LA TOUSSUIRE. Vincenzo Nibali finalmente trionfa, da uomo solo al comando. Attacca sulla salita che porta al Col de la Croix de Fer, quando mancano sessantasette chilometri all’arrivo di La Touissuire, in cima ad un’arrampicata lunga diciotto chilometri. Il suo attacco fulmina il gruppetto dei migliori. Succede però nel momento in cui Chris Froome ha un incidente meccanico: un granello di catrame gli si infila nel deragliatore posteriore. Froome è costretto a fermarsi. A rincorrere il gruppetto che non ha saputo reagire. Nibali è già lontano.
“Perché non avete stoppato Nibali?”, chiede iroso Froome ad Alejandro Valverde e Nairo Quintana. “L’abbiamo visto voltarsi indietro. Ti ha visto in difficoltà, è schizzato via”. “Storie: io mi sono voltato per parlare con Tanel Kangert, era dall’inizio della tappa che abbiamo attaccato, piazzando in ogni fuga un uomo. Prima Michele Scarponi, poi Kangert… e poi RadioCorsa non ha detto nulla. Solo i distacchi. Se volevano, potevano riprendermi. In questi giorni, ogni volta che cercavo di andar via in fuga, mi ritrovavo a ruota o Froome, o Valverde, o Quintana…”, replica stizzito Nibali.
Sua Altezza la Maglia Gialla considera il gesto irriverente di Nibali pura e semplice lesa maestà. All’arrivo i due si ritrovano dietro la tribuna del podio. Froome è aggressivo, volgare. Insulta Vincenzo. Lo accusa di essere stato scorretto. Peccato dimentichi di aver fatto lo stesso in Olanda, quando il siciliano rimase coinvolto in una caduta: Froome e Contador scatenarono un’azione irresistibile, complice il forte vento, lo misero in bordure, solo contro le folate: Nibali perse un minuto e quaranta secondi.
“Non voglio ripetere le parole che ha usato contro di me. Troppo dure, troppo ingiuste. Se ha avuto un incidente meccanico, è un suo problema. Prima di giudicare, bisognerebbe riflettere, fare ragionare il cervello. Ho preferito non ribattergli. Non mi sembra abbiano usato nei miei confronti alcuna cortesia. E’ il ciclismo”, racconta il corridore siciliano.
“La mia opinione è chiara: quel che ha fatto Nibali non è nello spirito del Tour. Quando sono rientrato nel gruppetto di Contador Valverde e Quintana, ho saputo dagli altri corridori che Nibali mi aveva visto accostare e fermarmi e subito è scattato. Non è stato sportivo. Gli ho detto esattamente quel che pensavo di lui”, replica la maglia gialla. Il tono è duro, risentito.
La verità è che oggi l’eroe della corsa è stato Nibali, non Froome, un poco imballato, tantomeno Nairo Quintana, che doveva sfracellare le montagne savoiarde e ha cavato soltanto un topolino: uno scatto a cinque chilometri dall’arrivo, che non gli è servito granché. Non ha raggiunto Vincenzo. E ha guadagnato su Froome 30 secondi più i 6 di abbuono. Chi ha pagato molto di più sono stati i due spagnoli Valverde e Contador, arrivati 2 minuti e 26 secondi dopo Nibali. Il primo resiste sull’ultimo gradino del podio, ma sente il fiato dell’italiano ormai sul collo. Il secondo è stato superato da Nibali, che è quarto e ha recuperato tre posizioni.
Il nervosismo di Froome non è soltanto legato alla presunta scorrettezza di Nibali. E’ che si ritrova senza squadra, nel momento più delicato del Tour – manca prima di Parigi soltanto la tappa breve ma micidiale con l’arrivo all’Alpe d’Huez, ventun tornanti che potrebbero riservargli una brutta sorpresa (nel 2013 su quelle rampe beccò una cotta terribile e rischiò di perdere il Tour). Questo lo espone agli ultimi disperati assalti di Quintana, che invece dispone di un team formidabile, con l’assist di Valverde, a scompaginare le strategie. Inoltre c’è l’incognita Nibali: tra i due non corre molta simpatia, lo si è visto anche in occasione della caduta di gruppo a mille metri dal traguardo di Amiens. Allora fu Nibali ad accusare Froome di averlo spostato, per sorpassarlo.
Froome dovrà fare a meno dell’amico Geraint Thomas, in crisi profonda. Era quarto in classifica, si è dissolto. Sparito di scena. Adesso è quindicesimo, a 27 minuti dalla maglia gialla. Richie Porte è al gancio. Sull’ultima estenuante salita a La Toussuire, Wouter Poels è scivolato indietro, lasciando il capitano Froome a sbrigarsela da solo.
“Ho pensato che dovevo gestire i tre minuiti di vantaggio che avevo su Quintana senza andare nel panico”, ha detto Froome, cercando di minimizzare la sconfitta. Quanto a Nibali, sono tre giorni che Vincenzo appena può attacca. Sono tre giorni che lo marcano stretto. “Si vede che un Nibali in condizione fa paura”, commenta lui, appagato.
Fa parte del gioco. Ognuno difende la propria posizione. Oggi Nibali è salito al quarto posto, ha superato anche Alberto Contador che fu uno dei furbastri in Olanda. Tra lui e Alejandro Valverde, che è il terzo, ci sono appena un minuto e 21 secondi. Il podio è sempre più vicino. Manca solo l’Alpe d’Huez, che delle salite del Tour è il giudice più impietoso.
“Questa vittoria vuol dire molto per me: è stata un’annata difficile, se ho un rammarico è che rispetto allo scorso anno mi è mancata l’esplosività. Ma ritmo, tenuta, gambe sono quelle di sempre. Mi chiedete se fosse capitato a me, avrei avuto una reazione come quella di Nibali? Non lo so. Quando sono caduto al Giro d’Italia, nella tappa di Montalcino, gli altri non è che si sono fermati… e pure in questo Tour, quando è caduto Contador, non è che Froome e gli altri si siano fermati ad aspettarlo… Il podio? Oggi comunque ho speso moltissimo, sull’Alpe di Huez chi ha ancora energie attaccherà. Vediamo un po’ come risponderanno le gambe. Sapevo che questo sarebbe stato un Tour assai difficile da interpretare perché c’erano tanti bravi attori”.