“Abbiamo saputo che quest’uomo ha una figlia malata. Purtroppo. Nel nostro piccolo, se vorrà, faremo ciò che è nelle nostre possibilità per rendere meno dolorosa e solitaria la sua sofferenza“. Chi parla a nome della sua famiglia è Piero Fassi, padre di Maria Luisa, la tabaccaia di Asti massacrata con 45 coltellate lo scorso 4 luglio. A ucciderla è stato Pasqualino Folletto, 46 anni, magazziniere reo confesso, che l’ha rapinata, portandole via 800 euro. Uno dei tre figli di Folletto è malato, ma alla base del suo gesto ci sarebbero anche debiti di gioco.
A La Stampa Fassi rilascia poche dichiarazioni, tutte volte a manifestare aiuto e nessun rancore nei confronti dell’assassino della figlia, che Piero Fassi non definisce mai “killer”. Già nei giorni scorsi, una volta appreso dell’arresto, aveva dichiarato: “Non ci diamo ancora pace, ma quell’uomo un po’ mi fa pena”. Al quotidiano torinese precisa che “la sua famiglia (di Folletto, ndr), uccisa anch’essa da un gesto folle, non ha colpa per tutto questo”. E conclude: “Di questo argomento non parleremo più. D’ora in avanti, quello che accadrà tra la nostra famiglia e la moglie e le figlie del signore arrestato resterà solo una questione nostra, e della nostra coscienza“.
Folletto è rinchiuso in isolamento nel carcere di Quarto D’Asti e lunedì 27 luglio è attesa l’udienza di convalida del fermo davanti al gip Giorgio Morando e ai due legali dell’uomo, Sara Merlino e Stefano Romagnolo. Le accuse sono di rapina aggravata e omicidio volontario, aggravato dalla crudeltà per le 45 coltellate con cui si è accanito sulla tabaccaia. “L’ho fatto per i miei figli, ero senza soldi. Urlava, non ci ho capito più niente”, ha spiegato Folletto, che dopo avere lasciato la donna agonizzante in una pozza di sangue è fuggito con il bottino della rapina, che ha detto di avere speso al supermercato. Sua moglie, Silvana Messa, 46 anni, casalinga, sarebbe tornata a Torino dai suoi familiari insieme ai tre figli.