Roberto Chiappini, parmigiano di 37 anni, ha seguito la sua passione: esperto di immersioni, ha aperto col fratello una struttura per esplorare i fondali dell'Oceano. “Se tornassi indietro, lo rifarei di nuovo. Penso che spesso ci voglia più coraggio a restare che a partire”
Lasciarsi alle spalle l’Italia per inseguire la propria passione e diventare imprenditore a migliaia di chilometri di distanza, in un altro continente, mescolandosi a un’altra cultura. Lo ha fatto Roberto Chiappini, parmigiano di 37 anni, che da otto ha cominciato la sua avventura nel nord dell’Indonesia, vicino alla città di Manado, dove insieme al fratello Alessandro ha aperto un diving resort a pochi metri dal mare incontaminato all’incrocio tra Oceano Pacifico e Oceano Indiano, dove si possono trovare le specie più rare di creature acquatiche.
“A Parma ero presidente del Contap, Consorzio associato a Unione Radiotaxi d’Italia – racconta – Ho sempre lavorato, ma avevo in mente il progetto di dedicare cinque anni della mia vita a una nuova attività legata al mio amore per il mare e per il sub, sport che pratico da anni. Così alla fine del 2006 mi sono dimesso dalla presidenza del Consorzio, ho venduto la mia licenza da taxista, e sono partito”.
Oggi il Kalinaun Resort, che sorge nella regione del nord Sulawesi e prende il nome da un piccolo villaggio di pescatori, è un paradiso conosciuto e amato dai sub e dagli appassionati di fotografia subacquea, un’oasi immersa nella natura in un posto lontano dalla civiltà moderna, dove la temperatura non scende mai sotto i 28 gradi e tra i fondali si possono incontrare animali marini unici, le creature speciali che nel gergo di settore vengono definite critters.
“Questa zona ultimamente sta vivendo un periodo di sviluppo turistico ed economico. Quando ho scelto di stabilire qui l’attività, l’ho fatto per la bellezza e unicità dell’ecosistema marino, ma anche perché cercavo un posto che offrisse opportunità dal punto di vista della tassazione, delle leggi nazionali sugli investimenti e che avesse un costo del lavoro basso, perché non ero ricco. – continua Roberto – All’inizio ho investito tutti i risparmi che avevo e ho lavorato senza sosta: con mio fratello abbiamo comprato il terreno e con l’aiuto della manodopera locale abbiamo costruito con le nostre mani il resort”.
La struttura, a un’ora di strada da Manado, è situata tra due zone di maggiore interesse subacqueo al mondo e oltre ai classici servizi di albergo, offre la possibilità di usufruire di due centri diving collegati ai due ecosistemi acquatici dell’arcipelago Bangka e dello stretto di Lembeh. Ogni giorno vengono organizzate immersioni subacquee per ammirare e fotografare rare specie di animali acquatici come i pesci rana, i pesci ago fantasma e i cavallucci marini pigmei.
Dal Kalinaun inoltre si può raggiungere il parco di Tangkoko, uno dei pochissimi posti al mondo in cui è possibile vedere il tarsio, una scimmia notturna di piccole dimensioni in via d’estinzione. “Alle persone che arrivano offriamo la nostra competenza di istruttori sub, un ambiente famigliare e tranquillo unito alla cucina italiana e indonesiana. È un posto pensato per gli appassionati di immersioni e di fotografia subacquea, personalizziamo il servizio a seconda delle esigenze degli ospiti, accompagnandoli nelle escursioni e programmando insieme gli itinerari. – spiega – Anche per questo abbiamo fatto la scelta di non lavorare con tour operator, perché non vogliamo ricevere persone che non siano consapevoli di quello che possono trovare qui da noi”.
In questi anni Roberto ha realizzato documentari sulle creature marine avvistate nel corso delle sue immersioni dal resort, che quando fa ritorno in Italia annualmente presenta nei club di subacquea o nelle sedi istituzionali, per mostrare agli amanti dei fondali la ricchezza che si nasconde nel mare indonesiano. “Torno regolarmente in Italia per rivedere i miei genitori e gli amici di sempre, i legami mi mancano” dice Roberto, che però rispetto al progetto che ha realizzato aggiunge: “Se tornassi indietro, lo rifarei di nuovo. Penso che spesso ci voglia più coraggio a restare che a partire”.
Tra qualche tempo non troppo lontano però Chiappini non esclude l’idea di lasciare l’Indonesia per avvicinarsi un po’ di più all’Europa, anche se l’unica certezza è che nel suo futuro non ci sarà un ritorno definitivo in Italia: “Ho tanti altri progetti da portare avanti, ma in Italia per ora non voglio tornare: sono sempre stato attaccato all’idea di patria, ma ora mi vergogno della situazione italiana: ho sfiducia nella classe politica, nel sistema di giustizia, e inoltre c’è un sistema fiscale complicato ed esagerato, un costo del lavoro impossibile da affrontare. In Italia non sarei mai riuscito a fare quello che ho realizzato in Indonesia”.