaggio. Come ad esempio in Cina o in Africa, dove gli electronic waste non vengono smaltiti correttamente. Poi c’è il profilo del cittadino che non sa cosa deve fare e getta tutto nel bidone dell’indifferenziata. “Disfarsi dei Raee – sottolinea Ciafani – non crea ai cittadini un costo aggiuntivo, come ad esempio nel caso dell’amianto. Esiste anche la raccolta uno contro uno, compri l’elettrodomestico nuovo e il negoziante è obbligato a ritirarti il vecchio”. Sara Mussetta, del Centro di coordinamento Raee di Milano, aggiunge che “queste, che sono pratiche corrette, vengono perpetuate dal cittadino soprattutto nel caso di lavatrici e frigoriferi, perché spesso non sa dove gettarli, in quanto ingombranti. Per i cellulari succede molto più raramente”.
Traffici verso altri continenti, discariche abusive e cattiva coscienza civica. Questi sono gli elementi che rendono i Raee una possibile bomba ad orologeria per il Pianeta. “All’interno dei rifiuti elettronici – dice Ciafani – ci sono sostanze pericolose, come gli acidi e molti metalli pesanti”, tra cui mercurio, cadmio e cromo. Ma non esistono solo sostanze pericolose per l’ambiente. I Raee contengono anche materiali preziosi come oro, argento e terre rare che “si trovano soprattutto nelle schede elettroniche”, come dice Sara Mussetta. Potrebbero quindi rivelarsi una risorsa se correttamente smaltiti. “Sono ‘il nuovo petrolio’ – sottolinea Ciafani -. Permettono ai dispositivi elettronici di funzionare, ma sono anche rari, quindi è come se costituissero un giacimento di petrolio. Avviare nelle filiere corrette i Raee e portarli al giusto recupero, ti permette quindi, oltre che di evitare un pericolo per l’ambiente, di ottenere materiali preziosi che sono già presenti sul territorio nazionale”.
I Raee sono una potenziale risorsa, quindi. Se ben recuperati e utilizzati. Questo è vero soprattutto considerando che la loro produzione, negli anni, è aumentata. E per il futuro non si prevedono diminuzioni. Nel 2010, ad esempio, ne sono stati generati 33.8 milioni di tonnellate. E la prospettiva è di circa 50 milioni di tonnellate per il 2018.
Andamento della quantità di Raee prodotti negli anni
All’orizzonte però, si profila un nuova possibilità per i Raee, ancora prima che diventino rifiuti. Secondo Stefano Ciafani “c’è l’opportunità della preparazione per il riutilizzo. Tu hai lo strumento che non funziona, io rivenditore cambio il pezzo rotto e se l’elettrodomestico può funzionare ancora lo reimmetto nel circuito dell’usato. C’è un’azienda marchigiana ad esempio, in provincia di Ancona, che ha aperto un outlet in cui vende elettrodomestici rigenerati. E’ un’esperienza unica e un nuovo mercato che deve essere promosso. Piuttosto che alimentare il ciclo di rifiuti quindi, è importante avviare quello del riuso”.