L'ex commissario alla spending review - dopo aver terminato il suo compito a Palazzo Chigi - si nasconde dietro a un "no comment", ma l'ipotesi di candidarsi a sindaco nella sua città non sembra remota. E una guida non "inquadrata" politicamente sembra piacere sia a destra che a sinistra
Lui, a domanda diretta, si schermisce: “No comment”. Ma sorride. Carlo Cottarelli, nominato dal governo Letta commissario alla spending review e rimasto con il governo Renzi fino all’ottobre 2014, sta studiando da candidato sindaco di Cremona? Stando ad alcune confidenze alle quali si sarebbe lasciato andare a cena con alcuni amici l’ipotesi non è remota. Per ora ci sono solo indizi come quello dell’annuncio di voler tornare a casa e il legame della famiglia con la città: il papà Celeste, Celo per gli amici, è stato direttore amministrativo dell’ospedale e ha ricoperto il ruolo di commissario della società di calcio della Cremonese, è stato più volte consigliere comunale e ha fatto anche l’assessore, aderendo prima ai socialdemocratici e poi ai liberali. E il figlio Carlo, classe 1954, potrebbe quindi proseguire la tradizione familiare una volta terminato l’impegno di direttore esecutivo al Fondo monetario internazionale.
Certo, le elezioni sono ancora lontane, il sindaco Gianluca Galimberti (centrosinistra) è stato eletto da poco più di un anno. In più si tratta di una figura trasversale tanto che ora potrebbe aprirsi una “sfida” per corteggiare l’economista. Con il Pd ha avuto rapporti contrastanti: è stato chiamato a Palazzo Chigi come commissario alla revisione della spesa da Enrico Letta, ma dall’altra parte ci sono stati i contrasti con Matteo Renzi (peraltro sempre smentiti da Cottarelli: “Sono tornato a Washington perché la mia famiglia non mi aveva seguito in Italia e perché ho ritenuto di aver detto sulla spending review tutto quello che c’era da dire”).
E i partiti cosa dicono? “Sicuramente si tratta di una persona valida, non perfettamente inquadrabile sul piano politico – dice un esponente di Forza Italia – ma che potrebbe spendere le sue competenze come amministratore. Una persona della sua esperienza e del suo calibro è forse fin troppo per la nostra città”. Altri esponenti politici locali, di centrosinistra, pensano invece a quello che rappresenterebbe un unicum per la città, una specie di governo Monti all’ombra del Torrazzo. “Un listone, un’amministrazione di natura tecnica – senza una particolare colorazione politica – che unisca destra e sinistra. Se sento parlare di candidato sindaco a tre anni e mezzo dalle elezioni osserva un dirigente di peso del Partito democratico che preferisce restare anonimo facendo riferimento a qualche attrito interno alla maggioranza – significa che l’attuale sindaco non farà tutta la legislatura”.