L'avvocato Vincenzo Lo Re ha annunciato querela contro il settimanale che ha rivelato l'esistenza dell'intercettazione in cui Matteo Tutino, medico del governatore, minacciava Lucia Borsellino: "Va fatta fuori come il padre"
Dieci milioni di euro. È la richiesta di risarcimento che il governatore Rosario Crocetta avanzerà nei confronti del settimanale L’Espresso. Lo ha annunciato il suo legale, l’avvocato Vincenzo Lo Re, che ha incontrato i giornalisti a Palermo, a cinque giorni dalla bufera che ha coinvolto il presidente siciliano. Un caso che arriva sul tavolo di Renzi, che dovrebbe cominciare a discuterne giovedì 24 luglio col segretario siciliano Fausto Raciti, mentre i dirigenti Dem sono al lavoro per organizzare il vertice e dare così un’accelerazione alla crisi aperta in Sicilia.
“Da qualche giorno Rosario Crocetta è ritenuto una sorta di silenzioso concorrente morale nell’ipotizzato tentativo di rimuovere Lucia Borsellino con metodi stragisti”. È l’esordio scelto dall’avvocato del governatore, che ha poi annunciato la querela record nei confronti del settimanale. “Lucia Borsellino va fatta fuori come suo padre”, avrebbe detto Matteo Tutino, medico di Crocetta, in un’intercettazione rivelata dall’Espresso. La procura di Palermo, titolare dell’indagine che ha portato all’arresto di Tutino, ha però smentito l’esistenza di una conversazione di tale tenore.
“Avvieremo un’azione civile risarcitoria, che è molto più veloce di quella penale, chiedendo all’Espresso la somma di 10 milioni di danni, non solo al settimanale ma anche ai due giornalisti dell’articolo e al direttore Vicinanza, non solo per omesso controllo, ma anche per avere più volte confermato l’esistenza della intercettazione“, ha spiegato l’avvocato.
Ma non solo. Perché il legale del governatore ha annunciato anche un’altra causa. “Faremo un’azione risarcitoria civile, questa volta da un milione di euro, anche nei confronti del giornalista Pietrangelo Buttafuoco per l’articolo pubblicato nei giorni scorsi sul Fatto Quotidiano“. Una denuncia in sede penale è stata annunciata anche nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, autore di alcune dichiarazioni pubblicate sul quotidiano Il Tempo dopo la vicenda dell’intercettazione, che l’avvocato Lo Re considera diffamatorie.
Perno fondamentale della richiesta di risarcimento danni è l’esistenza della registrazione. “Quell’intercettazione non esiste – ha detto Lo Re – Da una settimana questa parte siamo passati dall’ipotesi di concorrente morale di una intercettazione che non c’è a un gossip sull’ipotesi sul toto nomine di direttori sanitari e manager. Ancora oggi si parla di giallo mettendo sullo stesso piano le dichiarazioni del procuratore di Palermo, Lo Voi con tale direttore dell’Espresso Luigi Vicinanza . L’Espresso si è giustificato dicendo che l’intercettazione è secretata. Ma vorrei ricordare che la secretazione è un atto del pm. Non solo. Si secreta l’interrogatorio di un imputato per le sue dichiarazioni esplosive, un verbale di un testimone.Il Procuratore è stato costretto a dire che non esiste alcuna intercettazione in questo procedimento né in altro, né secretata né non secretata. Siccome comincia a circolare un’altra ipotesi, cioè che ce l’hanno altre procure, se qualcuno ritiene di avere l’intercettazione, la tiri fuori e la faccia ascoltare, non solo ai giornalisti contigui, così capiremo se una bufala o polpetta avvelenata”.
Secondo l’avvocato Lo Re, alle presunte parole di Tutino, Crocetta avrebbe replicato. “Se Crocetta avesse sentito una frase del genere avrebbe reagito in malo modo, perché se Crocetta ha un difetto è quello di parlare anche troppo: Supponiamo che Tutino abbia detto che ‘Lucia se ne deve andarè, neppure in questo caso sarebbe stato zitto”. Poi ha fatto un appello : “Se questa intercettazione dovesse esistere, ma ne dubito fortemente, qualcuno, che si autodefinisce servitore dello Stato e che e invece è un depistatore, trovi il modo ufficiale di farla pervenire, anche in forma anonima, in mancanza di questo, l’intercettazione non esiste”.
Secondo il difensore dell’ex sindaco di Gela, l’articolo del settimanale non rappresenterebbe soltanto un possibile infortunio giornalistico. “L’Espresso con quell’articolo pubblicato alla vigilia delle commemorazioni della strage di via D’Amelio voleva fare cadere il governo: mi sembra chiaro. Io non credo agli articoli ad orologeria, ma in questo caso è così”. Il legale ha però specificato di non credere al “golpe”, per utilizzare le parole del governatore. “Personalmente credo all’ipotesi di errore professionale – ha spiegato – e a un errore di verifica. Ricordo a me stesso che quando un giornalista è in possesso di un brogliaccio dovrebbe indicare anche data e orario dell’intercettazione. Posso dire – ha proseguito l’avvocato – che io ho avuto prova che ci sono stati dei giornali che hanno cercato di mettere in crisi Crocetta con inchieste mirate, come il settimanale Panorama, che dopo l’elezione di Crocetta, aveva raccolto prima notizie su presunti rapporti di amicizia tra Crocetta e personaggi mafiosi, e poi aveva persino cercato un esponente gay per sapere se ci fosse un mini bunga bunga con Crocetta. Io ho raccolto la sua testimonianza, e lui disse di essere rimasto scioccato, l’articoli peraltro non uscì più”.
Non si è fatta attendere la replica del settimanale. “La causa annunciata dai legali di Rosario Crocetta – dicono i vertici del giornale in una nota- può diventare l’occasione processuale per comprovare la piena correttezza del comportamento dell’Espresso e per fare definitiva chiarezza su quanto è avvenuto”.
Nel frattempo anche la procura di Caltanissetta smentisce di essere in possesso dell’intercettazione. “Escludo categoricamente che l’intercettazione tra il presidente Crocetta e il medico Matteo Tutino siano agli atti di un procedimento di questa Procura”, dice il capo dell’ufficio inquirente nisseno Sergio Lari, dopo la smentita dei colleghi palermitani.