Tempi duri per i furbetti del lavoro. Ansldo Breda ha licenziato ‘per giusta causa’ due dipendenti dello stabilimento di Pistoia dopo averli fatti pedinare per verificare se fossero effettivamente malati, mentre un’azienda aretina del settore moda effettua tagli in busta paga per i ‘dipendenti incontinenti’ che vanno troppo spesso in bagno. Misure estreme che stanno facendo gridare allo scandalo i sindacati. Ma andiamo con ordine. I licenziamenti effettuati da Ansaldo Breda sono stati supportati da foto e video realizzati da investigatori appositamente ingaggiati per verificare l’effettivo comportamento dei due dipendenti: uno era in permesso ex legge 104 per assistere familiari disabili, l’altra era invece in malattia. Tutti e due sarebbero stati colti in situazioni incompatibili con il motivo ufficiale dell’assenza. I sindacati parlano di “abuso” mentre secondo l’azienda “è tutto legale”. Ad Arezzo invece è la Filctem-Cgil a denunciare: “In un’azienda del comparto moda – dichiara al FattoQuotidiano.it il responsabile di zona del Valdarno Gabriele Innocenti – il datore di lavoro decurta 20 minuti di stipendio dalla busta paga a chi chiede di andare in bagno”.

Nessuno vuol proteggere i furbetti, serviva visita fiscale

I sindacati non hanno digerito che AnsaldoBreda sia ricorsa agli 007 e nei giorni scorsi hanno indetto uno sciopero con presidio. Dito puntato contro gli spioni (“l’azienda avrebbe dovuto interpellarci”) anche se le rsu precisano: “Nessuno vuol proteggere i furbetti”. Secondo la rsu Fiom Gianluca Zanetti l’azienda sarebbe dovuta ricorrere alla visita fiscale invece di avvalersi di investigatori. Ai sindacati risulta inoltre che alcuni “pedinamenti” sarebbero avvenuti al di fuori delle fasce orarie Inps. “É giusto punire i vagabondi – precisa il segretario della Fim-Cisl Toscana Nord Jury Citera – ma l’azienda non si è mossa in modo corretto. E comunque nessuno prima d’oggi sapeva che essa si avvalesse di investigatori”. Entrambi i provvedimenti sono stati impugnati. “Giusto far rispettare le regole – afferma la rsu Fim Marco Fontana – ma serve buon senso: questi due lavoratori attraversavano un periodo veramente molto delicato”. Gli fa eco Zanetti: “Ingiusto accanirsi contro chi ha gravi problemi”.

Non agiamo così con tutti. Avevamo forti sospetti

Il Fattoquotidiano.it ha contattato l’azienda: “É vero, ci siamo avvalsi di investigatori che ci hanno fornito una relazione dettagliata – confermano dall’ufficio relazioni esterne – ma ovviamente non li utilizziamo con tutti i dipendenti: su queste due persone avevamo forti sospetti“. Il ricorso agli 007 è ritenuto legittimo: “Sono le sentenze della Cassazione a prevederlo per tutelare le aziende dagli abusi”. Nei giorni successivi a Roma è stato comunque siglato un accordo di “garanzia”: prima di ricorrere nuovamente a simili interventi l’azienda si confronterà preventivamente con i sindacati.

Un pericoloso viaggio indietro ai tempi dei padroni del vapore

Ad Arezzo invece ci sarebbe un’azienda di moda che decurta lo stipendio se un dipendente chiede di andare in bagno. L’esponente della Filctem-Cgil non fa nomi “a rimetterci sarebbero i lavoratori” precisa. Ogni volta che una persona chiede di andare in bagno (al di fuori della pausa prevista a metà turno) le verrebbero decurtati 20 minuti di stipendio: “In alternativa si chiede di recuperare il tempo perso alla fine del turno”. Per poter andare al bagno serve però l’autorizzazione e anche chiedere la chiave, visto che la porta resta chiusa: “É un viaggio indietro nella storia dell’industria” attacca il sindacalista che poi conclude: “La Cgil invita le associazioni imprenditoriali a mettere in atto azioni di sensibilizzazione sul ruolo di una moderna imprenditoria. La stagione dei padroni del vapore la consideravamo chiusa: tutto ci dice che probabilmente ci sbagliavamo”.

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