In consiglio regionale lombardo da tempo si parla di riforma sanitaria che vuol cambiare gli addendi ma sostanzialmente, se venisse applicata nell’ultima formulazione, non porta nulla di nuovo ai cittadini. L’opposizione (PD, Patto civico e M5S) ha chiesto di poter avere maggior attenzione, mentre io ho comunicato ai membri dell’opposizione che occorrerebbe istituire Unità di Controllo Regionali, una per ogni specialità, che controllino i cittadini pazienti aprendo anche il loro diario della salute, non modificabile, che servirà, confrontandolo con la visita, per stabilire se una prestazione è stata eseguita e perché. Naturalmente non verranno visitati tutti ma secondo studi clinici pubblicati che ci danno un intervallo di confidenza valido al rapporto con il campione totale. Questo per infondere maggiore fiducia nel sistema sanitario a chi ne usufruisce e maggior sensazione di controllo a chi lo elargisce in modo da dare maggior efficacia e maggior efficienza con maggior salute e maggior risparmio.
Nella pratica invece, in questa estate milanese rovente, i cittadini sono ad affrontare, quando diventano pazienti, situazioni difficili in particolare quando sono soli. Così è capitato che, qualche giorno fa, Valentina Assiso avesse forti dolori allo stomaco e un grave malessere generale, “ho provato, dice, più volte, dalle ore 21.00 in avanti, a contattare la guardia medica senza mai riuscire a parlare con nessuno, tantomeno con il medico di turno, poiché ogni volta, dopo essere rimasta in attesa anche per un tempo superiore a 40 minuti, la linea cadeva senza che vi fosse stata risposta. Mi sono poi addormentata verso le ore 23.30 e sono stata risvegliata da crampi fortissimi verso l’1 di notte. Alzatami, sono immediatamente svenuta nel bagno e non appena ho ripreso i sensi, vivendo da sola (per altro ad un quarto piano senza ascensore) ho chiamato il “118” chiedendo di venirmi a prendere e di portarmi al pronto soccorso, spiegando l’accaduto e dicendo che non riuscivo a stare in piedi dal dolore e che sentivo di poter perdere nuovamente i sensi da un momento all’altro. Mi è stato risposto di contattare la guardia medica perché il “118” affermava di non poter assicurare di poter inviare un’ambulanza in tempi rapidi e ragionevoli. Ho quindi ricontattato la guardia medica e, nuovamente, non sono mai riuscita a ottenere risposta, se non dalla voce registrata che invita a “restare in attesa per non perdere la priorità acquisita”. Nel frattempo, con il timore di perdere nuovamente conoscenza, ho ingerito dello zucchero, chiamato un taxi e con fatica immane sono riuscita ad arrivare al portone di casa, dove il tassista, nel vedermi così sofferente, mi ha aiutato a salire in macchina e mi ha accompagnato in ospedale”.
Credo che occorra trovare e premiare il conducente del taxi che si è sostituito al servizio pubblico. Credo occorra integrare il servizio telefonico obsoleto con una applicazione di geolocalizzazione delle ambulanze per “prenotare” quella più vicina e disponibile. Credo occorra integrare il servizio telefonico obsoleto di guardia medica con una applicazione che geolocalizzi il cittadino paziente che lancia un messaggio di soccorso. Naturalmente il tutto in modo certificato ed interattivo.
Valentina Assiso si è già messa al lavoro, vista la brutta esperienza, ed intanto ha costituito un gruppo su whatsapp “118Amici” per lanciare un messaggio di aiuto in caso di necessità sanitaria al quale ho aderito.