“Nunzio vobis gaudium magnum: tributa imminuent”; la riduzione delle tasse in Italia meriterebbe una comunicazione degna dell’elezione di un Papa. Renzi l’ha comunicata in italiano; vista la performance con l’inglese avrà preferito astenersi dal latino.
A ogni buon conto la notizia sarebbe realmente gaudiosa, se fosse vera.
Per iniziare: il Cardinale Protodiacono annuncia il gaudio per l’elezione del Papa quando essa è avvenuta, mentre Renzi chiede ai musilunghigufi di gioire per una promessa che si attuerebbe nel 2018 (probabilmente dal 1 Aprile di quell’anno); secondariamente la futura riduzione delle tasse in modo serio non verrà mai fatta, per una serie di ragioni.
La principale è che non ci sono le risorse per farlo, a meno di ridurre drasticamente le spese dello Stato o di fare altro debito oppure di ridurre l’evasione fiscale in maniera razionale e sostenibile.
Purtroppo di una riduzione delle spese non compensata da misure fiscali in altre aree non si vede traccia nell’operato del governo Renzi fino a oggi, né ci sono segnali che la facciano presagire. Gli enti inutili restano tali, i tagli alla spesa sanitaria hanno la forma di maggior quota a carico dei cittadini, continuiamo ad avere troppi livelli amministrativi, non si accorpano neppure i comuni con 200 abitanti, i nostri forestali restano dieci volte quelli della Svizzera etc. Anche i famigerati 80 euro sono stati largamente compensati da altri balzelli e nel complesso la tassazione è aumentata. A veder bene, poi, gli 80 euro manco sono stati una riduzione fiscale (che altrimenti sarebbe dovuta andare a tutti i contribuenti indipendentemente dall’origine del loro reddito) ma piuttosto una regalia elettorale che ricorda tanto le scarpe destra e sinistra di Lauro, in soluzione unica.
Di ridurre le tasse facendo altro debito, nonostante Renzi continui a perorare in Europa la causa del debito espansivo (ricevendo di ritorno un silenzio sepolcrale) non credo sia proprio il caso di parlare, se vogliamo evitarci una tragedia greca nostrana.
Resterebbe la riduzione dell’evasione fiscale, ma come ho detto sopra, deve essere sostenibile, nel senso che se far emergere alcune attività dal sommerso significa farle chiudere, ciò è economicamente insostenibile; anziché produrre altro gettito per lo Stato si creano altri disoccupati in attesa di sussidio. Caso diverso è quello delle grandi evasioni i cui proventi sono però probabilmente all’estero da tempo. Inoltre, lo strumento più efficace per far emergere il sommerso è quello del conflitto di interessi che si crea quando si consentono detrazioni di molti servizi e beni acquistati, ma questa strada nessun governo ha il coraggio di percorrerla perché inizialmente può ridurre il gettito; peraltro il presente governo progetta con grande miopia, di ridurre le detrazioni al minimo possibile dopodiché ci si stupirà se aumenteranno le evasioni magari nelle spese mediche.
Già tecnicamente, quindi non si vede come una vera riduzione delle tasse sia possibile, mentre ci si possono aspettare abili giochi delle tre tavolette che abbassino una tassa alzandone altre due oppure la fiscalizzazione di alcuni servizi di base (sanità, per esempio).
Ammesso che magicamente emergessero risorse (magari Renzi fa comperare regolarmente al MEF biglietti di ricchissime lotterie estere), l’altro punto che fa ritenere risibile la promessa di ridurre le tasse è il fatto che “tassare e spendere” fa parte della constituency del Partito Democratico, come lo era del PCI. Oddio, non è che altre parti politiche abbiano fatto molto di diverso perché in mancanza di capacità di gestire per il meglio, l’idea di rastrellare risorse per coprire le proprie spese dissennate e magari alimentare le clientele elettorali è sempre piaciuta a tutti, ma per il PD la re-distribuzione del reddito attraverso la tassazione esasperata è un dovere ideologico che una parte della base elettorale e alcune opposizioni interne gli ricordano quotidianamente. Sono quelle parti che vogliono vivamente la fiscalizzazione dei servizi attuata tramite ticket sanitari sempre più alti con esenzioni ai redditi più bassi o attraverso la modulazione di TASI e TARES sulla base dei redditi dei proprietari, che si oppongono alle detrazioni delle rette di scuole e università non statali, che propongono tetti alle pensioni senza riguardo ai contributi versati, oppure vogliono ricalcolate le pensioni retributive più alte così fiscalizzando ex post anche il metodo di calcolo.
L’esperienza insegna che l’ammettere una certa (fisiologica e anche necessaria) stratificazione della società, la cessione di parte del controllo economico dallo Stato agli individui e il riconoscimento del tenore di vita come forma di misura del merito non fanno parte del patrimonio cromosomico della sinistra italiana, pertanto la reale riduzione delle tasse che esproprierebbe in parte la classe dirigente del controllo dei destini economici dei cittadini non mi pare proprio praticabile; tanto più data l’estrazione di Renzi da cattolico seguace di La Pira.
Qualcosa tuttavia verrà fatto, perché neppure il peggiore dei fanfaroni arriverebbe al punto di promettere in modo altisonante e poi non fare alcunché; pertanto Renzi sarà costretto obtorto collo a dare qualche seguito; c’è da aspettarsi il solito giochino a saldo zero, nella migliore delle ipotesi.
Qualche taglio di aliquota a denti stretti seguito (o più probabilmente preceduto in tempo distante dalle elezioni) da fiscalizzazioni di vario genere con scopo re-distributivo (ticket sanitari, detrazioni varie, servizi locali), da ulteriori inasprimenti dell’Imu, da contributi fiscali dalle pensioni più alte e, perché no, da un ritocchino in alto dell’aliquota marginale che tanto colpisce solo il ceto medio/alto; tutto questo a dispetto del fatto che la tassazione sia già fortemente progressiva e sbilanciata con pochissimi milioni di contribuenti che virtualmente pagano i servizi e le pensioni di tutti gli altri, come mirabilmente ha spiegato Alberto Brambilla sul CdS del 19 Luglio.
In questo modo da un lato potrà continuare l’offensiva mediatica su presunte riduzioni di tasse mentre non cambierà di un centesimo il gettito controllato dallo Stato e verrà fatto un altro passo nella direzione nociva di una società più appiattita, verso la povertà, naturalmente.
Quindi: nunzio vobis nullum gaudium, tributa manebunt.