“Il tema dei colloqui rubati impatta certamente sulla privacy, ma molte volte è così che si colpiscono i criminali“. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, interviene nel dibattito sull’emendamento firmato dal deputato del Nuovo centrodestra e membro della commissione Giustizia Alessandro Pagano. Il provvedimento è stato inserito con un blitz notturno nella legge delega sulla riforma del processo penale che colpisce chi pubblica materiale raccolto all’insaputa dell’interlocutore e potenzialmente, dunque, molte delle inchieste giornalistiche che non diventano necessariamente prova in un processo. Ma adesso scende in campo anche la magistratura. A suscitare il timore dell’Associazione nazionale magistrati, più che per la norma sulle registrazioni nascoste, è quella che costringe il pm a chiudere l’inchiesta in soli tre mesi. “Altro che intercettazioni, qui sono a rischio tutte le grandi indagini per terrorismo, mafia, corruzione”, dice a Repubblica il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Rodolfo Maria Sabelli.

Sul fronte politico intanto i Cinque stelle hanno già bollato l’emendamento come “una porcata a danno della libera informazione”. Riconoscendo a Matteo Renzi “il merito” di aver superato Silvio Berlusconi. L’ex Cavaliere “voleva mettere il bavaglio alla stampa, mentre il premier – dicono i pentastellati – va ben oltre: questa è un’epurazione di massa”. Nel dibattito però non è entrato il partito di maggioranza, il Pd, che non ha ancora espresso una posizione ufficiale. Le uniche parole di peso le ha pronunciate il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ha espresso le proprie “riserve e perplessità”. Un giudizio che non piace a Pagano: “La maggioranza è una. Il partito è uno. Chiarisca”.

Anm: “Con questa norma ‘Mafia Capitale’ non sarebbe stata possibile”
Per Pagano “l’impianto” deve rimanere “così com’è”. Ma adesso anche i magistrati attaccano il ddl. Soprattutto la norma che riguarda i tempi di indagine. “Oggi il pm ha fino a 2 anni di tempo per investigare, ma poi non ha un termine altrettanto rigido per attendere le informative di polizia, studiare gli atti e fare le eventuali richieste cautelari – spiega Sabelli a Repubblica – Invece questa norma lo costringe a chiedere in modo tassativo il rinvio a giudizio o l’archiviazione entro tre mesi dalla fine delle indagini, pena l’avocazione del procedimento”. “In indagini complesse come quelle di mafia, terrorismo e corruzione – continua – solo ascoltare migliaia di intercettazioni, scrivere informative di polizia e le eventuali richieste di misure cautelari, per migliaia di pagine, richiede parecchi mesi. Ipotizzarne solo tre significa amputare le indagini”. Solo per fare un esempio chiarisce il magistrato: “Con questa norma Mafia Capitale non sarebbe esistita”.

“Non difendo chi danneggia gli altri con la diffusione di registrazioni fraudolente – spiega ancora il presidente dell’Anm – anche se mi chiedo se sia proprio una norma necessaria visto che nel codice ci sono già due articoli per punire condotte di questo tipo. Mi riferisco alla diffamazione e all’interferenza illecita nella vita privata”. Secondo Sabelli poi “il diritto all’informazione va assolutamente salvaguardato. Quindi le strade possibili sono due: prevedere un’aggravante nella diffamazione per chi offende utilizzando registrazioni fraudolente. Oppure dire espressamente che l’attività del giornalista è esclusa, secondo la nota giurisprudenza in tema di rapporto tra reato di diffamazione e diritto di cronaca e di critica”.

Cantone: “Molte volte con i colloqui rubati si mandano in galera i criminali”
Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione invece porta esempi concreti: “Il tema dei colloqui rubati impatta certamente sulla privacy delle persone e anch’io trovo giusto che ci siano limiti alla divulgabilità delle intercettazioni. Ma – sottolinea il magistrato sul Corriere della Sera – quante volte i soggetti, vittime di estorsioni, penso a tanti imprenditori, sono andati all’appuntamento coi loro aguzzini con un registratore nascosto, una trasmittente. E’ proprio grazie a quei colloqui rubati che è stato possibile inferire dei colpi seri alla criminalità organizzata. Ho capito: il registratore nascosto è uno strumento invasivo, può danneggiare immagini e reputazioni… Sì ma intanto l’estorsore è finito in cella”, conclude Cantone.

