L’incidenza del volume dei giochi online gestito dalla ‘ndrangheta “rappresenta il 10% del pil calabrese”, ha detto il capo della Dia di Reggio Gaetano Scillia commentando i 41 arresti di oggi. Il gip Caterina Catalano ha sposato l’impianto accusatorio formulato dai quattro pm che hanno coordinato l’inchiesta “Gambling”: Giuseppe Lombardo, Stefano Musolino, Sara Amerio e Luca Miceli. “Si tratta invero – scrive il giudice per le indagini preliminari che ha firmato il provvedimento di arresto per i 41 indagati – di un’indagine finora senza precedenti del tutto innovativa, quanto a tematiche indagate ed esiti cui si è pervenuti, ed al contempo assolutamente tradizionalista, perché incentrata sulla realtà criminale associativa per eccellenza, la ‘ndrangheta, che pervade e caratterizza il tessuto sociale, economico, imprenditoriale e (sub)culturale del territorio locale, nazionale ed ormai anche internazionale”.
Dalle carte della Dda di Reggio Calabria, infatti, emerge “una ‘ndrangheta unitariamente intesa, immortalata in una strategia operativa di stampo aziendalistico tutta nuova, protesa alla massimizzazione dei profitti”. Quella che si è infiltrata nel settore dei giochi e delle scommesse online, infatti, è una ‘ndrangheta “fluida e camaleontica” con una “ micidiale abilità nell’adeguarsi ed adattarsi alle moderne esigenze del mercato”.
Dall’ordinanza di custodia cautelare viene fuori il sistema adottato dalle cosche reggine che, attraverso la società Betuniq di Mariolino Gennaro (considerato affiliato alla famiglia mafiosa dei Tegano), sono riuscite a gestire il business delle scommesse online.
Da Archi a Malta con un biglietto di sola andata. E se nel popoloso quartiere di Reggio Calabria, teatro della seconda guerra di mafia, “Mariolino” era un ragazzotto che “rubava i motorini – ricorda il pentito Carlo Mesiano – perché non aveva i soldi neanche per comprarsi le calze”, a La Valletta il garzone dei Tegano si è ripulito, ha fatto il salto di qualità che gli ha consentito di movimentare denaro per diversi milioni di euro al mese.
“Del resto, – scrive sempre il gip Catalano – i rampolli della ‘ndrangheta non aspirano più a vivere come i loro nonni, isolati in casolari abbandonati dell’entroterra aspromontano, coltivando cicoria, con la coppola in testa e la lupara sotto braccio: studiano in prestigiose scuole ed università delle grandi città, conoscono le lingue, usano gli strumenti informatici con estrema competenza, frequentano sin da bambini gli ambienti ‘bene’ della buona borghesia, conseguono ambiti titoli di studio e posti di comando, intrecciano legami con la massoneria deviata, sanno di poter contare su intere schiere di professionisti a loro disposizione (politici, medici, avvocati, magistrati, commercialisti, funzionari pubblici, imprenditori)”.
Così è avvenuto per Mario Gennaro e per gli altri indagati accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Un’organizzazione criminale che ha tentato di indossare i panni del colosso imprenditoriale vittima della burocrazia italiana. Stando alle indagini, infatti, si serviva di avvocati compiacenti (anch’essi arrestati) che, dopo il trasferimento della sede operativa di “Betuniq” a Malta, avevano “messo a punto una strategia giudiziaria a tutto campo, sull’intero territorio nazionale, che li ha condotti alla scalata di tutte le giurisdizioni ordinarie e amministrative italiane, per infine approdare addirittura dinanzi alla Corte di Giustizia Europea, per perorare il caso della società indiscriminatamente esclusa dalla assegnazione delle concessioni governative previste dal cosiddetto bando Monti”.
Dall’accusa (poi caduta in Tribunale) di aver rapinato, nel 1997, mezzo miliardo di lire da un portavalori, a mafioso in giacca e cravatta, capace di partecipare ai più importanti tornei internazionali di poker e di creare un impero finanziario diventando non solo “country manager” della Betuniq ma addirittura proprietario (occulto) della società maltese, godendo di una quantomai sospetta, illimitata e ingiustificata, disponibilità di denaro.
Senza dubbio l’inchiesta della guardia di finanza, dei carabinieri, della polizia di stato e della Dia è incentrata su Mario Gennaro, promosso dai Tegano a “’homo novus’ della ‘ndrangheta, strumento e garante della infiltrazione della associazione unitaria nel settore altamente remunerativo dei giochi e delle scommesse on line”.
Il dominus della Betuniq, infatti, non era il referente solo della cosca di Archi ma – secondo gli investigatori – “dell’intera ‘ndrangheta provinciale, bramosa di mettere le mani su un sistema imprenditoriale che assicura il controllo su imponenti flussi economici”.
