Allo stato attuale, i 300 km della ciclovia del Danubio che attraversano l’Austria generano ogni anno 71,8 milioni di euro di indotto per il tessuto economico locale, mentre ogni km della ciclovia della Loira genera ogni anno 37 mila euro di di indotto per l’economia locale.
Sono numeri niente male per dei paesi dal clima continentale, in cui per buona parte dell’anno piove o addirittura nevica. Verrebbe da chiedersi: cosa succederebbe se si portasse la stessa formula laddove ci sono condizioni climatiche più favorevoli, per esempio nel Sud Italia?
La formula è facile da scovare: c’è della gente che paga per andare a pedalare lungo dei fiumi. Questo perché i fiumi, scorrendo in discesa, riducono al minimo lo sforzo della pedalata. Roba, insomma, non per sportivi, ma per gente a cui piace andarsene in giro a scoprire il mondo in tranquillità, senza fretta. Per rendere la cosa un po’ più piacevole, sarebbe utile che questi fiumi attraversassero dei luoghi interessanti da guardare e da visitare (tipo Vienna o i castelli lungo la Loira) e se poi c’è una cucina locale che sappia invitare il viandante a mettere le gambe sotto al tavolo, il gioco è fatto.
Purtroppo, però, ci sono regioni del Sud Italia che non possono contare sulla presenza di grandi fiumi. Per fortuna, però, laddove non è arrivata la natura, è riuscito ad arrivare l’uomo. Come in Puglia, dove, per far fronte alla cronica carenza d’acqua, nel 1915 fu inaugurato l’Acquedotto Pugliese, il più grande d’Europa.
L’acquedotto pugliese è stato costruito sfruttando il dislivello del terreno e si presenta, quindi, come una specie di fiume nascosto che, partendo dall’Irpinia, attraversa tutta la regione fino ad arrivare alla punta del tacco: Santa Maria di Leuca.
Cosa succederebbe se si applicasse la formula di cui sopra a questo contesto?
Si finirebbe per aver una ciclabile di 450 km che attraversa luoghi tipo Castel del Monte, passa accanto ai canyon della Murgia, sfiora le Grotte di Castellana e, dopo essere passata per i trulli della Valle d’Itria, arriva finalmente agli uliveti secolari del Salento e, quindi, al mare. Orecchiette, fave, pomodori, mozzarelle, capocollo, olio extravergine d’oliva e primitivo di Manduria a pioggia.
Che dite? Funzionerebbe?
C’è chi ci ha già pensato, e infatti l’anno scorso è stato inaugurato un primo tratto di 10 km della Ciclovia dell’Acquedotto che attraversa il comune di Locorotondo (BA), dove ho scattato la foto in alto. Il problema è che non si sa ancora quando e sei restanti 440 km verranno realizzati.
Da meno di un mese si è insediata la nuova giunta regionale: all’assessore ai trasporti, infrastrutture e lavori pubblici, Giovanni Giannini, è già stata indirizzata una petizione che chiede proprio il completamento della Ciclovia dell’Acquedotto nell’arco del proprio mandato e che sta raggiungendo in questo momento quota 10 mila firme.
Completamento significa, per buona parte, pulizia e riqualificazione di percorsi già esistenti, manutenzione e segnalazione. Niente di particolarmente dispendioso.
Facendo un semplice e approssimativo calcolo, se la Ciclovia dell’Acquedotto dovesse avere la stessa “produttività per chilometro” della Ciclovia della Loira, significherebbe poter contare su un’infrastruttura in grado di generare ogni anno 166 milioni di euro di indotto per il territorio, con la semplice differenza che nella Loira i giorni pedalabili sono molto meno che in Puglia e il cibo, beh, avete capito, no?
L’ex ministro del turismo, Massimo Bray, questa cosa sembra averla capita:
Bikeitalia.it da sempre si pone un obiettivo semplice e ambiziosissimo: rendere l’Italia un paese ciclabile. Oggi, la…
Posted by Massimo Bray on Lunedì 20 luglio 2015
Ora io mi chiedo, chiedo a voi e all’assessore Giannini: esiste un possibile motivo per non realizzarla?
La petizione di Change.org