L'Aula di Palazzo Madama vota sulla richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Trani nei confronti del parlamentare di Ncd per la vicenda del crac della casa di cura "Divina Provvidenza", cui la Giunta per le autorizzazioni ha già detto sì. Nessun ordine di scuderia, ma l'invito a votare liberamente: è il contenuto della lettera inviata dal capogruppo agli esponenti dem a Palazzo Madama. "Tira un'aria strana", commentano esponenti dell'opposizione: se almeno 20 senatori lo chiederanno, ci sarà il voto segreto
Il caso di Antonio Azzollini approda in Aula al Senato e il Pd è chiamato a votare “secondo coscienza“. La Giunta per le Immunità di Palazzo Madama propone di dire sì alla richiesta di arresto avanzata dalla procura di Trani nei confronti del senatore di Ncd per la vicenda del crac della casa di cura Divina Provvidenza, ma ci sono buone probabilità che nel segreto dell’urna i colleghi del Partito Democratico decidano di salvarlo. Anche perché a diversi gruppi, a cominciare da quello dei democratici, è stata lasciata libertà di coscienza, come si legge nell’email inviata ai senatori Dem dal capogruppo Luigi Zanda che invita i suoi “votare secondo il proprio convincimento“.
Nessun ordine di scuderia, quindi, ma l’invito a votare liberamente: alla missiva sono allegate le relazioni di Stefano e di D’Ascola, e cioè quelle favorevoli e contrarie all’arresto depositate alla giunta per le autorizzazioni. Nella sua lettera Zanda ricorda che si tratta della prima richiesta d’arresto per un senatore in questa legislatura. Il liberi tutti del capogruppo dem potrebbe a questo punto “salvare” il senatore pugliese, dato che bisognerà anche capire come voteranno Forza Italia e Nuovo Centrodestra: il pericolo dei franchi tiratori è sempre attuale nonostante l’inattesa lettera di Zanda, anche se sembra scontato il voto negativo all’arresto di berlusconiani e alfaniani.
“Tira una strana aria“, si commenta nell’opposizione, perché quasi tutti i parlamentari di quasi tutte le forze politiche interrogati sul punto confessano di non voler votare contro l’ex presidente della commissione Bilancio del Senato, non solo per “simpatia” nei confronti dell’uomo politico, ma anche perché sta diventando palpabile una certa “insofferenza” verso una magistratura “che si sta mostrando sempre più invadente”. “Leggendo con attenzione le carte – spiegano esponenti del Pd – ci si rende conto che contro di lui non hanno quasi nulla. Se non altro nulla che possa motivarne l’arresto”. Quindi, è il giudizio “trasversale” che si ascolta interpellando diversi senatori, “è molto probabile che ce la farà a salvarsi…”.
La seduta si aprirà alle 9.30 e il presidente della Giunta per le Immunità che è stato anche relatore del caso, Dario Stefano, illustrerà la sua proposta approvata in Giunta lo scorso 8 luglio. Poi, se almeno 20 senatori lo chiederanno, ci sarà il voto segreto. E nell’anonimato dell’urna potrebbe succedere di tutto. Azzollini, già coinvolto nell’inchiesta sulla maxi-truffa per il porto di Molfetta, è accusato, tra l’altro, di bancarotta fraudolenta, associazione a delinquere, induzione indebita.
Nel Pd non si nasconde la preoccupazione per le dimensioni che potrebbe assumere il “salvataggio”. Se buona parte del gruppo Dem voterà contro la proposta della Giunta, infatti, potrebbe aprirsi un problema d’immagine per il segretario Renzi. Anche perché a breve, forse già oggi, la Giunta dovrà pronunciarsi su un altro senatore di Ncd Giovanni Bilardi, coinvolto nelle spese pazze della regione Calabria. E il copione potrebbe ripetersi.
Pd, dal “sì inevitabile all’arresto” ai dubbi: “Dobbiamo approfondire”
La posizione del Pd in materia non è mai stata granitica. Era l’11 giugno. Matteo Orfini non aveva dubbi: “Credo che di fronte a una richiesta del genere – spiegava il presidente del Partito Democratico – si debbano valutare le carte ma mi pare che sia inevitabile votare a favore dell’arresto”. Immediati affioravano i malumori degli alleati di governo. ““Se fosse un sì pregiudiziale e ideologico – replicava il coordinatore Ncd Gaetano Quagliariello – noi riterremo questo ingiustificato e politicamente grave. Riteniamo che anche il Pd, che ha certamente una cultura diversa dalla nostra, debba giudicare sulla base dei fatti”. “Orfini è pregiudizialmente per l’arresto – attaccava Fabrizio Cicchitto – io invece sono pregiudizialmente contro gli arresti. Infatti a suo tempo ho votato anche contro l’arresto dell’on. Genovese (ex Pd, ndr)”. Una settimana più tardi, il 18 giugno, giorno dell’audizione di Azzollini in giunta, Stefania Pezzopane, la senatrice abruzzese portabandiera del sì alla decadenza di Silvio Berlusconi nella stessa giunta, diceva di avere bisogno “di un ulteriore approfondimento per vedere se c’è stato fumus persecutionis: abbiamo chiesto altra documentazione in modo da poter avere per martedì prossimo la possibilità di esprimere una valutazione”. Per la Pezzopane bisogna evitare “posizioni politiche di partito, dobbiamo valutare con serenità” e “vedere le carte che per ora sono insufficienti, per una valutazione attenta”. A favore dell’arresto si schierava Felice Casson: “Ho letto le carte – spiegava l’ex pm – e non c’è fumus persecutionis. Per me l’ordinanza è fatta bene, è lineare e corretta”. Alla domanda se ci sono tentennamenti nel Pd Casson risponde: “Da parte mia assolutamente no, nel Pd non so”.
L’8 luglio la Giunta aveva detto sì all’arresto
La giunta per le immunità del Senato aveva dato parere positivo alla richiesta di arresto della procura di Trani per Azzollini con 13 voti (quelli del Pd, del M5s e della Lega Nord), mentre erano stati 7 invece contrari (Forza Italia, Ncd e Gal). Indagato per la presunta maxitruffa del porto di Molfetta e destinatario della richiesta di arresto per il crac della casa di cura “Divina Provvidenza“, Azzollini aveva rassegnato le dimissioni dalla presidenza della commissione Bilancio del Senato poche settimane fa, dopo aver ricoperto quella carica per 12 anni. La settimana scorsa, il voto sul suo arresto era slittato dopo che in commissione dei capigruppo era arrivata la richiesta di Renato Schifani, capo dei senatori dell partito di Alfano, di elaborare una relazione di minoranza.