“It is therefore concluded that the seismic process that began before May 20th, 2012
and continued with the sequence of earthquakes in May-June 2012
is statistically correlated with increases
in production and injection in the Cavone oil field”.
Rapporto della Commissione Ichese, pagina 176, 2013
Era stata la giunta regionale del precedente governatore emiliano Vasco Errani a decidere di sospendere le autorizzazioni petrolifere in regione nel 2014, per trovare una “gestione ottimale delle attività di sfruttamento del sottosuolo” su raccomandazione della commissione Ichese. Si decise di fermare in particolare il pozzo di reiniezione del Cavone, lo stesso pozzo attorno al quale si cristallizzarono tutti i dubbi per la sismicità indotta.
Nel giro di un anno e pochi mesi si sono susseguiti intese, laboratori sperimentali, linee guida, e colpi di scena che alla fine hanno decretato il ‘tuttapposto’ e che, in merito al Cavone, “non vi è alcuna ragione fisica per sospettare che le variazioni di pressione agli ipocentri derivanti dalle attività di produzione e iniezione del campo di cavone abbiano innescato la sequenza del maggio 2012″.
E così, in questi giorni, la giunta regionale dell’attuale presidente Stefano Bonaccini decide di “sbloccare” le procedure petrolifere rimaste in limbo dal 2014. Ma niente paura: per la proposta di deposito di gas di Rivara è stato dato un “no secco” all’uso “dell’acquifero profondo di Rivara per qualsiasi finalità di stoccaggio“.
Quindi per altre concessioni, di ricerca e di stoccaggio si può andare avanti mentre il progetto della Rivara Gas Storage a San Felice, in provincia di Modena, no. Il senatore Stefano Vaccari afferma che il tutto garantirà la tutela del territorio e avvierà “un percorso di approfondimento serio con il lavoro della commissione Ichese e le sperimentazioni avviate su alcuni siti, tra cui quello del Cavone”.
I petrolieri non aspettano altro, ed infatti, subito l’Enel Longanesi presenta la richiesta di trivellare il pozzo per idrocarburi liquidi e gassosi Malerbina 1dir in provincia di Ferrara. Anche la Northsun richiede di poter mettere in produzione il suo pozzo Gradizza 1, anche questo in provincia di Ferrara.
Sono i soliti tarallucci e vino italici. Facciamo passare un po’ di tempo, calmiamo le acque, diamogli qualche contentino e poi torniamo allo status quo. Ma le domande restano: e il principio di precauzione? E gli altri impianti di stoccaggio proposti per la regione Emilia Romagna? Quelli li lasciamo andare avanti? Fermiamo solo Rivara a causa del clamore mediatico? Perché gli altri no? Sono figli di una concessione minore? Chi ci assicura che non ci saranno altri problemi negli anni a venire con gli altri pozzi di estrazione e di stoccaggio? O dobbiamo aspettare un altro terremoto? E ancora, se veramente non c’è alcuna “ragione fisica” per sospettare che le attività del Cavone siano collegate ai sismi del 2012, perché non andare avanti anche con Rivara? Se è tutto sicuro, anche Rivara dovrebbe esserlo no?
Gli altri impianti di stoccaggio per l’Emilia Romagna, realizzati o in corso di realizzazione sono per la Stogit Alfonsine Stoccaggio a Ravenna con 11 pozzi, Cortemaggiore Stoccaggio a Piacenza con 40 pozzi, Minerbio Stoccaggio a Bologna con 51 pozzi, Sabbioncello Stoccaggio a Ferrara con 32 pozzi. E poi c’e’ San Potito e Cotignola Stoccaggio a Ravenna con 11 pozzi della Edison e della BluGas.
Vorrebbero far quadrare il cerchio, ma qui a comandare non è ne Bocaccini, né Vaccari, né la Edison né la Stogit. A comandare è la natura. E noi siamo dei folli a pensare di poterla manipolare a piacimento solo perché ci sono quattro spiccioli da tirar fuori.
Intanto esce proprio in questi giorni su Science un articolo che documenta l’impressionante aumento di terremoti indotti dall’oil and gas negli Usa dal 2009 ad oggi in zone anche non sismiche e dovute alla reiniezione. In Italia si sa, mai è successo e mai succederà che i petrolieri possano turbare il nostro territorio ballerino. In Italia, il sottosuolo è speciale.