Ambera Saliji, 19 anni, a Repubblica: "Do le condoglianze alla famiglia della vittima, ma in questo momento c'è anche un'altra famiglia disperata". E ancora: "Questo è un Paese razzista. Se ci fossero stati due italiani, invece che due albanesi, non sarebbe successo niente"
Si chiama Ambera Saliji, ha 19 anni ed è di origine macedone. E’ lei la ragazza al centro del triangolo di sospetti e gelosie culminato con la morte di Ismaele Lulli, 17enne sgozzato e gettato in un dirupo in provincia di Pesaro dal suo fidanzato, il ventenne albanese Igli Meta. Che, davanti agli inquirenti, ha confessato di avere commesso il delitto. Assicura di amare soltanto lui, e che “aspetterà fino a quando non uscirà di prigione”. Spiega che “ha fatto una cosa orribile, spinto dalla gelosia”. Ma, aggiunge: “Non smetterò di amarlo per questo. E non è vero che avevo una tresca con Ismaele, era lui che ci provava con me”.
Saliji, intervistata dal quotidiano La Repubblica spiega che, a fronte delle avances della vittima – che lei non ha mai corrisposto – “Igli voleva vederlo per parlargli e farlo smettere”, e che mai si sarebbe aspettata un epilogo simile. Ancora: “Ci sto insieme da quattro anni e mezzo, e sono certa che non voleva uccidere Ismaele“. E quando lui le ha spiegato cosa fosse successo al telefono lei gli ha detto: “Hai fatto l’errore più grande della tua vita, ti sei rovinato”.
Conosceva anche l’arma del delitto, un coltello regalato “da suo nonno” che “non ha mai usato prima, né lo tirava fuori per scherzare”. Ma lei al funerale della vittima non è andata. “E perché avrei dovuto? Ismaele lo conoscevo appena”. E ripete: “Se c’è un posto dove vorrei andare, è in carcere da Igli, il ragazzo che amo”. Fa le sue “condoglianze” alla famiglia del giovane ucciso, ma ricorda che “c’è anche un’altra famiglia disperata”.
Poi Saliji attacca: “Questo è un Paese razzista. Ho visto su Internet i filmati di come hanno provato a linciare Igli e Marjo (il ragazzo di 19 anni, anche lui albanese, che ha aiutato l’amico a nascondere il cadavere) mentre li portavano in manette fuori dalla caserma. C’erano anche i parenti e i cugini di Ismaele. Se ci fossero stati due italiani, invece che due albanesi, non sarebbe successo niente”. Poi, ribadisce che il movente è quello della gelosia che “dietro non c’è nient’altro”.
E’ stata “solo gelosia. Ho letto di tutto, che Igli aveva un debito di soldi con Ismaele, che avevano litigato per una questione di droga… sono tutte bugie. Igli non si drogava, mentre lo sanno tutti che Ismaele fumava erba ed era in certi giri. Non c’entro niente con quello che è successo, eppure ho paura ad uscire di casa. Sto chiusa qui da domenica, a guardare la televisione. Non ho nemmeno più il telefono, me l’hanno preso i carabinieri. Non parlo con nessuno. Possibile che debba vivere così”.