Papà era un uomo molto pratico, vendeva turbine a vapore, e mi diceva: “Vuoi fare il poeta? Nulla in contrario, ma non venire in vacanza in Versilia a casa di mamma e papà, vai a vivere sotto i ponti”. Non sono mai andato a vivere sotto i ponti, preferisco scrivere poesie sorseggiando champagne e sgusciando ostriche, e questo ha generato in me una strana forma di senso di colpa, una forma esilarante, un senso di colpa che non mi fa soffrire ma ridere di me stesso, ridere della mia vita, e dei miei privilegi. Così nascono questi film che sono chiaramente autoironici, ma devo ammetterlo, una parte di verità sussiste: sono un cliente del Sunset. E si sta bene al Sunset, anche quelli di sinistra come me stanno bene al Sunset.
Sono un uomo che affronta la propria verità, starò sempre dalla parte dei più deboli, sarò sempre un antifascista, ma non ho mai lottato per guadagnarmi da vivere, ci ha sempre pensato papà. Che posso farci? Almeno essere sincero e non avere un poster del Che in camera mia, al limite potrei mettere un poster di Lapo, però vi assicuro, se c’è da scendere in piazza per le lotte sindacali scendo insieme a voi, dopo però vado a farmi l’aperitivo…