La crisi dell’editoria non le scoraggia. Anzi, rappresenta una sfida in più. Le nuove libraie italiane sono determinate, racconta Matteo Eremo nel libro appena pubblicato da Marcos y Marcos “Libraie coraggiose”. Dalla Sicilia alla Valsugana, dalla Sardegna a San Daniele del Friuli, il testo raccoglie venti storie di donne saldamente al timone delle loro librerie. Le gestiscono da sole, in gruppo, in piccoli centri, in città grandi, in spazi piccoli, in negozi colorati e accoglienti. Hanno in comune l’amore per i libri, scelte di vita radicali, idee chiare e fantasia. Conciliano un’attenta gestione aziendale con la creatività. Lavorano a fianco della gente, cercando di arrestare l’emorragia di lettori che coinvolge il Paese. Secondo l’Istat, infatti, in Italia nel 2014 sono state solo 23 milioni e 750 mila le persone che hanno letto almeno un libro, nell’arco di 12 mesi, per motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2013, la quota di lettori è scesa dal 43% al 41 per cento. Quasi una famiglia su dieci (9,8%) non ha alcun libro in casa e il 63,5% ne ha al massimo 100.
Luciana Uda, libraia di Macomer, in provincia di Nuoro, racconta: “Nel corso degli anni trascorsi in libreria ho avuto modo di vedere, con mio grande stupore iniziale, uomini e donne che entravano solo per comprare i libri di scuola dei figli. Persone che non sospettavano nemmeno dell’esistenza di libri non scolastici, per qualsiasi età. Di conseguenza, quando ho mostrato loro alcuni volumi su argomenti pratici come il giardinaggio o la cucina, questi mi hanno fissata increduli: non avrebbero mai immaginato che in libreria si potesse imparare a seminare il proprio orto, o a cucinare uno stufato”. Una vera e propria mission, quella di “creare” nuovi lettori, spiega Paola Bertini, libraia di Pisa che ha vissuto per anni a Torino dove passavano a farle visita personaggi del calibro di Italo Calvino: “perché il Paese ne ha bisogno” e perché, come diceva Valentino Bompiani “un uomo che legge ne vale due”.
Le nuove libraie non si fanno spaventare dall’avanzata dei siti di e-commerce e dagli ebook. Sono convinte, infatti, che niente possa sostituire il piacere di avere tra le mani un libro fatto di pagine e inchiostro. Inoltre le librerie sono molto più che luoghi di vendita: sono punti di incontro per letture, iniziative culturali, corsi di scrittura, presentazioni di autori, soprattutto nelle città di provincia dove, dice Filomena Grimaldi che lavora a Telese Terme (Benevento), “la gente ha fame di arte e bellezza”. Citando “Luce d’estate ed è subito notte” di Jón Kalman Stefánsson (edizioni Iperborea), Grimaldi sottolinea che è proprio nei posti piccoli che “la vita diventa più grande”, anche se va cercata con pazienza.
Ne sa qualcosa Serena Casini, che per dieci anni ha lavorato come editor a Milano, in diverse case editrici, e da poche settimane ha rilevato una libreria a Lecco. Uno spazio con scaffali profondi e libri appesi al soffitto in onore del nome, “La libreria volante”, aperto due settimane fa, salvandolo dalla chiusura. “Ho pensato che se fossi diventata libraia, avrei potuto accorciare la filiera: parlare dei libri direttamente alle persone, ai singoli lettori, spiegare loro le potenzialità di ogni testo. Saltare i passaggi per andare direttamente al cuore della questione”. A spingerla una profonda passione per la lettura e un’intuizione: “se negli Stati Uniti le librerie indipendenti hanno la loro rivincita (dal 2009 a oggi sono cresciute del 20%), forse anche qui è giunto il momento di sfidare la crisi con un progetto indipendente”.