Le scuole religiose devono pagare l’imposta sugli immobili. La sentenza della Corte di Cassazione che dà ragione al Comune di Livorno rischia di essere storica, a suo modo: di sicuro è la prima pronuncia di questo genere sul tema. E infatti fa già saltare sulla sedia sia il governo sia la Fidae, che associa la quasi totalità delle scuole cattoliche italiane. La Suprema Corte ha definito legittima la richiesta dell’amministrazione comunale livornese che nel 2010 aveva spedito – attraverso l’ufficio tributi – avvisi di accertamento per omessa dichiarazione e omesso pagamento dell’Ici per gli anni dal 2004 al 2009. Nei primi due gradi di giudizio le scuole l’avevano spuntata riuscendo a respingere la richiesta di pagamento. Secondo quanto emerge dalla sentenza, come riferisce una nota del Comune di Livorno, “poiché gli utenti della scuola paritaria pagano un corrispettivo per la frequenza, tale attività è di carattere commerciale, ‘senza che a ciò osti la gestione in perdita’”. Il Comune di Livorno aveva chiesto alle scuole Santo Spirito ed Immacolata 422.178 euro. La nota dell’amministrazione livornese precisa che la sentenza avrà effetti non solo sugli importi dovuti per il 2010 e il 2011, ma anche sull’Imu del 2012.
Ma la sentenza della Cassazione provoca la reazione innanzitutto del ministero dell’Istruzione. “Se le scuole paritarie devono pagare l’Imu – dichiara il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi (Ncd) – molte aumenteranno le rette o chiuderanno. Lo Stato di conseguenza dovrà trovare nuove risorse per costruire nuove scuole e gestirle e la parità scolastica non solo sarà minima nel nostro Paese, ma proprio scomparirà”. Toccafondi precisa che “l’Imu le scuole pubbliche statali non la pagano ed è giusto che lo stesso valga anche per le scuole pubbliche non statali. Tutte e due fanno un servizio di pubblica utilità. Le paritarie chiedono una retta per coprire i costi dei contratti degli insegnanti e per le utenze, l’Imu come ho sempre sostenuto è giusto che sia pagata dalle scuole che hanno rette alte e che fanno utili, ma cosa diversa è per la stragrande maggioranza di queste realtà, che a malapena riesce ad arrivare al pareggio di bilanci”. Insomma, il rischio è “veramente di far collassare un sistema che collabora con i Comuni e con lo Stato per l’istruzione e l’educazione dei nostri ragazzi”. A lanciare l’allarme in difesa delle paritarie anche Edoardo Patriarca (Pd) e Elena Centemero (Forza Italia)
Il rischio chiusura è quanto paventa anche don Francesco Macrì, presidente della Federazione Istituti di attività educative, che associa la quasi totalità degli istituti cattolici italiani. “Sono scuole che hanno già dei bilanci profondamente in rosso – dice don Macrì a Radio Vaticana – Scuole che allo Stato costano quasi nulla, pur garantendo un servizio alla nazione equiparabile a quello statale. Quindi, di fronte a queste sentenze, si rimane senza parole”. “In Italia, cioè – prosegue il presidente della Fidae -, noi ci troviamo nella condizione che le istituzioni non riconoscono il servizio nella direzione del bene comune, svolto da queste scuole. A differenza di quanto capita in Europa, dove le scuole paritarie vengono sostenute in tutti i modi – sotto il profilo legislativo, sotto il profilo economico, sotto il profilo fiscale – in Italia, in tutte queste direzioni, vengono continuamente penalizzate, quindi costrette a sparire”. Nel merito don Macrì precisa che “il profitto nelle scuole, che non siano i cosiddetti diplomifici, non esiste. Queste scuole finora sono sopravvissute perché sostenute dai religiosi – preti o suore – che lavorano a titolo completamente gratuito”.