Sull’applicazione delle misure comunitarie per frenare la diffusione del batterio Xylella fastidiosa non si tentenna più. L’avanti tutta l’hanno annunciata da Lecce, ieri pomeriggio, prima il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e poi il commissario europeo per la Salute delle piante, Vytenis Andriukaitis.
Avanti con i tagli degli ulivi infetti e, fuori dal Leccese, anche di quelli sani nel raggio di cento metri. Avanti con l’uso di fitofarmaci e con le multe da mille euro a chi non ara i campi e non usa pesticidi. Avanti anche con gli indennizzi, perché per la prima volta il governo ha riconosciuto come calamità naturale una fitopatia. Bisogna dare risposta alle troppe pressioni, dentro e fuori dall’Italia. Il primo risultato? La Francia ha revocato l’embargo lanciato contro l’importazione di piante dalla Puglia e in parte lo ha fatto anche l’Algeria. Il secondo? Al momento, è evitata per l’Italia la procedura di infrazione comunitaria.
Chi paga? Per ora, solo il Salento: gli alberi saranno abbattuti, senza avere la certezza, che scientificamente ancora non c’è, se a farli seccare sia davvero quel patogeno. Resta questa la questione nevralgica, eppure è confinata a dettaglio in tutta la gestione di una malattia composita e che non a caso si chiama “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”. Ma tant’è.
“L’impressione che ho avuto, di fronte a un paesaggio terrificante, è che bisogna agire subito. È una tragedia”. Andriukaitis non ha ammesso sconti, specie dopo essere stato accompagnato nelle campagne intorno a Gallipoli, nel cuore del primo focolaio d’infezione, lì dove tutto ha avuto inizio. Ha chiesto conto di ogni cosa, ha incontrato in Prefettura i delegati di associazioni ambientaliste, produttori, amministrazioni locali. E poi ha sentenziato: “Abbiamo perso molto tempo. Sono qui perché mi sento anch’io responsabile e dobbiamo convincerci che è responsabilità di tutti, per questo chiedo ai miei colleghi di agire con più coerenza”.
Una frecciata evidente all’Italia, che prorogherà lo stato di emergenza e che nel frattempo corre ai ripari per evitare gli strali di Bruxelles: saranno potenziati i monitoraggi, con 80mila analisi (il 90 per cento in Puglia) nell’arco di un anno; sul territorio saranno inviati altri 500 forestali con la qualifica di agenti fitosanitari; sarà rafforzata la ricerca sulle soluzioni, con uno studio europeo a guida italiana e uno nazionale collegato. Al via anche i risarcimenti: 11 milioni di euro per le aziende agricole che dimostreranno una perdita superiore al 30 per cento della loro produzione lorda vendibile e per le quali è prevista anche la sospensione delle rate dei mutui e dei contributi assistenziali e previdenziali. Per le altre e per i vivaisti sul lastrico, si attingerà da una parte dei 13 milioni di euro del budget del commissario straordinario. “Dobbiamo prendere la situazione per le corna – ha detto Martina – e abbiamo massima fiducia in un piano che ha pure passaggi delicati, ma della cui applicazione ci prendiamo l’onere”.
Trema il Salento. E teme una sospensione di fatto dello stato di diritto: dopo aprile, a Oria (Br), il 7 luglio scorso 45 ulivi secolari sono stati sradicati a partire dalle 4 del mattino, con comunicazioni notificate ai proprietari solo tre ore dopo. Nessuna informazione sulle analisi eseguite sulle piante. Nessuna pubblicazione preventiva degli atti normativi presupposti. Impossibile ribattere.
Bari che fa? “La strategia adottata è la migliore possibile, anche se va migliorata”, ha sostenuto a Lecce il neogovernatore Michele Emiliano, annunciando la “liberazione della ricerca”. Ha consegnato una lettera ad Andriukaitis per chiedere a Bruxelles la revisione della decisione comunitaria, soprattutto in tema di eradicazioni massicce. Il 2 luglio scorso, però, ha firmato un’altra missiva, indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Dipartimento di Protezione civile e di tenore diverso: ha evidenziato “la necessità da parte della Regione Puglia di accelerare l’attuazione delle misure previste agli articoli 8, 9, 10, 11, 13 e 14 del decreto ministeriale del 19 giugno 2015”. A cosa si riferiscono? Al contenimento del batterio, anche attraverso l’estirpazione delle piante a go go, soprattutto fuori dal Leccese.