Una sentenza “pericolosa e ideologica” che intacca gravemente “la garanzia di libertà di educazione richiesta anche dall’Europa“, mettendo fortemente a rischio la “sopravvivenza” degli istituti paritari. A parlare è il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, che attacca la pronuncia della Cassazione, secondo cui gli istituti religiosi dovranno pagare la tassa sugli immobili. La Corte ha infatti accolto la richiesta del Comune di Livorno che nel 2010 aveva spedito a due scuole avvisi di accertamento per omessa dichiarazione e omesso pagamento dell’Ici per gli anni dal 2004 al 2009. E anche il giudizio del governo non è positivo: la decisione dei giudici, ha detto, il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, mette a rischio la parità scolastica. Non solo: il ministro Stefania Giannini pensa che “ci sia una riflessione da fare”, visto che in regioni come il Veneto, senza paritarie, Stato e Regione “si troverebbero in enormi difficoltà economiche e strutturali”. E aggiunge: i giudici dicono “che c’è un trattamento diverso” tra pubbliche e paritarie “perché sono istituzioni diverse”.
E anche la Regione Lombardia condivide le preoccupazioni espresse dal mondo cattolico e annuncia di essere pronta, se sarà necessario, a “provvedimenti ad hoc” per sostenere le paritarie. “Rappresentano una percentuale importante del sistema scolastico lombardo dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori – ha dichiarato l’assessore all’Istruzione, formazione e lavoro, Valentina Aprea – La Regione ha sempre sostenuto il sistema delle scuole paritarie attraverso il buono scuola e, nonostante ciò, non sono pochi gli istituti che hanno chiuso l’attività a causa dell’aggravio di spese di funzionamento e di tasse“.
Galantino: “Attenzione a non farsi mettere il prosciutto sugli occhi dall’ideologia” – Dati alla mano, il segretario generale della Cei – convinto che la sentenza limiti fortemente “la garanzia di libertà sull’educazione che tanto richiede anche l’Europa” – ricorda che “ci sono un milione e 300 mila studenti nelle scuole paritarie. Bisogna anche sapere che a fronte dei 520 milioni che ricevono le scuole paritarie, lo Stato risparmia 6 miliardi e mezzo. Attenzione, dunque, a non farsi mettere il prosciutto sugli occhi dall’ideologia”.
Galantino ci tiene poi a precisare che “parliamo di scuole pubbliche paritarie” non solo “di scuole cattoliche“. E avverte: “Impariamo a chiamare le cose con il loro nome. Lo stesso ministro Giannini, in maniera illuminata, sta cercando di fare percepire che le scuole paritarie sono pubbliche”. Poi esprime tutto il suo dissenso e la preoccupazione: “Siamo davanti a una sentenza pericolosa. Chi prende decisioni, lo faccia con meno ideologia. Perché ho la netta sensazione che con questo modo di pensare, si aspetti l’applauso di qualche parte ideologizzata. Il fatto è che non ci si sta rendendo conto del servizio che svolgono le scuole pubbliche paritarie“.
E si rivolge anche alla magistratura: “Chi conosce realtà della Chiesa cattolica che non pagano, lo denunci, subito. Mi rivolgo anche alla magistratura”. Una sentenza “pericolosa due volte”, sottolinea ancora il segretario generale della Cei, perché, oltre “al discorso tutto ideologico”, “come ha detto giustamente il presidente della Fidae si rischia davvero la chiusura di queste scuole. Ma la chiusura delle scuole paritarie vuol dire limitare la libertà. E’ la stessa Europa – ricorda ancora il segretario della Cei – che ci chiede garanzie sulla libertà educativa. Quello che pericolosamente caratterizza l’Italia è l’ideologizzazione passata all’estremo. Smettiamola di pensare che sia la Chiesa cattolica ad affamare l’Italia”.
Giannini: “tema da affrontare nel quadro di riferimento europeo” – Il ministro Giannini, oltre a precisare le eventuali difficoltà economiche che deriverebbero da alcune regioni a seguito del provvedimento, ricorda che in Veneto “il 67% della educazione infantile e della scuola primaria è coperta dalle scuole paritarie”. A margine della firma nel Palazzo della Regione della Valle d’Aosta di un protocollo d’intesa relativo alla riforma scolastica, il ministro ha sottolineato che la sentenza riguarda un “capitolo che non è di mia pertinenza, quindi non lo commento nel merito”.
Ha spiegato poi che “il nostro provvedimento non interviene certo sulle questioni che riguardano le amministrazioni locali e le scuole. Interviene su un altro principio, dal mio punto di vista assai più fondante, quello della libertà di scelta educativa, con una, per carità, simbolica, diciamo, possibilità di riconoscimento alle famiglie che o scelgono o sono talvolta anche obbligate a scegliere”.
Più in generale, ha sottolineato il ministro, “il tema delle scuole paritarie dal mio punto di vista – la legge riflette questo punto di vista che non è solo mio, è della maggioranza di governo – va affrontato in un quadro anch’esso europeo di riferimento”. E conclude: “L’Italia l’ha fatto 15 anni fa, con una belle legge a firma Berlinguer che così sintetizzo: ‘La Repubblica italiana è dotata di un sistema nazionale pubblico, statale e non statale. E’ un sistema integrato dell’istruzione, un sistema che lo Stato si impegna ovviamente con modalità differenti, a far sviluppare e non declinare'”.