La Agm Costruzioni è una delle aziende riconducibile a presunti affiliati al clan nell'inchiesta sulla Cpl Concordia. Oggi è in liquidazione, ma nel 2009 le venne affidato il progetto nel paese in provincia di Lucca per la costruzione della piscina comunale. Pd: "Perché l'amministrazione avviò un procedimento di annullamento e poi fece marcia indietro?". Sindaco: "Non abbiamo nessuna responsabilità nel fallimento dell'operazione"
Strascichi della maxi inchiesta su Cpl Concordia, arrivano anche in Toscana, fin dentro la piscina comunale di Altopascio. Tra i sequestri di beni di presunti affiliati al clan dei casalesi ha coinvolto anche una ditta con interessi in provincia di Lucca.
La Agm Costruzioni, oggi in liquidazione, nel 2009 fu aggiudicataria di un complesso project financing per la costruzione di una grande piscina nel Comune di Altopascio. La ditta appartiene all’imprenditore Antonio Piccolo, finito in carcere con l’accusa di associazione di stampo camorristico nell’ambito dell’inchiesta sulla metanizzazione di Ischia. Secondo l’antimafia napoletana è vicino alle famiglie Schiavone e Zagaria. I lavori affidati alla sua Agm, per un importo di circa 5 milioni di euro, non sono mai iniziati. La minoranza in consiglio comunale sottolinea oggi con un comunicato i “molti aspetti e i passaggi controversi che, in tempi non sospetti, abbiamo segnalato alla prefettura: in primis i contenuti del contratto, tutt’ora in essere, per cui il Comune sarebbe risultato garante verso le banche per l’intero importo dei lavori. Una società, la Agm costruzioni, che negli anni ha cambiato veste varie volte, tra cui una s.r.l. con 10.000 euro di capitale neanche versato interamente”.
“Ci domandiamo altresì”, continuano i consiglieri in quota Pd, “perché, la scorsa estate, una volta che la società Agm era entrata in liquidazione volontaria, l’amministrazione, dopo aver sentito il parere di un autorevole avvocato, avesse deciso un procedimento di annullamento in autotutela poi però interrotto bruscamente dopo aver ricevuto una lettera dal legale della società, che per un gioco di coincidenze è risultato essere anche cugino del segretario comunale di Altopascio. Sono domande semplici, alle quali finora non si è saputo rispondere.”
Sentito da ilfattoquotidiano.it il sindaco di Altopascio, Maurizio Marchetti, ha confermato che in passato più volte ha richiesto notizie sulla vicenda agli enti preposti, la prefettura in particolare, ricevendo sempre rassicurazioni. In un comunicato stampa il comune di Altopascio annuncia di aver sospeso, in autotutela, ogni rapporto con la Agm Costruzioni. “Mi preme sottolineare alcuni elementi – continua il sindaco – che confermano che noi non abbiamo alcuna responsabilità nel fallimento di questa operazione, alla quale abbiamo fortemente creduto, essendo questo l’unico sistema per dotare il territorio di una struttura di questa dimensione e qualità”. Dal canto suo, la prefettura di Lucca, sentita da ilfattoquotidiano.it si trincera dietro un “la richiameremo”.
Ma non c’è da star troppo tranquilli. Sin dal 2008 le diverse relazioni sulle infiltrazioni mafiose in aree non tradizionali, sottolineano quanto il Comune di Altopascio e la zona di Lucca siano a rischio: negli anni scorsi diverse indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze hanno acceso una luce sugli interessi criminali nel territorio.
Nel Comune di Altopascio è presente una villa confiscata alla ‘ndrangheta e completamente distrutta da ignoti. Diversi incendi di natura dolosa si sono verificati negli anni scorsi. Altri riferimenti si ritrovano in alcune indagini della Dda di Napoli sulla camorra e nella relazione della Commissione parlamentare antimafia del 2008: “Anche la Toscana è interessata dalla presenza di elementi di tale cosca, come dimostra il tentato omicidio del nomade Sebastian Fudorovic, avvenuto il 7 marzo 2006, ad Altopascio (Lucca), ad opera di Giuseppe Lombardo, elemento organico alla famiglia Facchineri di Cittanova”.
Qualche mese fa, la stessa Direzione Nazionale Antimafia sottolineava la presenza di procedimenti giudiziari riguardanti “due associazioni, l’una finalizzata a commettere estorsioni, incendi, minacce, danneggiamenti di beni mobili e immobili ai danni di imprese della zona di Lucca, l’altra al traffico di droga (…) La vicenda dimostra come la sottovalutazione delle infiltrazioni mafiose potrebbe avere in Toscana le gravi conseguenze registrate in altre regioni come Lombardia, Piemonte, Liguria“.