L'ex Cavaliere accoglie lo strappo dell'ex fedelissimo partito come un'occasione per depurare il partito "dai mestieranti della politica". Poi attacca Salvini: "Problema Rom non si risolve con le ruspe"
Silvio Berlusconi scarica Denis Verdini: “Meglio soli che male accompagnati”. Lo fa parlando ad una convention azzurra nel Torinese dopo 48 ore di silenzio sull’ennesimo strappo interno al partito. Uno strappo che, tuttavia, l’ex premier si aspettava e accolto come una svolta rinnovatrice che vuole dare a Forza Italia, togliendo di mezzo quelli che lui stesso chiama “mestieranti della politica“. L’operazione Verdini, è il messaggio rassicurante che Berlusconi vuol dare a parlamentari e militanti, da un lato rafforzerà il partito e dall’altro porterà a Matteo Renzi più costi che benefici.
Berlusconi inserisce così anche l’ex uomo-macchina del partito, nel gruppo di chi è “salito su Fi” come su “un taxi”. Un gruppo che, di fatto, conta tutti coloro che in Forza Italia decidevano sulle liste (da Schifani allo stesso Verdini) e nel quale l’ex premier inserisce Ncd. “La maggioranza ci è stata usurpata, 32 senatori ci hanno tradito e sono diventati la stampella del governo”, ribadisce, sottolineando come, nel partito, sia “rimasto chi crede nella politica come servizio”.
Ed è partendo da qui che Berlusconi promette la risalita di Forza Italia, anche grazie al suo ritorno in tv a settembre. “Ci riporterà a quel minimo del 20 per cento che è stato il nostro peggior risultato a livello nazionale”, assicura Berlusconi prendendo anche le distanze da Matteo Salvini sulla questione Rom: “è un problema che non si risolve con le ruspe”.
Ma se l’ex Cavaliere si mostra tranquillo, per il gruppo dei ‘verdiniani’ è ormai partito il conto alla rovescia. Dovrebbe chiamarsi Azione Liberale Popolare e conterà su 10-12 senatori, nonostante le smentite susseguitesi in queste ore da alcuni dei ‘papabili’. Di certo, ci saranno i senatori Gal Lucio Barani, Vincenzo D’Anna e Antonio Scavone (probabilissimo anche Giuseppe Compagnone mentre è sicuro lo smarcamento di Giuseppe Ruvolo), ai quali, secondo rumor parlamentari, si aggiungono un paio di fittiani e, da Fi e dal Misto, Riccardo Mazzoni e alcuni nomi ancora ‘coperti’.
Non è chiaro, infatti, il destino degli ‘indecisi’ come gli azzurri Auricchio e Villari o l’ex Fi Conti. Ma D’Anna, uno dei grandi tessitori del nuovo gruppo, assicura: “I numeri ci sono e la prossima settimana, verosimilmente mercoledì, presenteremo, con una conferenza stampa, il nostro documento programmatico”.
“Berlusconi vuol rinnovare il partito attraverso un casting di persone di bella presenza ma senza spessore politico”, attacca D’Anna negando un futuro ingresso dei ‘responsabili’ nel Pd e una permanenza “nell’opposizione”. Ma, sottolinea, se Renzi incentiverà il suo riformismo liberale, è a lui e non certo a Grillo o Salvini che bisognerà guardare.
“Siamo un aggregatore che si pone su una linea riformista necessaria per l’Italia”, è il manifesto tracciato da D’Anna per un gruppo che guarda con interesse anche alla sponda fittiana e alfaniana (da Ncd potrebbe arrivare anche un senatore ‘in prestito’) e potrebbe risultare decisivo per gli equilibri maggioranza-opposizione soprattutto nelle commissioni, a cominciare dalla Affari Costituzionali. Con un punto interrogativo: l’atteggiamento di Berlusconi sulle riforme. Perché una sua riapertura al dialogo con Renzi azzererebbe, in termini numerici, l’effetto dei ‘responsabili’.