Pagano (Ncd): “Nessuna modifica a impianto. Orlando chiarisca la sua posizione”
Non ammette nessun passo indietro invece il “padre” dell’emendamento: “L’impianto del mio emendamento resta così com’è” dice Pagano in un’intervista a La Stampa, sostenendo che il diritto all’informazione resta garantito: “E’ punito chiunque diffonda registrazioni fraudolentemente effettuate al fine di recare danno alla reputazione o all’immagine altrui. Se uno fa giornalismo vero di certo non potrà essere punito”. Una piccola apertura sulle pene: “Siamo pronti a confrontarci. Non sono un dogma. Ma bisogna restare dentro questa logica. L’alternativa è la logica dei Cinque stelle, mentre questa è una battaglia di civiltà. Non si può tornare indietro”. Neanche se il prezzo politico per la maggioranza dovesse alzarsi? “Per il Nuovo centrodestra si tratta di un punto irrinunciabile”.

Pagano poi torna sulle dichiarazioni del ministro della Giustizia che a ilfattoquotidiano.it aveva dichiarato: “Ho riserve di carattere generale, sulle sanzioni ho delle perplessità” (guarda). “Siamo rimasti molto sorpresi dalle parole del ministro Orlando – attacca il deputato Ncd – Credo che dovrebbe chiarire il senso delle sue parole, ma innanzitutto a sé stesso. La maggioranza è una. Il governo è uno”. Pagano non specifica se con il premier Renzi ci sia già un accordo con l’emendamento: “Il mio partito è compatto e i suoi principali esponenti hanno parlato con una sola voce in difesa dell’emendamento. E’ evidente – continua Pagano – che ci sia una condivisione ai massimi livelli. Tra l’altro in ogni maggioranza esistono delle linee guida. Basterebbe rispettarle”.

Viceministro Giustizia (Ncd): “Ok a miglioramenti, ma la norma non verrà soppressa”
Gli fa eco il viceministro della Giustizia Enrico Costa, anche lui in Ncd “Non è in discussione il diritto di cronaca. Ma bisogna evitare abusi che rovinino la vita delle persone”. Siamo “disponibili a migliorare la norma sulle registrazioni rubate – dice a la Repubblica – ma non abbiamo nessuna intenzione di sopprimerla“. Il viceministro nega che la norma Pagano sia stata fatta perché potrebbe servire alla sua collega di partito Nunzia De Girolamo, registrata a sua insaputa da un dirigente Asl: “E’ un sacrosanto principio di delega che produrrà un articolo di legge generale e astratto. Ogni volta che si parla di tutela della riservatezza si cerca sempre di trovare un collegamento con fatti specifici”.

Garante privacy: “Punto di equilibrio, bisogna tutelare il diritto alla vita privata”
“In questione non è il diritto dei giornalisti di pubblicare notizie di rilevanza pubblica, anche se non strettamente attinenti al processo. E nemmeno la messa in onda di video e colloqui sui quali si basano trasmissioni come le Iene. No, il discorso è molto più ampio. Si tratta di tutelare il diritto alla vita privata dei cittadini troppe volte violato”. A dirlo dalle colonne de La Stampa è il garante della privacy Antonello Soro secondo cui “l’obiettivo della delega al governo è di trovare un punto di equilibrio che interrompa il fenomeno distorsivo delle intercettazioni date in pasto, senza alcun filtro, al processo mediatico che precede il processo vero e proprio”.

Soro è soddisfatto: la delega “va nella direzione da me indicata nella mia lettera a Renzi del 2 aprile. Chiedevo che si mettesse fine alla ‘pesca a strascico’ nelle vite degli altri perché una cosa è certa: oggi a venire colpito maggiormente non è il diritto all’informazione ma la vita privata dei cittadini grazie all’uso di vecchi e nuovi strumenti tecnologici”.

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