Oggi alla Camera le norme-scandalo sul processo penale. Parla il procuratore di Reggio Calabria: "Grave punire chi cerca di scovare criminali, noi abbiamo bisogno dell'aiuto dei cittadini per raccogliere prove. Il limite di 3 mesi per finire le inchieste? Ridicolo. Il Parlamento? Sembra un lavandino otturato"
“Un grande regalo ai criminali”: il giudice Nicola Gratteri fatica a prendere seriamente quei provvedimenti nascosti nella riforma del processo penale che renderebbero di fatto “impossibili le indagini di mafia”.
Gratteri, partiamo dal divieto di registrare un colloquio di nascosto: si rischiano fino a quattro anni di carcere.
Noi sproniamo continuamente i cittadini a collaborare con lo Stato nella lotta alle mafie, chiediamo che denuncino, che non siano omertosi. È davvero molto grave lanciare il messaggio che lo Stato adesso vuole l’opposto, ovvero punire l’imprenditore che ha la prontezza di registrare col cellulare chi lo minaccia o gli chiede il pizzo. Anche perché gli avvertimenti avvengono una volta sola, poi arrivano le bombe. Non possiamo permettere contraddizioni così evidenti, e abbiamo davvero bisogno dell’aiuto della gente nella raccolta della prova.
La sua commissione ha introdotto varie proposte, alcune tacciate di eccessiva severità a tutela della privacy.
Ma qui non si parla di un terzo che viene intercettato per errore o della vita privata di qualcuno che, pur non avendo nulla a che fare con un reato, finisce sui giornali. Io proteggo il diritto alla privacy di chi non fa nulla di male, non il diritto del mafioso a chiedere il pizzo in pace. Questa proposta è un grande deterrente per chi vuole aiutarci nella lotta alle mafie: non vi è maggiore tutela del privato, non vi è tutela delle indagini. In più lede il diritto di informazione.
C’é di più: il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, intervistato ieri da “Repubblica”, ha spiegato che la norma Pagano “costringe a chiedere in modo tassativo il rinvio a giudizio o l’archiviazione entro 3 mesi dalla fine delle indagini, pena l’avocazione del procedimento”. Niente più indagini integrative e “tempi supplementari” quindi…
Spero che questa sia solo una sciocchezza. Faccio fatica a credere che sia una proposta seria. Abbiamo bisogno di norme che semplificano, non di ghigliottine che ci impediscono di trovare le prove.
Si può fare un’indagine per mafia o terrorismo in così poco tempo?
È impossibile. Può solo essere un’ipotesi di scuola, ma non succede mai. A volte anche dopo 2 anni di lavoro ci ritroviamo con l’acqua alla gola.
Cosa accadrebbe se una norma del genere venisse approvata ?
Non penso proprio che sia possibile: una cosa del genere segnerebbe la fine delle indagini per mafia. Tre mesi non bastano neppure per dimostrare un’estorsione. Siamo al ridicolo.
La stupisce che proposte del genere, dal bavaglio alla ghigliottina, arrivino da un governo di centrosinistra?
Onestamente mi sembra che ci sia molta confusione. Ho avuto modo di vedere da vicino come lavora il Parlamento: sembra un lavandino otturato. Ci sono troppe riforme, troppi decreti legge che ingolfano tutto, e tante proposte sullo stesso tema. Anche se poi si arena tutto. In questo caso, c’è da sperarci. Le norme di cui stiamo parlando sarebbero un gran regalo alle mafie, anche se stento a credere che il Parlamento possa davvero fare una cosa del genere.
da il Fatto Quotidiano del 27 luglio 2015