Gli anni dei gay sono come gli anni dei cani: ognuno ne vale almeno cinque. E allora, checché ne pensino i diretti interessati, arrivati alla soglia dei quarant’anni gli omosessuali sono più vicini all’età di Matusalemme che a quella di Justin Bieber.
E visto che tempus fugit, non c’è nemmeno un minuto da perdere. Ecco le cinque cose che un gay deve assolutamente fare prima dei quarant’anni.
1. Smettere di ballare in discoteca senza maglietta. Anche perché persino il più healty e fit degli omosessuali prima o poi dovrà fare i conti con la legge di gravità, e quelli che erano sodi e vigorosi pettorali sono destinati a diventare tettine cadenti come le stelle nella notte di San Lorenzo. E alla nostra età, come se non bastasse, un refolo di vento potrebbe essere letale.
2. Organizzare una vacanza d’addio a Mykonos, promettendo di fronte a Dio e agli uomini di non tornarci più. Dal quarantesimo compleanno in poi, le ferie vanno fatte a Chianciano Terme, tra suffumigi e fangoterapia, con un tamarindo fresco nel pomeriggio e una cena leggera alle 18.30.
3. Passare dalle droghe sintetiche a sostanze chimiche dedicate. Basta MDMA, ketamina, cocaina e via cantando. Il fisico non ce la fa più. Molto meglio strafarsi di Maalox Plus dopo i pasti, di Multicentrum Select 50+ al mattino e di diuretici la sera. E soprattutto, convincersi che Popper è un grande filosofo e non un intruglio da annusare durante l’amplesso. Il coccolone tra le lenzuola è dietro l’angolo.
4. Passare da Britney Spears a Raoul Casadei. Ok, ok, Toxic l’abbiamo ballata tutti, Single Ladies ci ha fatto impazzire, Hung Up ci ricorda i nostri 30 anni. Ma adesso basta, sul serio. Ciao Ciao Mare è molto più adatta alle nostre attuali capacità fisiche. Il massimo azzardo che possiamo prendere è la Mazurka di periferia, anche se in alcuni passaggi è fin troppo ritmata.
5. Disinstallare tutte le applicazioni di dating dallo smartphone. Non per altro, cari amici quasi quarantenni, ma giusto perché non fa bene alla nostra autostima già traballante leggere risposte del tipo: “No grazie, un padre ce l’ho già!”, oppure “Scusa ma il volontariato nelle case di riposo lo faccio nei weekend”. Dignità, signori. Cominciamo a rimorchiare alla bocciofila o nelle sale bingo. Anche perché, siamo sinceri, i ventenni ormai ci guardano solo se mostriamo il portafoglio.