'ndrangheta
‘Ndrangheta e gioco online, la parabola di Mario Gennaro “Rubava motorini, ora muove milioni”
Dagli atti dell'inchiesta che ha portato a 41 arresti il ritratto del patron della Betuniq, che da Malta reggeva le fila del business ed è considerato affiliato al clan Tegano. Il pentito: "Non aveva i soldi neppure per comprarsi le calze"
L’incidenza del volume dei giochi online gestito dalla ‘ndrangheta “rappresenta il 10% del pil calabrese”, ha detto il capo della Dia di Reggio Gaetano Scillia commentando i 41 arresti di oggi. Il gip Caterina Catalano ha sposato l’impianto accusatorio formulato dai quattro pm che hanno coordinato l’inchiesta “Gambling”: Giuseppe Lombardo, Stefano Musolino, Sara Amerio e Luca Miceli. “Si tratta invero – scrive il giudice per le indagini preliminari che ha firmato il provvedimento di arresto per i 41 indagati – di un’indagine finora senza precedenti del tutto innovativa, quanto a tematiche indagate ed esiti cui si è pervenuti, ed al contempo assolutamente tradizionalista, perché incentrata sulla realtà criminale associativa per eccellenza, la ‘ndrangheta, che pervade e caratterizza il tessuto sociale, economico, imprenditoriale e (sub)culturale del territorio locale, nazionale ed ormai anche internazionale”.
Dalle carte della Dda di Reggio Calabria, infatti, emerge “una ‘ndrangheta unitariamente intesa, immortalata in una strategia operativa di stampo aziendalistico tutta nuova, protesa alla massimizzazione dei profitti”. Quella che si è infiltrata nel settore dei giochi e delle scommesse online, infatti, è una ‘ndrangheta “fluida e camaleontica” con una “ micidiale abilità nell’adeguarsi ed adattarsi alle moderne esigenze del mercato”.
Dall’ordinanza di custodia cautelare viene fuori il sistema adottato dalle cosche reggine che, attraverso la società Betuniq di Mariolino Gennaro (considerato affiliato alla famiglia mafiosa dei Tegano), sono riuscite a gestire il business delle scommesse online.
Da Archi a Malta con un biglietto di sola andata. E se nel popoloso quartiere di Reggio Calabria, teatro della seconda guerra di mafia, “Mariolino” era un ragazzotto che “rubava i motorini – ricorda il pentito Carlo Mesiano – perché non aveva i soldi neanche per comprarsi le calze”, a La Valletta il garzone dei Tegano si è ripulito, ha fatto il salto di qualità che gli ha consentito di movimentare denaro per diversi milioni di euro al mese.
“Del resto, – scrive sempre il gip Catalano – i rampolli della ‘ndrangheta non aspirano più a vivere come i loro nonni, isolati in casolari abbandonati dell’entroterra aspromontano, coltivando cicoria, con la coppola in testa e la lupara sotto braccio: studiano in prestigiose scuole ed università delle grandi città, conoscono le lingue, usano gli strumenti informatici con estrema competenza, frequentano sin da bambini gli ambienti ‘bene’ della buona borghesia, conseguono ambiti titoli di studio e posti di comando, intrecciano legami con la massoneria deviata, sanno di poter contare su intere schiere di professionisti a loro disposizione (politici, medici, avvocati, magistrati, commercialisti, funzionari pubblici, imprenditori)”.
Così è avvenuto per Mario Gennaro e per gli altri indagati accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Un’organizzazione criminale che ha tentato di indossare i panni del colosso imprenditoriale vittima della burocrazia italiana. Stando alle indagini, infatti, si serviva di avvocati compiacenti (anch’essi arrestati) che, dopo il trasferimento della sede operativa di “Betuniq” a Malta, avevano “messo a punto una strategia giudiziaria a tutto campo, sull’intero territorio nazionale, che li ha condotti alla scalata di tutte le giurisdizioni ordinarie e amministrative italiane, per infine approdare addirittura dinanzi alla Corte di Giustizia Europea, per perorare il caso della società indiscriminatamente esclusa dalla assegnazione delle concessioni governative previste dal cosiddetto bando Monti”.
Dall’accusa (poi caduta in Tribunale) di aver rapinato, nel 1997, mezzo miliardo di lire da un portavalori, a mafioso in giacca e cravatta, capace di partecipare ai più importanti tornei internazionali di poker e di creare un impero finanziario diventando non solo “country manager” della Betuniq ma addirittura proprietario (occulto) della società maltese, godendo di una quantomai sospetta, illimitata e ingiustificata, disponibilità di denaro.
Senza dubbio l’inchiesta della guardia di finanza, dei carabinieri, della polizia di stato e della Dia è incentrata su Mario Gennaro, promosso dai Tegano a “’homo novus’ della ‘ndrangheta, strumento e garante della infiltrazione della associazione unitaria nel settore altamente remunerativo dei giochi e delle scommesse on line”.
Il dominus della Betuniq, infatti, non era il referente solo della cosca di Archi ma – secondo gli investigatori – “dell’intera ‘ndrangheta provinciale, bramosa di mettere le mani su un sistema imprenditoriale che assicura il controllo su imponenti flussi economici”.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.