Delle opposizioni politiche si fa beffe. Delle contestazioni si schernisce. Ma ignorare le parole delle multinazionali che per la Fifa valgono centinaia di milioni sarà molto più difficile. Per Joseph Blatter in questo momento il nemico più pericoloso sono proprio gli sponsor che per anni hanno fatto la sua fortuna. Il comitato esecutivo straordinario, fissando la data delle prossime elezioni al 26 febbraio 2016, lo ha di fatto lasciato a capo del calcio mondiale per altri nove mesi dopo le dimissioni di maggio. La Visa, però, non si arrende e torna a chiedere un “cambiamento molto più significativo” del progetto di riforma lento e blando messo in cantiere da Blatter.
L’assemblea di questa settimana ha rappresentato l’ennesima vittoria per il dirigente svizzero, abile a placare la rivolta e guadagnarsi altro tempo al comando. A mettergli i bastoni tra le ruote potrebbe essere la joint venture finanziaria leader mondiale nel mercato delle carte di credito, che è anche uno dei principali sponsor della Fifa. Il capo esecutivo Charlie Scharf ha convocato appositamente una conferenza stampa per attaccare Blatter e definire “del tutto inadeguata” la sua risposta alla crisi, dopo lo scandalo corruzione esploso a maggio in concomitanza dell’assemblea elettiva.
“Cerchiamo di mantenere al top l’immagine del nostro brand. E cerchiamo partner che pensino e agiscano come noi. In questo momento credo che la Fifa non sia più all’altezza di questi standard. Le ultime decisioni dimostrano una scarsa consapevolezza della gravità della situazione e della serietà di cambiamento di cui c’è bisogno” ha detto Scharf. La Visa chiede essenzialmente due cose per “uscire dalla crisi e riacquistare credibilità”: “Una commissione indipendente che formuli delle proposte di riforma”. E soprattutto “un cambiamento radicale nella leadership: nessuna riforma significativa potrà essere fatta sotto l’attuale governance”. Una frecciata a Blatter, ma anche all’uomo da lui scelto per guidare la task-force per le riforme: a presiedere la commissione sarà Domenico Scala, dirigente italo-svizzero che gode di grande stima, ma la Visa avrebbe preferito una personalità senza legami precedenti con la Fifa e i suoi vertici.
“Il calcio è un grande sport, noi vorremmo essere onorati di venire associati ad esso e alla Fifa”, ha concluso Scharf. Adesso, però, non è più così. Blatter resta al suo posto e se la situazione non cambierà la Visa potrebbe rivedere il suo impegno economico. Una minaccia che non può essere presa sotto gamba. La joint-venture ha un contratto da decine di milioni di euro, e per la Fifa gli sponsor sono fondamentali: valgono circa 400 milioni di dollari su un fatturato che nel 2014 ha toccato quota 1,7 miliardi. Le multinazionali, temendo un danno alla propria immagine, si erano già allarmate dopo lo scandalo di maggio e le ultime mosse di Blatter non le hanno affatto rassicurate. Il grande capo del pallone può ignorare le proteste dei media e dell’opposizione, ma non di chi porta così tanti soldi nelle casse della Fifa. Il suo impero, in fondo, si è sempre retto su di essi.
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