Psicologi e vertici dell’American Psychological Association collaboravano con il programma di interrogatori dell’amministrazione Bush, favorendo l’utilizzo di tecniche di tortura nei confronti dei sospetti terroristi catturati dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. È quanto emerge da un rapporto di 542 pagine stilato dall’avvocato David Hoffman, il quale ha svolto indagini approfondite, commissionate dal consiglio investigativo della stessa Apa, sul ruolo degli psicologi nello scandalo delle torture commesse da contractor e membri della Cia ai danni dei prigionieri sollevato dal report del Congresso Usa, a dicembre. Una nuova rivelazione che conferma le accuse rivolte ad alcuni membri di Apa, a fine aprile, riguardo alla collaborazione con il Dipartimendo di Difesa e l’intelligence americana nell’uso della tortura durante gli interrogatori.
Il documento, stilato dall’avvocato americano e pubblicato dal New York Times, è il risultato di indagini durate mesi durante le quali Hoffman ha consultato migliaia di documenti dell’associazione, ha svolto centinaia di interviste senza avere accesso, però, al materiale secretato della più grande associazione di psicologi americana. Una limitazione che non gli ha impedito di provare un collegamento tra importanti psicologi e vertici dell’Apa con membri del Dipartimento di Difesa e dei servizi segreti.
Nelle 542 pagine di rapporto, Hoffman dice che non esistono prove sufficienti a stabilire la partecipazione diretta degli esperti alle torture. Sarebbe provata, invece, la compilazione di rapporti e principi etici interni tali da non ostacolare l’operato de membri della Difesa e dei contractor durante gli interrogatori. Delle disposizioni ad hoc che permettessero e giustificassero il comportamento di funzionari e agenti dei servizi. Documenti che, in contrasto con la volontà di alcuni psicologi dell’Apa, lasciavano di fatto carta bianca durante gli interrogatori. Uno dei casi portati come esempio è quello dello psicologo ed ex presidente dell’Apa, Joseph Matarazzo, che in uno dei suoi rapporti è arrivato a scrivere che la privazione del sonno non può essere considerata come una forma di tortura.
La collusione tra psicologi e membri dell’amministrazione e dell’intelligence americana aveva, in molti casi, un importante ritorno economico per i professionisti dell’associazione. Come per Matarazzo, anche molti altri psicologi, dopo aver offerto i loro servizi all’Amministrazione, sono andati a lavorare o sono diventati proprietari di quote della Mitchell, Jessen & Associates, società di consulenza privata fondata e di proprietà dei due psicologi James Mitchell e Bruce Jessen. Quelli di Mitchell e Jessen sono due nomi non nuovi per chi si è occupato dello scandalo delle torture commesse durante l’amministrazione Bush.
Sono apparsi, infatti, nell’inchiesta del Congresso americano di dicembre con l’accusa di essere, in realtà, dei contractor stipendiati dal Governo che partecipavano attivamente agli interrogatori-tortura nei confronti dei prigionieri. Lo stesso Mitchell sarebbe stato presentato e fatto entrare alla Cia da Kirk Hubbard, ex ufficiale a Langley, che, successivamente, è entrato proprio nella compagnia fondata dai due psicologi.