Non è una novità che qualcuno, là fuori, sia ottuso. Spietato. Ignorante.
La gente ha sempre avuto idee divergenti. Opposte. Discutibili.
Ma prima dei social media si poteva concedere il beneficio del dubbio, vivere nella beata ignoranza, o avere addirittura l’illusione che conoscenti o presunti amici fossero – se non altro nella nostra testa – meglio che nella realtà.
Lo stesso valeva per gli insegnanti dei propri figli.
Certo non tutti i professori che ho avuto votavano lo stesso partito dei miei o credevano negli stessi ideali, ma il non saperlo li confinava al loro ruolo e focalizzava l’attenzione esclusivamente su come svolgessero il proprio lavoro.
Potevano essere subdoli, fare preferenze, cedere alle adulazioni dei soliti lecchini, ma erano e restavano professori e la loro vita privata, con tutto il fardello di eccentricità ed esagerazioni che la sfera personale porta con sé, veniva aperta agli amici o a qualche collega.
Oggi la linea di demarcazione tra vita lavorativa/istituzionale e vita privata è più sottile che mai e i tentacoli di Facebook si propagano a macchia d’olio, svelando inclinazioni non richieste.
Gli insegnanti – come chiunque altro – entrano nel grande contenitore di condivisione che è Facebook e nel diventare ‘amici’ degli studenti o dei loro genitori, rimuovono quella distanza che la loro posizione dovrebbe in qualche modo obbligarli a tenere.
Nella scuola superiore dove D. insegnava qualche anno fa, molti colleghi avevano accettato l’amicizia dei loro studenti su Facebook e detto tra noi, un prof di trentacinque anni che guarda e commenta le foto in mini bikini delle sue studentesse (anche se) diciottenni, non sembra proprio una furbata.
Sì, sono vintage dentro. E probabilmente anche un po’ pedante. Non ho la televisione, ascolto vinili e ho un Nokia 105 con una suoneria inascoltabile, peggio di Baila-me dei ‘Gipsy Kings’ in un fine serata alcolico su una pista vuota.
Ma arrivata (quasi) alla soglia dei quaranta non ho bisogno di trovare amici di penna 2.0 – docenti inclusi – e mi tengo stretta quelli che ho, che conoscono perfettamente il mio punto di vista e con i quali posso scatenare discussioni senza esclusioni di colpi.
E se mi imbatto in qualcuno che ha una visione del mondo agli antipodi della mia, vorrei evitare di leggere le sue sciocchezze a tradimento sulla mia bacheca. Tipo che gli immigrati vanno tutti rimpatriati in malo modo a casa loro, che i gay non si devono sposare o che al mondo esiste un’unica religione.
Perché questo a me proprio non sta bene.
Specialmente se quel qualcuno potrebbe diventare l’insegnante di mio figlio.