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Lobby tabacco, quando la Philip Morris investiva milioni per fermare la legge sul divieto di fumo

Nell'archivio della multinazionale disponibile online si trovano i documenti che raccontano dei rapporti dei lobbisti con politici, giornalisti e associazioni. Ad esempio Aurelio Regina nel 1992 illustrava budget e strategie per rafforzare la posizione dell'azienda

Incontri con i giornalisti, i ministri e le associazioni politiche. Un rapporto stretto e costante con il Parlamento, tanto che tutti gli sforzi devono essere rivolti “a fermare la discussione della legge che estende il divieto di fumo negli spazi pubblici”. E poi i finanziamenti a pioggia: oltre 2 miliardi di lire allo Zurich Club per le pubbliche relazioni, 210 milioni di lire per la consulente free lance Vittoria Gervaso che si doveva occupare tra le altre cose dei rapporti con stampa e politica, e infine soldi per studi e ricerche. Non è solo la British American Tobacco ad aver investito in Italia per fare attività di lobbismo. Anche la Philip Morris, come dimostrano i documenti pubblicati nell’archivio online dalla stessa multinazionale e di cui per primo ha dato notizia il giornale online Gli Stati Generali, ha programmato per anni anni un lavoro capillare di lobbismo in Italia.

Tra i tanti documenti consultabili direttamente in rete si trova ad esempio una lettera “strictly confidential” del 24 agosto 1992 sul budget della multinazionale per il 1993. A firmarla è Aurelio Regina, ai tempi alto dirigente della Philip Morris e tra le altre cose ex presidente di Confindustria Lazio, ma anche ex consigliere delegato  della stessa British American Tobacco Italia, il quale spiega le strategie di breve termine per rafforzare la presenza dell’industria nel Paese. Due miliardi e 760 milioni di lire e 210 milioni di lire sono gli esborsi più consistenti previsti: il primo destinato allo Zurich Club, amministrato dalla Scr a guida del lobbista Toni Muzi Falcone, e il secondo per la free lance Vittoria Gervaso. Il manager spiega che in entrambi i casi l’obiettivo è investire su “spot, ricerche, gruppi pro tabacco, programmi scientifici”. Gervaso inoltre ha il compito di gestire “le attività politiche e governative e i rapporti con i media” e si segnala anche il ruolo di suo marito Roberto, “scrittore e giornalista molto conosciuto”.

Nel documento riservato, si parla anche dei gruppi politici in Italia che sarebbero “ghost leaders” di associazioni e istituti culturali. Per questo motivo i manager della Philip Morris ritenevano produttivo investire 150 milioni di lire per aumentare la propria partecipazione attiva “perché”, si legge nel testo, “la nostra presenza è stata giudicata dai politici incontrati come molto positiva”. Allo stato attuale, scriveva Regina: “Io sono vicepresidente dell’Ami, membro dell’Unione industriali di Roma e di Confindustria”. Tutte posizioni giudicate da “mantenere e da rafforzare”.

Nel budget per il 1993 si metteva in conto anche il finanziamento di viaggi per “gli ospiti”, principalmente politici e giornalisti da accompagnare al Grand Prix o ad altre iniziative sponsorizzate dalla Philip Morris come partite di tennis, golf eccetera. Duecentoquaranta milioni sono stati invece destinati a due agenzie specializzate di consulenti: Data stampa e Wallington. Ma non solo: 40 milioni di lire sono andati a due studi, uno sul panorama legislativo “in merito alle confezioni di sigarette”, il secondo “preferibilmente in cooperazione con Luiss (l’università della Confindustria, ndr) e Istat” sul tasso di inflazione in Italia e in Europa perché venga usato come strumento di pressione per “spingere per il reinserimento delle sigarette nel calcolo del tasso di inflazione“.

Infine 200 milioni di lire sono andati a tutte le attività di promozione: report annuali e aggiornamenti e viaggi dei giornalisti nelle industrie europee. Compresi: un libro di fotografie con i “più famosi fumatori nel mondo”, un party di Natale per i giornalisti e un regalo per alcuni soggetti selezionati. Il report di Regina contiene infine la presentazione dei suoi due consulenti: uno è la free lance Gervaso, l’altro è Toni Muzi Falconi, il general manager di Scr che amministra lo Zurich Club e che viene presentato come “il top” delle pubbliche relazioni in Europa.

Regina fa poi una analisi degli obiettivi raggiunti nel 1992. Questi gli incontri ottenuti: il presidente del Consiglio (per 6 volte), 13 ministri (da quello delle Finanze a quello dell’Ambiente), 8 vice ministri, 3 direttori di giornali di partiti, il vicepresidente della Camera e più di 20 parlamentari, 3 segretari di partito (Pli, Psdi, Psi) e 2 ambasciatori. Innumerevoli i contatti con i giornalisti: più di 70 hanno partecipato ai tour promozionali, più 150 sono stati contattati per telefono.

Non ci sono però solo i soldi. Regina si sofferma a lungo sull’importanza dell’attività legislativa: l’obiettivo principale è quello di evitare o ritardare ogni estensione del divieto di fumo nei luoghi pubblici. Nel documento si specifica che sono state presentate 11 proposte di legge e che il governo ha presentato il suo ddl De Lorenzo, ma che non è ancora stato discusso. “Mi aspetto una forte reazione in autunno – è il commento – per questo dobbiamo concentrare i nostri sforzi su questo punto”. E per il 1993, si conclude, è necessario “evitare che la discussione cominci in Senato. Almeno per il prossimo anno”.

Philip Morris from ilfattoquotidiano.it